Compie oggi 160 anni L’Osservatore Romano, questo “singolarissimo quotidiano” come lo definì il cardinal Giovanni Battista Montini, futuro papa Paolo VI, nell’anno del centenario, il 1961. Singolarissimo, perché da un lato è letto in tutto il mondo per la celebre rubrica “Nostre informazioni” con i nomi, giorno per giorno, di chi è stato ricevuto da colui che una volta veniva definito la Santità di Nostro Signore o il Sovrano Pontefice. Quotidiano del papa, quindi, indiscutibilmente (ma non “ufficiale” bensì “ufficioso”). Ma singolarissimo anche perché – d’altro lato - ha sempre riportato notizie su Roma e l’Italia che potrebbero apparire ininteressanti per un lettore francese o americano. Ma non è così. Lo spiega bene il caso di Jin Luxian, vescovo di Shanghai a cavallo tra gli anni ’90 del XX secolo e i primi anni del secolo successivo. Aveva alle spalle 18 anni di prigione e doveva affrontare ogni giorno i gravi problemi della sua Chiesa nella Repubblica popolare cinese. Ma anche lui leggeva L’Osservatore Romano perché voleva essere aggiornato su ciò che il papa faceva e diceva e, soprattutto, su chi riceveva: a chi sa leggerle bene, infatti, le “nostre informazioni” dicono sulla realtà della Chiesa universale molto più di tante notizie. Ma anche le notizie su Roma e l’Italia lo interessavano: lo facevano sentire più vicino ai luoghi dove, da giovane, aveva studiato. Così, Jin Lu Xian, ancora non riammesso nella comunione cattolica – lo fu solo nel 2005 - leggendo “L’Osservatore” si sentiva più legato al Papa e a tutta la Chiesa, sognando il giorno in cui avrebbe accolto Giovanni Paolo II o Benedetto XVI nella sua cattedrale.
Questo singolare intreccio tra l’universale e il particolare, tra il mondo e Roma o l’Italia tipico de L’Osservatore Romano rifletteva il “mondo del papa” che non coincide solo con quanto avviene dentro le mura leonine ma è condizionato anche da ciò che si verifica intorno. Ciò vale per il tempo in cui – dopo l’Unità d’Italia – il papa si considerava prigioniero e ai pellegrini era venduta la paglia che, si diceva loro, proveniva dal pagliericcio del Papa. Ma anche per il tempo in cui Roma e l’Italia erano dominate dal fascismo e, a suo modo, L’Osservatore Romano riusciva ad essere una voce libera, che si distingueva anche dal coro antisemita in cui purtroppo erano coinvolti pure molti cattolici. Forse la testimonianza più drammatica di ciò che ha rappresentato L’Osservatore Romano viene dalle lettere scritte da Aldo Moro mentre era prigioniero delle Brigate Rosse: in una di esse ricordò Guido Gonella, “fine umanista dell’Osservatore Romano”. È stata anche questa un’espressione di protesta contro i suoi carcerieri che lo avevano privato della libertà.