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Ritrattazioni di articoli pubblicati su peer review, anche gli scienziati più citati commettono errori

06 marzo 2025

Ritrattazioni di articoli pubblicati su peer review, anche gli scienziati più citati commettono errori

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Anche i migliori scienziati commettono errori: uno studio condotto dall'Università di Stanford, in collaborazione con un gruppo di ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, ha analizzato il fenomeno delle ritrattazioni scientifiche—ovvero la rimozione ufficiale di articoli per errori o problemi di integrità—tra gli scienziati più citati al mondo.

Il lavoro, pubblicato sulla rivista PLOS Biology, è stato guidato dal Prof. John P.A. Ioannidis, direttore del Meta-Research Innovation Center (METRICS) di Stanford, centro di eccellenza mondiale per lo studio della qualità della scienza. Per l’Università Cattolica, ha partecipato il team coordinato dalla Prof.ssa Stefania Boccia, ordinario di Igiene e Medicina Preventiva all'Università Cattolica, membro del Comitato Tecnico Scientifico e vicedirettrice scientifica dell'IRCCS Fondazione Policlinico Universitario "Agostino Gemelli", con il contributo del Dott. Angelo Maria Pezzullo, ricercatore di Igiene generale ed applicata, e del Dott. Antonio Cristiano, specializzando in Igiene e Medicina Preventiva. I due ricercatori hanno trascorso un periodo alla Stanford University, collaborando direttamente con il gruppo di Ioannidis.

LO STUDIO

Gli esperti hanno confrontato i dati sulle ritrattazioni con quelli di un database aggiornato basato su Scopus di scienziati altamente citati (top 2% in ogni sottocampo scientifico). Utilizzando i dati del database Retraction Watch (RWDB) che si occupa appunto di tener traccia di tutti i paper ritrattati dalle riviste, i dati sulle ritrattazioni sono stati collegati ai dati su quante volte uno scienziato viene citato nei riferimenti bibliografici di altri paper. «Dei 55.237 articoli presenti in RWDB al 15 agosto 2024 – spiega la professoressa Boccia - abbiamo considerato solo quelle, 39.468 ritrattazioni, imputabili direttamente alla cattiva condotta dell’autore. Tra i 217.097 scienziati più citati per quanto riguarda l'impatto della carriera e i 223.152 per quanto riguarda l'impatto di un singolo anno recente (2023), 7.083 (3,3%) e 8.747 (4%), rispettivamente, hanno avuto almeno un articolo pubblicato che è stato poi rimosso».

Lo studio evidenzia che tra i Paesi con il maggior numero di autori nel top 2% si osservano differenze significative. Con il 4,1% di ricercatori che hanno avuto almeno una ritrattazione, l'Italia si colloca nella metà inferiore di questa lista: una percentuale superiore a quella di paesi come Stati Uniti (2,8%), Regno Unito (2,2%), Germania (2,9%), Canada (2,6%) e Francia (2,2%), ma nettamente inferiore rispetto a Cina (8,2%) e India (9,2%). Fanno peggio anche Taiwan (5,2%), Corea del Sud (5,1%) e Giappone (4,4%).

In diversi Paesi in via di sviluppo, percentuali molto elevate di scienziati con le migliori citazioni hanno subito ritrattazioni (le più alte in Senegal (66,7%), Ecuador (28,6%) e Pakistan (27,8%) nelle liste di impatto citazionale di tutta la carriera). La variabilità dei tassi di ritrattazione nei vari campi e Paesi suggerisce differenze nelle pratiche di ricerca, nel controllo e nella facilità di ritrattazione. «L'aggiunta dei dati sulle ritrattazioni aumenta la granularità dei profili degli scienziati più citati, contribuendo a una valutazione responsabile della ricerca – sottolinea la professoressa  – tuttavia, è necessaria una certa cautela nell'interpretazione delle ritrattazioni, poiché non sempre indicano una cattiva condotta; è essenziale un'ulteriore analisi caso per caso. Si spera che il database costituisca una risorsa per la meta-ricerca e per approfondire le pratiche scientifiche», conclude.

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Redazione

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