Le dimore storiche lombarde tra gli anni Sessanta del Seicento e i primi settant’anni del Settecento sono oggetto di studio del convegno internazionale “Il gusto e la dimora. Arte, letteratura, musica, teatro e moda nei palazzi e nelle ville dell’aristocrazia lombarda fra Sei e Settecento” che si dipana nell’arco di tre giornate dal 16 al 18 maggio.
Si comincia in Università Cattolica a Milano giovedì 16 pomeriggio alle 14 e si prosegue il 17 dalla mattina alle 9.30 a Cesano Maderno a Palazzo Arese Borromeo, dove sono previste anche visite guidate con un focus sulla storia dell’arte con la spiegazione di affreschi, sculture e bronzi, e sabato 18 dalle ore 10 a Palazzo Belgioioso a Milano, giornata dedicata al binomio moda e letteratura in un contesto settecentesco molto pregiato.
Promosso dal Dipartimento di Storia, archeologia e storia dell’arte dell’Università Cattolica, il convegno vuole indagare, in un’ottica interdisciplinare, con la partecipazione di studiosi di altri atenei e istituzioni nazionali e internazionali, e con una significativa casistica, gli indirizzi di gusto nazionali ed europei che si sono intrecciati e influenzati nell’alta società dell’epoca e che hanno coinvolto l’arte, la letteratura, la musica, la moda, il teatro, il collezionismo, mettendo a fuoco in particolare il rapporto con il permanere di elementi propri della tradizione lombarda.
Il convegno affonda le sue motivazioni nella storia, quando con il Trattato dei Pirenei (7 novembre 1659) si poneva fine alla guerra fra Francia e Spagna dando luogo a un lungo periodo di pace che sarebbe durato fino all’inizio del Settecento con il passaggio dello Stato di Milano dalla Spagna all’Impero. Le Guerre di successione polacca e austriaca, con le conseguenti occupazioni di Milano da parte di Carlo Emanuele di Savoia e di Filippo di Borbone, portarono alla creazione e al consolidarsi della cosiddetta “Lombardia austriaca”, con confini diversi da quelli precedenti.
Inoltre, l’epoca dell’imperatrice d’Austria Maria Teresa d’Asburgo fu caratterizzata da un altro lungo periodo di pace con una serie di riforme dell’apparato amministrativo, tra le quali, nel 1786 la soppressione delle Nuove Costituzioni, che per oltre due secoli avevano regolamentato lo stato di Milano.
In questo contesto storico le famiglie dell’aristocrazia lombarda (tra gli altri Alari, Borromeo, Calderara, Clerici, Corbella, Litta Modignani, Gallarati Scotti, Trivulzio, Visconti), quelle di antica tradizione e quelle di più recente nobiltà, tentarono di mantenere o di conquistare, a seconda del loro status di partenza, visibilità sulla scena pubblica. E l’hanno fatto anche sfruttando il “palcoscenico” offerto dalle rispettive dimore, sia i palazzi di città sia le ville di delizia suburbane, quali punti di definizione di una propria identità familiare e di confronto e apertura verso le altre casate. In questi luoghi, appositamente costruiti o rinnovati, con i loro apparati decorativi, le collezioni d’arte e gli arredi, si concretizzava la sociabilità patrizia attraverso peculiari tecniche di rappresentazione e narrazione. Erano spazi di incontro e di convivio per le élite nobiliari e intellettuali, che si dilettavano nell’otium cum dignitate attraverso la pratica delle arti, accreditando i propri membri quali cavalieri virtuosi e spiritosi. Qui si tenevano conversazioni serali, banchetti, concerti, balli, spettacoli teatrali, svolgendo non solo una funzione di svago e di diletto, ma anche consentendo occasioni di negoziazioni politiche e di diplomazia informale.
Così, palazzi e ville divennero luoghi di elaborazione estetica e culturale (arti figurative, letteratura, poesia, teatro, collezionismo, ecc.), che, in assenza di una corte a Milano in grado di monopolizzare e guidare le scelte, si rivelò più o meno sensibile alle suggestioni provenienti da altre realtà italiane ed europee, anche seguendo le mode che si diffondevano fra i membri della classe dirigente del continente.
Nel campo artistico, questo lungo periodo, che vide il passaggio dal barocco, al barocchetto, al rococò, è segnato all’inizio dall’apertura della seconda Accademia Ambrosiana nel 1667/68 e alla fine dalla nascita di quella di Belle Arti di Brera, inaugurata nel 1776, e, in architettura, prima dalla morte dell’architetto Francesco Maria Richini (1659) e poi dall’inizio dei lavori di ristrutturazione del palazzo ducale sotto la guida di Giuseppe Piermarini (1773), a seguito dell’arrivo a Milano dell’arciduca Ferdinando d’Asburgo-Lorena, figlio di Maria Teresa, nuovo governatore.
Allo stesso modo in campo letterario si possono individuare due momenti significativi con la nascita dell’Accademia dei Faticosi (1660) da un lato e l’entrata in vigore della riforma degli studi dall’altro (1771), e in quello musicale ancora con la prima opera documentata rappresentata all’Isola Bella (1664) e con la nomina di Giovanni Battista Sammartini a maestro di cappella di corte (1768) e la presenza di Mozart a Milano (1770-1772).
Giovedì 16 maggio alle 18.30 nella cappella San Francesco dell’Università Cattolica si potrà assistere anche al concerto “Le sonate per cembalo” di Giovanni Battista Corbella e sabato 18, al termine della mattinata di studio, il convegno terminerà con un ascolto musicale con mandolino, commentato da Ugo Orlandi.
Qui il programma completo del convegno.