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Soft skills, imparare dai cartoon

02 agosto 2021

Soft skills, imparare dai cartoon

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«Ti sbagli, Hopper. Le formiche non sono fatte per servire le cavallette! Ho visto queste formiche fare grandi cose, anno dopo anno, riescono in qualche modo a raccogliere cibo per sé stesse e per voi! Perciò… perciò qual è la specie più debole?! Le formiche non sono serve delle cavallette! Siete voi ad aver bisogno di noi! Siamo molto più forti di quanto dici tu! E tu lo sai, non è vero?».

Chi ha visto “A Bug’s life” forse ricorderà queste parole del suo protagonista Flik, una formica creativa, responsabile, resiliente, positiva e che non molla mai, anche di fronte ai propri fallimenti. Tutte caratteristiche che si addicono a un buon leader. Nel celebre lungometraggio della Pixar è infatti lui a guidare con coraggio la colonia di formiche nella ribellione al potere delle locuste.

Allora, che cosa si può imparare dai cartoon che possa esserci utile per affrontare il mondo manageriale? La risposta è molto, anzi moltissimo. Ce lo insegnano gli studenti del corso di laurea CIMO (Comunicazione per l’impresa, i media e le organizzazioni complesse) che quest’anno, durante il seminario tenuto dalla docente Matilde Dondena, hanno analizzato dieci film di animazione per esaminare le soft skills dei personaggi e le affinità con il mondo del lavoro.

Dopo “A Bug’s life”, i film presi in esame sono “Coco”, “Soul”, “Ribelle”, “Big Hero 6”, “Zootropolis”, “The Crood’s” e “Kung Fu Panda”. Una vera e propria full immersion nell’universo animato alla scoperta di ruoli e dinamiche che accadono nella vita di tutti i giorni e nelle aziende. Perché di parallelismi ce ne se sono. E non pochi.

Pensiamo alla storia degli elfi Ian e Barley di “Onward”, due fratelli molto diversi che, grazie a un obiettivo comune, scopriranno di essere un grande team e impareranno l’importanza della fiducia. Oppure al protagonista di “The Crood’s”, Guy, Un ragazzo nomade, gentile, altruista e molto intelligente. Può essere considerato a tutti gli effetti un coach. Guy riesce a convincere la famiglia di ominidi a uscire dalla caverna, permettendo loro di evolversi e di cambiare: li motiva a seguire un determinato percorso per arrivare a un obiettivo.

Di esempi da fare ce ne sarebbero tanti. «Quello che è apprezzabile – racconta Matilde Dondena, esperta di formazione nelle aziende attraverso il teatro – è come i giovani siano riusciti a rileggere i cartoni dal punto di vista del management, offrendo una chiave di analisi interessante anche per i manager di alto livello: in questo modo possono rivedere il proprio ruolo e capire determinate dinamiche».

Dai protagonisti di questi film di animazione abbiamo davvero molto da imparare in termini di “competenze leggere”: l’importanza di creatività, perseveranza, flessibilità, assertività, empatia, ascolto attivo, intelligenza emotiva e molto, molto altro. La lista è lunga, basta dare un’occhiata alle analisi fatte dai ragazzi e ascoltare la serie podcast. Non a caso il lavoro svolto è stato inserito nella ricerca “Opinion Leader 4 Future” sul rapporto tra generazioni e processi informativi di Almed.

Soft skills, life skills, competenze trasversali – chiamatele come volete –non si imparano sui libri, sono un bagaglio individuale che va esercitato e sviluppato giorno dopo giorno con l’esperienza e la pratica.

Anche a questo serve il seminario dedicato all’interno del percorso di studi CIMO. «Puntiamo sull’allenamento di alcune capacità. Il problem solving e il team working sono molto importanti – dice la professoressa – ma anche saper ascoltare in modo attivo e sapersi mettere sullo stesso piano degli altri (“io sono Ok, tu sei Ok”), saper esprimere le proprie idee con assertività, sostenere quello che si pensa con volontà ed esprimere quello in cui si crede».

Esercitarsi è tutto. «All’inizio del seminario, che dura un mese e mezzo, chiedo ai ragazzi di scegliere una soft skill che vogliono allenare – racconta Dondena – dico loro di darsi un obiettivo su base giornaliera o settimanale e di valutarsi tenendo un diario».

Ecco allora alcuni consigli da mettere in pratica ogni giorno. Per allenare il public speaking, per esempio, basta leggere un articolo di giornale o un libro e raccontarlo ai propri familiari o amici; per la creatività, invece, provare a seguire strade diverse, cambiare il percorso che si fa ogni giorno per andare in Università oppure inventarsi una ricetta sempre nuova in cucina con gli ingredienti che si hanno a disposizione.

Esercizi semplici che si possono svolgere senza troppo sforzo e che possono dare grandi risultati. «Secondo alcune ricerche allenare una soft skill ogni giorno per 28 giorni fa salire di un gradino il livello di competenze», osserva Dondena.

Tra le prime soft skills da allenare maggiormente entro il 2025, secondo il World Economic Forum, c’è l’apprendimento attivo (Active Learning): «È una skill base – spiega Dondena – che comprende la capacità di acquisire conoscenza grazie al coinvolgimento attivo da parte di un docente, chiamando gli studenti a fare attività in prima persona e riflessioni». «Questa skill è salita così in alto in classifica a causa della pandemia – conclude – perché durante i mesi di lockdown molti hanno dovuto avere la prontezza e la proattività di apprendere da sé e di fare tesoro delle esperienze quotidiane vissute».

Un articolo di

Valentina Stefani

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