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La parola della Bibbia, le parole dell’economia

20 aprile 2022

La parola della Bibbia, le parole dell’economia

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C’è una stretta relazione tra economia e Bibbia. Termini come valore, prezzo, retribuzione, fiducia, debito, relazione disseminati nelle pagine sia dell’Antico sia del Nuovo Testamento sono un esempio di quanto forte sia la presenza dell’economia nelle pagine del libro dei libri. A indagarla dal duplice osservatorio professionale e personale è stato Carlo Bellavite Pellegrini, docente di Finanza aziendale nella facoltà di Scienze bancarie, finanziare e assicurative, nel volume “Tra cielo e terra. Economia e finanza nella Bibbia” (Egea, 2021). Una monografia che, intrecciando la prospettiva storica, ermeneutica, filologica, esistenziale, rappresenta un interessante esercizio per rivedere il paradigma economico dominante. E che, nello stesso tempo, «ci guida alla scoperta degli insegnamenti molto attuali» delle Sacre Scritture, ha detto il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, introducendo mercoledì 13 aprile l’incontro di presentazione dedicato al volume.

«Il saggio si inserisce o, forse meglio, avvia un nuovo e interessante filone di riflessione, capace di alimentare un ripensamento della questione antropologica e ontologica», ha osservato la preside di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative Elena Beccalli, avviando la discussione moderata dal giornalista di Avvenire Marco Girardo. «C’è un numero crescente di persone che vivono in condizioni di povertà estrema. Se definiamo la povertà estrema come un reddito inferiore a 5,5 dollari al giorno, sono ancora quasi 3,4 miliardi le persone oggi in tale condizione: la maggioranza della popolazione rischia di essere esclusa ed emarginata. Di fronte a tali disuguaglianze è inevitabile interrogarsi sul paradigma economico-finanziario», ha detto la preside Beccalli. «Dopo la crisi finanziaria globale si sono osservati sforzi nell’elaborazione di nuovi modelli e l’emergere di pratiche positive. E, sebbene i profitti siano da considerare importanti, la celebre “norma del primato degli azionisti” teorizzata da Milton Friedman deve essere messa in discussione per tenere conto di sostenibilità e inclusione».

Ecco perché quello del professor Bellavite Pellegrini è «un libro coraggioso» poiché «propone una ricerca non semplice ma condotta con grandi competenze e conoscenze, indispensabili quando ci si accosta alla Sacra Scrittura e ci si chiede se da essa si possono ricavare indicazioni utili, pertinenti rispetto a tematiche come quelle finanziarie ed economiche», ha ribadito Antonella Sciarrone Alibrandi, prorettore vicario dell’Ateneo e docente di Diritto dell’economia. «Da giurista sono rimasta colpita da una serie di considerazioni di matrice giuridica che si soffermano sul concetto dell’alleanza, dello stringere i patti, del mantenerli e di come vengono rispettati». In particolare, ha continuato il prorettore, «ho trovato interessante il tentativo di individuare nella Sacra Scrittura categorie fondanti per la teoria giuridica».

C’è, però, un termine ricorrente nel volume su cui vale la pena riflettere in quanto rappresenta un pilastro attorno al quale si costruisce il sistema finanziario e senza il quale inesorabilmente crollerebbe: è la parola fiducia. «La dimensione che emerge dalla Bibbia è che le relazioni economiche sono prima di tutto relazioni tra persone» pertanto l’elemento del dare fiducia, del convergere verso un fine comune è fortemente presente. Proprio «in questi anni si sta sviluppando un tentativo di superamento di una dimensione debito/colpa per andare verso una sottolineatura maggiore del concetto del fidarsi, quindi di una possibile convergenza delle posizioni debitorie e di quelle creditorie».

Un articolo di

Katia Biondi

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Fiducia, ma anche responsabilità. Un termine che ha un doppio significato. Nel linguaggio giuridico rimanda al rispondere di qualcosa che si è fatto, a una sanzione in conseguenza di un comportamento adottato e in violazione di un precetto. Ma significa anche prendersi cura dell’altro, basti pensare al concetto di responsabilità sociale d’impresa. E in questo la Sacra Scrittura può essere di grande aiuto per una riflessione del settore bancario e finanziario.

Un prendersi cura dell’altro che richiama alla mente il tema della salvaguardia del pianeta. Un aspetto affrontato nell’11esimo capitolo del libro intitolato “Creazione e ambiente”, ha ricordato Matteo Seracini, dell’Eni. «Gli antichi avevano ben chiaro che l’uomo è chiamato a custodire il pianeta. Una saggezza conservata e coltivata dalla Chiesa Cattolica che prima degli organismi internazionali ha cominciato a interrogarsi su questi aspetti». Ne sono una riprova le encicliche Pacem in Terris, di Giovanni XXIII, e la più recente Laudato si’, di Papa Francesco.

Ma quando si parla di economia è impossibile fare previsioni perché molte sono le variabili che entrano in gioco, per esempio la libertà. Lo ha spiegato bene il vescovo di Anatolia Paolo Bizzeti «avvertendo che la Bibbia invita a riflettere per imparare a collegare piante con frutti» poiché «molte sono le variabili imprevedibili e non sempre catalogabili». Come quando si stabilisce un asset pricing, il prezzo di un oggetto. «Per questo la Bibbia rinuncia a fare un trattato articolato di economia, di finanza, di valore monetario. Racconta delle storie, stabilisce anche delle leggi economiche ma sempre legate a tempi e circostanze». Allora «sarebbe bene che brillanti analisti e professori di finanza ricordassero che gli uomini non sono mai troppo prevedibili». E «che le leggi dell’economia e le pianificazioni per lo sviluppo di un popolo dovrebbero farle le persone umili, sfuggite al fascino del denaro e del potere». Del resto «è quanto propone Ignazio di Loyola per poter prendere decisioni libere ed efficaci» ed «è quanto fece il patriarca Giuseppe con una pianificazione di lungo respiro di cui hanno goduto tutti popoli. E non solo la sua gente».

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