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Addio a Tito Stagno: l’uomo che raccontò la Luna

02 febbraio 2022

Addio a Tito Stagno: l’uomo che raccontò la Luna

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Ci ha lasciati martedì 1° febbraio, all’età di 92 anni Tito Stagno, celebre giornalista e conduttore Rai, passato alla storia per essere il grande narratore della celebre diretta dell’allunaggio del 20 luglio 1969. Lo ricorda con noi il professor Giorgio Simonelli, docente di Teorie e tecniche del linguaggio giornalistico dell’Università Cattolica nonché storico e critico televisivo.

Professor Simonelli, cosa ricorda di quella sera del 20 luglio 1969?
«C’era una diretta incredibile, non è solo mitologia. Quella è stata una serata fondamentale ancor più che per la scienza o per l’avventura spaziale, per la storia della televisione e dell’informazione, perché mezzo mondo era collegato a vedere questa storia che non si sapeva come sarebbe finita. Tutta questa serata storica viene spesso ridotta al battibecco fra Stagno e Ruggero Orlando, che era l’inviato Rai in America. Stagno che segue da lontano dice: “È allunato”, dà la linea a Orlando che ribatte che manca ancora qualche metro. Allora Stagno si arrabbia. Quella è stata la prima grande maratona, iniziata nel pomeriggio e finita la mattina successiva. Allora non si facevano maratone; la Rai predispose un grandissimo apparato, il collegamento, gli ospiti in studio e fu un evento straordinario e Stagno è stato davvero il protagonista di questa nottata grandiosa».

«Una cosa divertente: nel 2019 a TV2000 facemmo un’evocazione dei 50 anni e c’era ospite Stagno che raccontò questo aneddoto. Allora c’era l’indice di gradimento, non di ascolto: la Rai rilevava il gradimento del prodotto e ovviamente quella maratona ebbe un gradimento altissimo, se ricordo bene 97 su 100. Allora Stagno disse: “Mi piacerebbe conoscere i tre che non hanno gradito!”. Era impossibile non appassionarsi a una storia così ma non aveva avuto il 100».

«È stata una cosa - spiega Simonelli - che è rimasta nella storia dell’informazione perché segna il passaggio del primato informativo dalla carta stampata alla televisione. La carta, almeno in Europa ma anche in America, si trovò spiazzata perché uscì non il giorno dopo – l’allunaggio in Europa fu la domenica notte – ma il martedì, mentre la televisione l’aveva fatto in diretta 36 ore prima. Un cambio di passo. Fino a quella sera il principe dell’informazione era ancora il giornale, da quella sera la televisione: un momento storico di cui Stagno è stato il protagonista».

Se dovesse tracciare un ritratto di Stagno come conduttore, cosa sottolineerebbe?
«Una grande fermezza, un grande distacco ma senza essere freddo. Aveva una forte personalità e una bella presenza, era un signore sempre molto elegante. All’epoca non si badava tanto a queste cose, almeno ufficialmente, ma poi il pubblico notava anche questi aspetti. Aveva grande capacità di conduzione, quando all’epoca i giornalisti non si chiamavano ancora conduttori: sapeva tenere in pugno il programma, dare i tempi, distribuire i ruoli. Si vedeva anche in video la sua capacità di governare lo studio».

Invece di Stagno come inviato cosa ricorda?
«Era un’epoca in cui le dirette erano un po’, anzi molto, istituzionali. Non c’era grande spazio per l’invenzione o la personalizzazione della comunicazione, gli inviati specialmente di fronte a Presidenti della Repubblica e papi si nascondevano un po’, si tiravano da parte perché non lasciavano nelle dirette il loro marchio. Tanto è vero che di queste dirette non abbiamo grande memoria, eppure erano fatti importanti».

Tornando alla serata dell’allunaggio e a quello che ha significato per l’informazione, possiamo dire che Stagno sia stata la persona giusta per fare questa rivoluzione?
«Lui ha governato benissimo quel momento. C’era questa generazione di giornalisti-divulgatori-inviati, come lui o Piero Angela, una generazione che aveva una certa dimestichezza con l’America, che allora era lontana, un altro mondo. Poi non dimentichiamo che era una gara, la gara fra Stati Uniti e Unione Sovietica. Non era solo un’impresa scientifica, ma anche un’impresa politica. A chi arrivava prima sulla Luna».

C’è, secondo lei, oggi qualcuno di paragonabile a Stagno?
«La vedo dura perché oggi per essere conduttori bisogna avere una certa familiarità, oggi il conduttore è uno che entra nelle case, che dà del tu allo spettatore. All’epoca prevaleva ancora la distanza. Credo non siano paragonabili i due tipi di televisione».

Un articolo di

Rachele Callegari

Scuola di giornalismo

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