C’è una stretta relazione tra economia e Bibbia. Termini come valore, prezzo, retribuzione, fiducia, debito, relazione disseminati nelle pagine sia dell’Antico sia del Nuovo Testamento sono un esempio di quanto forte sia la presenza dell’economia nelle pagine del libro dei libri. A indagarla dal duplice osservatorio professionale e personale è stato Carlo Bellavite Pellegrini, docente di Finanza aziendale nella facoltà di Scienze bancarie, finanziare e assicurative, nel volume “Tra cielo e terra. Economia e finanza nella Bibbia” (Egea, 2021). Una monografia che, intrecciando la prospettiva storica, ermeneutica, filologica, esistenziale, rappresenta un interessante esercizio per rivedere il paradigma economico dominante. E che, nello stesso tempo, «ci guida alla scoperta degli insegnamenti molto attuali» delle Sacre Scritture, ha detto il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, introducendo mercoledì 13 aprile l’incontro di presentazione dedicato al volume.
«Il saggio si inserisce o, forse meglio, avvia un nuovo e interessante filone di riflessione, capace di alimentare un ripensamento della questione antropologica e ontologica», ha osservato la preside di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative Elena Beccalli, avviando la discussione moderata dal giornalista di Avvenire Marco Girardo. «C’è un numero crescente di persone che vivono in condizioni di povertà estrema. Se definiamo la povertà estrema come un reddito inferiore a 5,5 dollari al giorno, sono ancora quasi 3,4 miliardi le persone oggi in tale condizione: la maggioranza della popolazione rischia di essere esclusa ed emarginata. Di fronte a tali disuguaglianze è inevitabile interrogarsi sul paradigma economico-finanziario», ha detto la preside Beccalli. «Dopo la crisi finanziaria globale si sono osservati sforzi nell’elaborazione di nuovi modelli e l’emergere di pratiche positive. E, sebbene i profitti siano da considerare importanti, la celebre “norma del primato degli azionisti” teorizzata da Milton Friedman deve essere messa in discussione per tenere conto di sostenibilità e inclusione».
Ecco perché quello del professor Bellavite Pellegrini è «un libro coraggioso» poiché «propone una ricerca non semplice ma condotta con grandi competenze e conoscenze, indispensabili quando ci si accosta alla Sacra Scrittura e ci si chiede se da essa si possono ricavare indicazioni utili, pertinenti rispetto a tematiche come quelle finanziarie ed economiche», ha ribadito Antonella Sciarrone Alibrandi, prorettore vicario dell’Ateneo e docente di Diritto dell’economia. «Da giurista sono rimasta colpita da una serie di considerazioni di matrice giuridica che si soffermano sul concetto dell’alleanza, dello stringere i patti, del mantenerli e di come vengono rispettati». In particolare, ha continuato il prorettore, «ho trovato interessante il tentativo di individuare nella Sacra Scrittura categorie fondanti per la teoria giuridica».
C’è, però, un termine ricorrente nel volume su cui vale la pena riflettere in quanto rappresenta un pilastro attorno al quale si costruisce il sistema finanziario e senza il quale inesorabilmente crollerebbe: è la parola fiducia. «La dimensione che emerge dalla Bibbia è che le relazioni economiche sono prima di tutto relazioni tra persone» pertanto l’elemento del dare fiducia, del convergere verso un fine comune è fortemente presente. Proprio «in questi anni si sta sviluppando un tentativo di superamento di una dimensione debito/colpa per andare verso una sottolineatura maggiore del concetto del fidarsi, quindi di una possibile convergenza delle posizioni debitorie e di quelle creditorie».