Del resto, «nessuno chiede a un uomo: come fai a conciliare il lavoro e la famiglia?», mentre la domanda è costantemente rivolta alle donne che lavorano. C’è bisogno di un’alleanza tra uomo e donna, ma alla base ci deve essere «un’autonomia economica e anche emotiva». È una forma di prevenzione educare all’autonomia.
Alla giornalista che le fa notare che anni fa, parlando di parità tra donne e uomini, aveva detto che, quando sarà davvero raggiunta (periodo ipotetico dell’irrealtà!), la smetteremo di accapigliarci sulle desinenze, di fronte al fatto che in realtà lo stiamo facendo ancora tantissimo, Lella Costa spiega che «nella nostra lingua il maschile e il femminile sono una disgrazia ma anche una fortuna». Per questo «è molto importante fare attenzione alle parole che mancano».
Le parole che l’attrice lascia alle studentesse presenti in aula magna sono: libertà, voce, sguardo, ironia, forza, coraggio, insieme all’appello a non confondere mai i mezzi con i fini. Non manca di ironia nel concludere con una frase fulminante: «Quando sapevamo tutte le risposte, ci hanno cambiato le domande».
A proposito di parole, a conclusione dell’iniziativa la prorettrice Iafrate e la direttrice delle risorse umane Marzia Benelli hanno presentato, insieme alle attività della task force per le pari opportunità in Ateneo, le linee guida per il linguaggio inclusivo. «Non è un atto di devozione al politicamente corretto, ma sono dei consigli per diventare sempre più familiari con queste parole» ha affermato la professoressa Iafrate, che ha sottolineato l’attenzione per tutte le differenze, non solo quelle di genere, ma anche l’abilismo, l’ageismo e il razzismo. La responsabile delle risorse umane ha indicato alcune iniziative nell’ottica delle pari opportunità: i corsi di enrichment familiare, per sostenere la genitorialità, i focus group sulla vita in Ateneo, il riequilibrio nelle assunzioni tra uomini e donne, la maggiore attenzione alla crescita professionale e retributiva dal punto di vista del genere, lo strumento del part time, estremamente flessibile in Università Cattolica.
Ma per cambiare davvero le cose, fa presente la prorettrice, servono educazione e cultura: «Abbiamo una cultura molto sbilanciata sull’individuo e sul suo desiderio di possesso. I più fragili sono sempre le prime vittime di una cultura sbagliata». Per questo serve un impegno corale di tutta la comunità universitaria.