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La fortuna non esiste: è il talento che incontra l’occasione

22 marzo 2021

La fortuna non esiste: è il talento che incontra l’occasione

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Da The Floating Piers - l'ultima grande installazione firmata dall’artista bulgaro naturalizzato statunitense, realizzata nell’estate 2016 sulla sponda bresciana del lago d’Iseo – al trasferimento nella Grande Mela dove, nel 2017, ha iniziato a lavorare stabilmente nel team del grande artista.

È l’incredibile avventura umana e professionale di Lorenza Giovanelli, laureata in Scienze dei Beni culturali alla Cattolica di Brescia e alla magistrale in Storia dell’arte presso la sede milanese dell’Ateneo, che dopo l’iniziale incarico come assistente al progetto che ha visto la luce nella “sua” Brescia, dal 2017 è entrata a far parte nella squadra di Christo, lavorando al fianco dell'indimenticato Maestro della Land Art, di cui oggi promuove l'eredità artistica e di pensiero.

Lorenza, raccontaci di cosa ti occupi quotidianamente.
«In qualità di Office Manager dello Studio di Christo mi occupo della gestione degli archivi, della curatela di mostre definendo idee e progetti con curatori e direttori di musei, di tutto ciò che ha a che fare con le pubblicazioni inerenti, delle vendite e dell’invio delle autentiche, ma anche di incorniciare le opere. La mia è una figura jolly: occorre essere costantemente al corrente di ciò che accade sul mercato e seguire l’andamento delle aste; quando Christo era in vita ero il suo primo contatto con la stampa per la gestione ed il rilascio delle interviste. Un lavoro altamente stimolante e per cui stare molto a contatto con lui è stato fondamentale. Oggi mi sento "una porta" che si apre sulla sua arte e mostra agli altri la visione che lui ebbe del mondo».

Un sogno per molti laureati in storia dell’arte, che per te è diventato realtà. Galeotto fu "The Floating Piers", nel 2016, sulla sponda bresciana del Lago d’Iseo…
«Esatto, dopo la laurea magistrale che ho conseguito nel 2015 e un paio di stage curricolari in musei e gallerie d’arte bresciane, all’inizio del 2016 ho mandato il mio curriculum allo studio di Germano Celant, all’epoca direttore artistico del progetto The Floating Piers. Fui chiamata quasi subito per un colloquio conoscitivo, serviva un'assistente che seguisse il progetto in loco ed iniziai pochi giorni dopo. Non mi sembrava vero, e invece era solo l’inizio di una grande avventura… Oggi lavoro in un team molto piccolo: oltre a me, lo Studio può contare su Jonathan Henery, nipote di Jeanne-Claude, che ha in gestione l’aspetto amministrativo e Vladimir Yavachev, nipote di Christo, Operation Manager che attualmente si trova a Parigi con tutta la sua famiglia per coordinare il lavoro all’Arco di Trionfo la cui inaugurazione è prevista a settembre».

Così da Brescia sei volata e New York, dove vivi tutt’ora.
«Gli uffici hanno sede a Soho in quello che fino all’anno scorso è stato anche il primo e unico appartamento di Christo a New York. Nel 1974 vi si trasferì insieme a Jeanne-Claude e negli anni a venire acquistarono man mano l’intero stabile, dove oggi si trovano gli archivi, il magazzino e persino il mio appartamento. Christo teneva molto al fatto che fossi lì, era un modo per farmi assorbire più nozioni possibile. In questi spazi, unitamente agli altri locali situati a Manhattan e al grande deposito principale di Basilea, sono stipati 50 anni di carriera».

Un articolo di

Bianca Martinelli

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Floating Piers

Floating Piers

Il prossimo 31 maggio ricorre il primo anniversario dalla morte di Christo. Cosa è cambiato nel tuo lavoro?
«Si è verificato un cambio radicale nella gestione per cui da Estate, quindi realtà for profit, ci stiamo trasformando in Fondazione no profit con lo scopo di preservare l’eredità e la memoria di Christo e Jeanna-Claude, come da volontà testamentarie dell’artista. Per completare la transizione dobbiamo prima portare a termine il progetto parigino – di cui tutto era stato deciso nei minimi dettagli quando Christo era in vita (noi siamo solo esecutori) - pertanto ipotizziamo di essere attivi come Fondazione all'inizio del 2022. Oltre a questo, l’altro – l’unico - progetto in stand-by è l’imponente Mastaba ad Abu Dabi, ma per quello si parla di tempi assai più lunghi. Altro non sarà realizzato: Christo ha espressamente lascito scritto di non volere progetti postumi né alcuna celebrazione commemorativa».

Cosa consiglieresti agli studenti che mirano ad intraprendere un percorso lavorativo e professionale nel settore artistico e culturale?
«Direi loro di non credere a chi sostiene che con l’arte non si mangia, di essere tenaci e di non perdere mai la curiosità. La bellezza e la cultura sono una parte fondamentale della nostra società e la situazione pandemica che stiamo vivendo non ha fatto altro che evidenziarlo. Personalmente credo molto nel fatto che la fortuna non esiste ma arriva il momento in cui il talento incontra l’occasione».

Quali delle nozioni acquisite sui banchi universitari reputi fondamentali per la tua professione e quali invece sono oggetto di aggiornamento costante?
«Tutto ciò che oggi svolgo praticamente non l’ho studiato a lezione. L’università è fondamentale per apprendere ad elaborare una propria visione sul mondo e sulle cose, successivamente occorre imparare a proiettare questa visione nella pratica concreta. Quella è la parte migliore».

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