“Giustizia, misericordia e perdono” è il ciclo di incontri organizzato da don Luca Ferrari, docente dell’Università Cattolica di Piacenza, nell’ambito del Corso seminariale di Teologia per la Facoltà di Economia e Giurisprudenza, ma è anche lo spunto per una riflessione - «che vuole sporcarsi le mani con le questioni concrete» dice il professore - alla quale ha partecipato come ospite il questore di Piacenza Filippo Guglielmino.
Dopo avere posto l’accento sulla differenza fra le azioni di prevenzione e repressione, il questore è entrato nel vivo dell’argomento chiarendo come la giustizia, il perdono e la misericordia siano concetti propri del diritto naturale, riconosciuti dal diritto positivo, normato per legge.
Uno spunto che gli è servito per tracciare la differenza proprio fra diritto naturale e positivo - «il primo raggruppa valori condivisi dalla comunità, mentre il secondo è posto per legge» spiega agli studenti Guglielmino - prima di portare un esempio chiarificatore.
«Esiste la norma che sanziona l’omicidio - afferma il questore - ma già nel diritto naturale, ad esempio, è evidente che uccidere il proprio simile rappresenta un disvalore. Altri casi sono più sottili: molti ritengono che alcuni stupefacenti leggeri non debbano essere considerati nella tabella in cui compaiono quelli vietati».
Opinioni e sfumature, perché «il diritto non è scienza esatta, dal momento che esiste l’interpretazione per la quale la norma si adatta caso per caso» dice il questore, che passa poi a citare alcuni esempi di misericordia nell’ordinamento giuridico italiano. «Mi riferisco - dice - all’amnistia, che cancella il reato, oppure all’indulto che cancella la pena». «La grazia individuale firmata dal Presidente della Repubblica - precisa poi - è una forma di perdono giuridico, mentre la giustizia non coincide con l’amministrazione della giustizia, bensì in senso lato trae origine dal diritto naturale».
«Siano portati alla giustizia - aggiunge - all’inizio il diritto naturale e positivo coincidono, è con l’evoluzione della società che tali concetti possono modificarsi».
Il questore ha anche soddisfatto la curiosità degli studenti, spiegando loro come nel suo lavoro sia indispensabile acquisire una certa dose di cinismo e freddezza. «La prima volta che partecipai a uno sgombero presi a cuore la posizione di chi dovevo sfrattare - racconta - però poi mi dissi che le strade erano due: o avrei dovuto cambiare mestiere oppure avrei dovuto mettere da parte i sentimenti durante le operazioni. Il rischio, altrimenti, è di fare danni e commettere errori».
Tanti i temi affrontati: dai femminicidi al caso della Centrale Levante che ha coinvolto i carabinieri di Piacenza nell’inchiesta Odysseus, per chiudere con l’epidemia e gli effetti sulla criminalità. «I reati predatori sono crollati durante il lockdown - dice in merito Guglielmino - ma sono aumentate le truffe online. Gli anziani possono essere vittime di raggiri, che tra l’altro creano un danno psicologico. È brutto a dirsi perché il precetto evangelico dice di aprirsi al prossimo, ma ci vuole anche un po’ di diffidenza. Da poliziotto devo dirlo».
«La complessità dell’approccio al bene e al male nella sua fattispecie concreta, comporta una pluralità di figure e di metodi. L’approccio di ciascuno – conclude il professore - è complementare a quello degli altri, per il bene di tutti. Questo tema non può essere semplicemente delegato alla società, ma è responsabilità di ciascuno».