Nel giorno del suo 84esimo compleanno Papa Francesco chiede la pace come regalo. Il Santo Padre ha pubblicato oggi il suo messaggio per la 54esima Giornata Mondiale della Pace, intitolato “La cultura della cura come percorso di pace”. Un concetto che il Papa ritrova in tutta la storia della cristianità: Dio è colui che si prende cura delle sue creature, Caino stesso era originariamente custode di suo fratello. Il sacrificio di Cristo sulla croce è indicato dal Santo Padre come gesto massimo per la sua cura verso il genere umano.
Questa cultura trova le sue basi nei principi della dottrina sociale della Chiesa: essa è promozione della dignità e dei diritti della persona, cura del bene comune e quindi anche salvaguardia del creato. In un tempo come il nostro, “dominato dalla cultura dello scarto”, il Santo Padre suggerisce questi principi come bussola per le relazioni tra Nazioni e pilastri per un processo educativo che veda protagoniste la famiglia, la scuola e l’università. Senza una cultura della cura, per Papa Francesco non c’è Pace.
Pubblichiamo di seguito il testo integrale del Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale della Pace, che verrà celebrata venerdì 1 gennaio 2021, giorno della solennità di Maria Santissima.
Alle soglie del nuovo anno, desidero porgere i miei più rispettosi saluti ai Capi di Stato e di Governo, ai responsabili delle Organizzazioni internazionali, ai leader spirituali e ai fedeli delle varie religioni, agli uomini e alle donne di buona volontà. A tutti rivolgo i miei migliori auguri, affinché quest’anno possa far progredire l’umanità sulla via della fraternità, della giustizia e della pace fra le persone, le comunità, i popoli e gli Stati.
Il 2020 è stato segnato dalla grande crisi sanitaria del Covid-19, trasformatasi in un fenomeno multisettoriale e globale, aggravando crisi tra loro fortemente interrelate, come quelle climatica, alimentare, economica e migratoria, e provocando pesanti sofferenze e disagi. Penso anzitutto a coloro che hanno perso un familiare o una persona cara, ma anche a quanti sono rimasti senza lavoro. Un ricordo speciale va ai medici, agli infermieri, ai farmacisti, ai ricercatori, ai volontari, ai cappellani e al personale di ospedali e centri sanitari, che si sono prodigati e continuano a farlo, con grandi fatiche e sacrifici, al punto che alcuni di loro sono morti nel tentativo di essere accanto ai malati, di alleviarne le sofferenze o salvarne la vita. Nel rendere omaggio a queste persone, rinnovo l’appello ai responsabili politici e al settore privato affinché adottino le misure adeguate a garantire l’accesso ai vaccini contro il Covid-19 e alle tecnologie essenziali necessarie per assistere i malati e tutti coloro che sono più poveri e più fragili.[1]
Duole constatare che, accanto a numerose testimonianze di carità e solidarietà, prendono purtroppo nuovo slancio diverse forme di nazionalismo, razzismo, xenofobia e anche guerre e conflitti che seminano morte e distruzione.