Un imprenditore «visionario» e al tempo stesso «ancorato alla realtà», capace di spingere oltre «la frontiera dell’innovazione», un «grande comunicatore», che «sapeva persuadere con l’energia del suo incrollabile ottimismo».
Martedì 15 novembre, all’Università Cattolica studiosi e soprattutto amministratori delegati e presidenti di importanti istituti di credito hanno ricordato, Ennio Doris, imprenditore, banchiere e fondatore di Banca Mediolanum, nel primo anniversario della sua morte, avvenuta all’età di 81 anni, il 24 novembre 2021.
Il convegno “Un nuovo modo di essere banca” voluto dal Laboratorio di analisi monetaria dell’Ateneo e dall’Associazione per lo sviluppo degli studi di banca e borsa (Assbb), incrociando testimonianze e ricordi, è diventata l’occasione per una sorta di ritratto collettivo di uno dei protagonisti degli ultimi quarant’anni della storia finanziaria del Paese.
Un omaggio pubblico avvenuto, non a caso, nelle sale di un Ateneo ed in particolare della Università Cattolica, a pochi giorni dall’iscrizione al Famedio di Milano tra i cittadini benemeriti.
Come ha sottolineato il rettore Franco Anelli, Ennio Doris ha infatti testimoniato con la sua vita l’importanza della formazione tanto da farne «uno dei pilastri del suo modello imprenditoriale».
E proprio l'istituto di Economia Aziendale della Facoltà di Economia dell’Ateneo – ha ricordato Giovanni Pirovano, presidente di Banca Mediolanum e vicepresidente di Assbb - è stato poi «tra i primi a credere nel successo di Banca Mediolanum, costituendo già dal 1998 un osservatorio sulle banche telefoniche e dedicandole l’anno successivo una ricerca».
All’epoca non erano in molti disposti a ritenere che l’iniziativa di Ennio Doris avrebbe indicato davvero una strada differente al sistema di credito.
D’altra parte, le idee del banchiere, nato a Tombolo, in provincia di Padova, il 3 luglio 1940, «interpretavano in anticipo sui tempi quella rivoluzione silenziosa che stava lentamente mutando il panorama bancario italiano», ha messo in luce Rony Hamaui, segretario generale Assbb.
Soprattutto andavano in direzione contraria.
Doris pensava ad una banca senza sportelli mentre gli istituti di credito facevano ancora a gara per aprirne.
Proprio questo modello innovativo di intendere il rapporto con la clientela destò inizialmente i sospetti di Banca d’Italia.
«Quando ce ne parlò fummo scettici, temevamo che potesse essere messa a rischio la sicurezza dei risparmiatori», ha confessato Bruno Bianchi, all’epoca direttore centrale della Vigilanza.
I risultati sul campo diedero ragione a Ennio Doris. Nel 1996 Mediolanum Spa viene quotata in Borsa e solo due anni dopo nel 1998 la holding è tra le trenta società a maggiore capitalizzazione presenti a Piazza Affari. Nel frattempo, Programma Italia, la rete di consulenti finanziari che era stata fondata nell’82 grazie al sostegno della Fininvest di Silvio Berlusconi, si trasforma in Banca Mediolanum.
La visione, l’energia e la capacità di persuasione fecero apprezzare Ennio Doris anche in Mediobanca, dove nel 2000 riesce a conquistarsi una posizione nel consiglio di amministrazione. «È stato come se fosse entrato in squadra uno come Messi: un giocatore che quando gli passi la palla segna», ha ricordato Alberto Nagel, amministratore delegato dell’istituto di Piazzetta Cuccia.
Una delle frasi che gli vengono attribuite è che «il modo migliore per essere egoisti è essere altruisti». In due occasioni Ennio Doris ha potuto dimostrarlo.
Nel 2008 fu tra i primi banchieri a rimborsare i propri clienti travolti dal crollo della banca americana Lehman Brothers. Un’operazione che si rivelò un indovinato investimento: mise in difficoltà i concorrenti, come ha ammesso Flavio Valeri, allora ai vertici di Deutsche Bank Italia che poi fece altrettanto, e permise a Mediolanum di uscire rafforzata dalla crisi.
L’altro episodio risale al 2016, quando il Governo italiano decise di promuovere la costituzione del fondo di investimento Atlante per salvare le banche in crisi. Occorreva che gli istituti di credito più solidi fornissero i capitali.
«Il ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan mi convoca nel suo ufficio e mi chiede di chiamare Doris. Dopo nemmeno cinque minuti, Ennio mi ferma e mi dice che ci sta», ha raccontato Victor Massiah, all’epoca ai vertici di Ubi Banca e oggi docente in Cattolica.
Secondo Marco Giorgino, professore di Istituzioni e Mercati Finanziari del Politecnico di Milano, le intuizioni più originali di Ennio Doris sono state la comprensione del valore della comunicazione («Mediolanum è stata la prima banca in Italia ad avere una tv aziendale»), un uso «sempre intelligente e di frontiera della tecnologia informatica prima e digitale poi», il perseguimento di un successo sostenibile, focalizzato sulla creazione di valore per gli azionisti ma attento a tutti gli stakeholder, soprattutto i dipendenti e i clienti.