Grazie ad un incontro di orientamento in Cattolica e ad un Erasmus a Parigi è nato il desiderio di intraprendere la carriera diplomatica. Il legame con l’Ateneo manifestato tangibilmente nell’esporre il diploma di laurea negli uffici dove opera in giro per il mondo.
Sì, perché è stato proprio durante uno degli incontri di presentazione degli sbocchi professionali per laureati in Giurisprudenza che Antonino Maggiore ha maturato la scelta della carriera diplomatica, concretizzatasi nel 1999 con il superamento del concorso pubblico. Dal 1° agosto 2019 è Ambasciatore italiano in Zambia e in Malawi.
Ambasciatore Maggiore, qual è stata l’importanza della scelta di proseguire gli studi in Università Cattolica?
«L’esperienza in Cattolica è stata “trasformativa” nel senso che venendo da una città importante ma comunque più piccola come Verona, l’arrivo a Milano a 18 anni e in un Ateneo così prestigioso ha rappresentato per me un’emozione e un’occasione che ha avuto un impatto determinante sul mio percorso personale e professionale».
E questo ha dato un valore aggiunto alla sua formazione universitaria…
«Il valore aggiunto è stato sicuramente vivere una dimensione universitaria di assoluta eccellenza quale è la Cattolica sia per il livello dei docenti che per l’organizzazione. Fattori che mi hanno aiutato ad allargare lo sguardo in una prospettiva europea e globale. Non dimenticherò mai l’esperienza dell’Erasmus nel 1997 a Parigi per nove mesi. Un’opportunità unica che ai miei tempi non era così diffusa tra gli atenei, ma che la Cattolica offriva già, e che ha lasciato un segno indelebile nel modo in cui ho iniziato a guardare al di fuori dei confini nazionali».
Ha qualche ricordo particolare dei suoi docenti?
«Ricordo con profonda stima l’altissimo livello accademico di tutti i docenti incontrati. Alcuni hanno tuttavia lasciato un ricordo particolare per svariate sfumature che, come succede quando si è studenti, attirano in qualche modo la nostra attenzione. Tra questi sicuramente il professor Carlo Castronovo di Diritto privato, per la sua autorevolezza e competenza, il professor Claudio Consolo di Procedura civile, per il suo genio, il professor Luigi Lombardi Vallauri di Filosofia di diritto, per gli stimoli nell’allargare i nostri orizzonti».
In questo contesto come è nata la scelta della carriera diplomatica a partire dalla Cattolica?
«Ho fatto tale scelta all’indomani della laurea quando decisi di preparare il concorso nazionale che ho vinto diventando diplomatico nel dicembre 1999. In tutto questo, oltre che per l’esperienza a Parigi e il corso di studi in diritto internazionale, la Cattolica ha giocato un ruolo fondamentale anche perché, e non lo dimenticherò mai, organizzò presso l’Ateneo un incontro con un rappresentante della Farnesina che ci presentò le opportunità della carriera diplomatica. Fu quell’incontro un momento decisivo per la mia scelta ed il mio percorso di cui sono ancora grato all’Università».
Quali le tappe del suo percorso professionale in diplomazia?
«Superato il concorso pubblico, è iniziata la mia esperienza diplomatica al Ministero degli Esteri e poi nelle prime sedi all’estero come Primo Segretario all’Ambasciata d’Italia a Pechino e, successivamente, ad Ankara in Turchia, e poi come Consigliere alla nostra Rappresentanza Permanente presso l’Unione Europea a Bruxelles dal 2013 al 2017, esperienza particolarmente significativa che mi ha permesso di conoscere “dall’interno” l’Ue che è a tutt’oggi un successo politico assolutamente unico che ha portato il più lungo periodo di pace e di prosperità mai conosciuto dal nostro continente nella sua storia più recente. Rientrato al Ministero degli Esteri a Roma sono stato coordinatore della Presidenza italiana dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, con sede a Vienna, nel 2018, altra esperienza fondamentale di diplomazia multilaterale. A quel punto, dopo vent’anni di carriera, a 45 anni il governo mi ha nominato Ambasciatore d’Italia in Zambia e Malawi. Ho così raggiunto il mio sogno di poter rappresentare il nostro Paese all’estero in qualità di Ambasciatore».
Una responsabilità importante quella di rappresentare l’Italia presso gli altri Stati. La consiglierebbe ai nostri studenti?
«È una scelta di vita e una scelta professionale che risponde profondamente alla mia vocazione, e che mi sento di consigliare fortemente ai più giovani colleghi del nostro Ateneo e in generale del nostro Paese per tre motivi: il primo è che è un bellissimo modo per conoscere profondamente Paesi che forse mai avremmo immaginato, come per me lo sono Zambia o la Cina con la loro cultura, le tradizioni, la gente, tutti elementi che arricchiscono moltissimo il patrimonio che poi portiamo con noi. Secondo, la carriera diplomatica è un mestiere che permette di cambiare frequentemente l’ambito di azione, dalla diplomazia bilaterale a quella multilaterale, dalla promozione economica a quella culturale, dalla tutela dei diritti umani alla difesa dei nostri interessi a livello globale. Per cui è possibile variare e indirizzare il percorso a seconda delle inclinazioni e degli interessi perdonali. Terzo, si avverte profondamente il senso di operare all’estero a favore della nostra comunità intesa in senso ampio: comunità che è formata dai nostri connazionali, dai nostri imprenditori, dai nostri artisti e scienziati, dai nostri cooperanti, in una parola la comunità che chiamiamo Italia e che ci onoriamo di promuovere per stringere sinergie e collaborazioni con le altre comunità che vivono nei Paesi in cui siamo accreditati».
Tale attività in giro per il mondo immagino che impegni anche i familiari al seguito.
«La situazione della famiglia è molto importante: il partner, i figli, vivono con noi questa esperienza che diventa anche un’esperienza identitaria che offre loro, come a noi, grandi opportunità di crescita e stimolo e, occorre dirlo, anche grandi sfide legate all’essere lontani per lunghi periodi dalla nostra rete familiare, dai nostri affetti. Per questo la dimensione familiare è importantissima».
Lavorando lontano dall’Italia riesce a mantenere rapporti di amicizia con i compagni di Università?
«Ho tanti cari amici che ho conosciuto all’Università e con cui ancora oggi sono in contatto e che hanno trovato la loro strada con successo. Fra tutti mi piace ricordare Massimiliano Nitti, compagno di corso, conosciuto in Cattolica e divenuto mio amico fraterno, brillantissimo avvocato partner di punta dello studio legale Chiomenti».
E con l’Ateneo?
«Mantengo un vivo legame emotivo ed affettivo con la Cattolica: nel mio ufficio ovunque vada c’è sempre il mio diploma di laurea che mi ricorda anni bellissimi di studio e di vita. La carriera diplomatica mi ha poi portato a Roma e all’estero per cui non ci sono state finora per me molte occasioni di tornare in Ateneo. Questa intervista è un primo “ritorno” da alumnus che spero aprirà la via per mantenere un contatto più frequente con l’Università».