Come diceva il celebre fotografo americano Richard Avedon «tutte le fotografie sono precise, nessuna è la verità». Le foto possono essere allestite, interpretate e soprattutto ogni immagine è frutto di un’inquadratura. L’autore sceglie quello che deve vedersi, tutto il resto - la verità - resta fuori. La fotografia diffusa dall’ufficio stampa del Quirinale che ritrae il Presidente Sergio Mattarella, ‘uno di noi’, insieme agli altri ottantenni dopo la vaccinazione allo Spallanzani di Roma, ha fatto il giro di stampa e web. Il Capo dello Stato lo aveva dichiarato nel suo discorso di fine anno: avrebbe aspettato il suo turno per ricevere il vaccino. E così è stato. Che cosa ci racconta questa foto senza posa o sorrisi di circostanza, a detta di molti un’istantanea quasi casuale? Lo abbiamo chiesto ai nostri fotografi Andrea Aschedamini, Marta Carenzi, Nicholas Berardo e Nanni Fontana.
Secondo Nanni Fontana la fotografia del presidente Mattarella in mezzo a cittadini ‘normali’, non appartenenti a particolari gruppi o caste, è «un'immagine potentissima», seppure da un punto di vista fotografico «non particolarmente forte» e sottolinea: «Questa foto non è particolarmente bella, non è particolarmente ben composta, però coglie l'attimo. In un periodo storico come questo, in cui forse siamo troppo abituati a mostrarci e a pensare solo al lato estetico e forse superficiale delle cose, un'immagine di questo genere che ci mostra la più alta carica dello Stato ‘scendere’ al livello dei comuni cittadini, è molto potente perché ci ricorda come il vero senso delle istituzioni sia quello di essere presenti tra i cittadini, lavorare con i cittadini e per i cittadini. Questa immagine ci aiuta a sentirci meno distanti dalle istituzioni e meno lontani da quel mondo che ci appare privilegiato e più fortunato. Il presidente Mattarella in diverse occasioni si è reso protagonista di gesti e parole che vanno in questa direzione e anche in questa occasione ha dato il buon esempio, fare quello che deve fare un buon padre di famiglia, e la sua famiglia è tutto il popolo italiano».
«Normalità ed eccezionalità in questa foto trovano, istantaneamente, un senso – osserva Marta Carenzi – uno scatto che ha un duplice significato: l’eleganza istituzionale, che rimanda alla riconoscibilità del ruolo, e la partecipazione come persona».
Parte dall’analisi tecnica dello scatto per poi concentrarsi sul valore rappresentativo Andrea Aschedamini: «La foto in sé non è molto ricercata - dice - probabilmente è stata scattata con uno smartphone. L’inquadratura non è curata, si veda il cestino sulla destra, i capelli del Presidente che si confondono con il camice dell’operatore, tutta la sala d’attesa ‘a fuoco’. Ma il significato simbolico la rende forte più di altre immagini».
Anche Nicholas Berardo si sofferma sulla precisa scelta iconografica che contribuisce a veicolare un messaggio di alto valore metaforico: «Non esistono foto belle e foto brutte, esistono foto che funzionano e foto che non funzionano - afferma - quella di Sergio Mattarella all’Ospedale Spallanzani di Roma funziona perché la scena e lo stile l’arricchiscono di senso. Lo scatto sembra ‘rubato’, il punto di vista è quello di un operatore sanitario o forse anche di un cittadino in attesa del suo turno. Nessuna delle persone nella foto sa di essere fotografata. L’inquadratura è larga e il Presidente della Repubblica è uno fra tanti. Gli unici elementi che lo contraddistinguono sono gli abiti eleganti di una figura istituzionale, in contrapposizione a quelli più semplici e casual dei suoi coetanei che affollano la sala insieme agli operatori sanitari. Ma soprattutto, la chiave di lettura è qui: il racconto visivo della ‘vaccinazione del Presidente della Repubblica’ non avviene attraverso la scena dell’inserimento dell’ago in un braccio scoperto, ma attraverso il ritratto di un momento di attesa. La foto funziona perché qui l’attesa di Mattarella è l’attesa di ogni italiano che guarda con speranza al ritorno alla normalità, senza privilegi».