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I segreti del successo della Cremonese spiegati a Santa Monica

27 novembre 2025

I segreti del successo della Cremonese spiegati a Santa Monica

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È certamente una delle sorprese più affascinanti della Serie A 2025/2026. La Cremonese, del resto, ha dimostrato fin da subito di fare sul serio. Se ne sono accorti tutti, già da agosto. Prima con il colpo di mercato più romantico dell’estate, quello che ha portato sulla riva sinistra del Po Jamie Vardy, l’ex operaio metalmeccanico di Sheffield divenuto capocannoniere della Premier League e simbolo del Leicester campione d’Inghilterra. E poi con l’esordio in campionato a San Siro, contro il Milan, e la rovesciata di Federico Bonazzoli che ha disegnato un arcobaleno luminoso nel cielo di Milano. 

La Cremo del Cavalier Giovanni Arvedi sta infondendo un entusiasmo diffuso nella città del violino, ma chi conosce bene il progetto grigiorosso è tutt’altro che sorpreso. I risultati sportivi stanno premiando un lavoro meticoloso, nobilitato nel 2022 dal ritorno in Serie A dopo 26 anni. Un processo che va ben oltre il rettangolo di gioco ed è fatto di visione, programmazione, analisi, ricerca, pervicacia. Proprio per accendere i riflettori su questa “seconda squadra”, senza la quale la prima squadra non potrebbe nemmeno scendere in campo, il professor Fabio Antoldi ha organizzato nel campus di Santa Monica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore il seminario “Il management strategico di una società sportiva professionistica: il caso U.S. Cremonese Spa”. 

«La Cremonese partecipa alla storia di questa città dal 1903, e questo è un grande valore che è nostro compito trasmettere» racconta Maurizio Calcinoni, Vicepresidente di U.S. Cremonese, a un’attentissima platea di studentesse e studenti della laurea triennale in Economia aziendale e della laurea magistrale in Management e innovazione digitale. «Vogliamo allargare la nostra fan base e rendere la società sostenibile, abbinando i risultati sportivi ad una crescita in termini di visibilità, notorietà e marketing e in tutte le altre attività strategiche del Club». Poi, rivolgendosi direttamente alle studentesse e agli studenti, aggiunge: «La nostra soddisfazione più grande è osservare voi giovani, che non avevate mai visto la Cremo in Serie A fino a tre anni fa, seguirei con entusiasmo i grigiorossi allo Zini. E se questo è possibile dobbiamo ringraziare il nostro presidente, il Cavalier Giovanni Arvedi».

Un articolo di

Francesco Berlucchi

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«Il calcio è un fenomeno sociale, sportivo ed economico» aggiunge Paolo Armenia, Direttore Generale di U.S. Cremonese. «È sempre bello parlare di calcio giocato, ma dobbiamo sapere che dietro le quinte lavora una squadra altrettanto importante che permette a chi gioca di fare bene. Lo fa sviluppando una serie di attività che sono fondamentali, come arrivare ad avere in futuro uno stadio di proprietà e, come invece è già avvenuto, disporre di un centro sportivo moderno voluto e costruito nel 2011 dal Cavalier Arvedi. Le società di calcio sono aziende, ma non sono imprese come le altre. Perché bisogna sempre tenere in considerazione l’imprevedibilità del risultato sportivo, l’atipicità dei meccanismi concorrenziali all’interno del settore, la gamma estremamente variegata di clienti e stakeholder. Proprio per questo, la comunicazione per noi è fondamentale. Senza un ufficio stampa adeguato non si va da nessuna parte». 

«Per una città come Cremona che ha due squadre in Serie A, la Cremonese e Vanoli Basket, poter parlare di aziende che fanno sport a livello professionistico è una grandissima opportunità per i giovani, perché tutto ciò si traduce in persone, competenze ma anche possibilità di fare esperienza per chi vuole crescere» racconta Fabio Antoldi, docente di Strategia aziendale e direttore del Centro di ricerca per lo sviluppo imprenditoriale (Cersi). «Siamo convinti che sia estremamente utile far conoscere storie di valore e far incontrare i protagonisti di queste storie ai nostri studenti. Perché, al di là dei modelli e della teoria, acquisiscano nuove competenze anche ragionando insieme a manager, imprenditori e professionisti». 

«Lo sport porta con sé una enorme complessità organizzativa, perché una società per azioni come la Cremonese, dal punto di vista dell’economicità, ha tante tipologie di clienti, che vanno dalle aziende alle famiglie» aggiunge Antoldi. «Al suo interno, vi sono classi professionali e contratti di lavoro completamente diversi uno dall’altro. E vi è un elemento molto particolare, rappresentato dalle emozioni e dalla passione. Chi gestisce una società sportiva, quindi, non deve fare i conti solo con il risultato sportivo e con l’efficienza aziendale, ma anche con il fatto che si passa facilmente dalle stelle alla polvere. Per questo, fare programmazione a lungo termine è più complesso». 

Avere una visione di lungo periodo, quindi, vuol dire poter andare oltre i risultati sportivi. «Significa mantenere una gestione finanziaria sostenibile, che eviti il rischio di crisi e mantenga la competitività pur contenendo i costi» spiega Armenia, portando in aula esempi concreti. «Ma anche investire nelle infrastrutture che aumentino il valore della società e nei giovani talenti, grazie ad un settore giovanile efficiente. E poi, creare un legame forte con il territorio, sviluppando il brand e fidelizzando i propri tifosi». Quelli che da tempo sono tornati a riempire lo stadio Zini. Per merito dei ragazzi di Davide Nicola, certo, ma soprattutto grazie al lavoro di quella “seconda squadra” che non spegne mai il proprio motore.  


Photo credits: U.S. Cremonese

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