NEWS | comunicare lo sport

Sul parquet dell'Aula Magna il tiro da 100 del basket italiano

11 novembre 2021

Sul parquet dell'Aula Magna il tiro da 100 del basket italiano

Condividi su:

C’è un filo conduttore che unisce il parquet dei grandi palazzetti che hanno fatto la storia del basket italiano e quello dell’Aula Magna nella sede milanese della Cattolica. Basta chiudere gli occhi per qualche secondo e immaginare il tonfo della palla a spicchi farsi sempre più forte. Palleggio, passaggio, scatto, cambio di direzione, altro passaggio, elevazione, tiro. Un tiro da cento, quanti sono gli anni che la Federazione italiana pallacanestro ha compiuto lo scorso 2 novembre. Un anniversario importante, che la Fip ha scelto di festeggiare all’Università Cattolica, proprio nel centenario dell’Ateneo. Da questa coincidenza è nata l’idea di inaugurare la quinta edizione del Master Comunicare lo Sport insieme ai vertici della Fip in una lezione aperta a tutti dal titolo La comunicazione fa canestro, un tiro da 100. Allora meglio riaprirli, quegli occhi. Perché nell’Aula Magna c’è il gotha della pallacanestro italiana.

«Cento anni sono tanti – racconta Gianni Petrucci, presidente della Fip, numero uno del Coni dal 1999 al 2013 – Ho voluto essere qui per festeggiare insieme agli studenti due grandi bellezze del nostro Paese: lo studio e lo sport. Lo sport rappresenta una parte importante del Pil, ma è ancora più rilevante per il benessere dei cittadini. Il basket fa bene alla salute e al cervello, non a caso è nato nelle università. Amo gli atleti che vogliono studiare e migliorarsi sempre. Il futuro dipende da noi, da quello che riusciamo a insegnare».

Accanto a Petrucci, durante l’incontro promosso da Cattolicaper lo Sport e moderato dalla giornalista Alessandra Ortenzi c’è una leggenda della pallacanestro: Dino Meneghin, presidente onorario di quella Federazione che ha guidato prima di Petrucci, dal 2008 al 2013. La lezione entra nel vivo: comunicazione, sponsorizzazioni, partnership. «La moda ha seguito il basket e viceversa – spiega Meneghin – Ai miei tempi si scendeva in campo con le sneakers che i ragazzi di oggi usano per andare in discoteca. Le scarpe, per fare solo un esempio, hanno avuto una evoluzione pazzesca. Tecniche nuove che consentono prestazioni migliori, e poi diventano moda. I giocatori oggi sono diventati molto più bravi tecnicamente e più forti fisicamente. Quando giocavo, non avevamo nemmeno il preparatore atletico e i tempi di recupero dopo un infortunio erano lunghissimi. Il nostro compito è concretizzare il presente, guardare al futuro senza dimenticare il passato».

«C’è una grande differenza tra essere sponsor e diventare partner di una squadra – commenta Marco Vittorelli, presidente della Pallacanestro Varese e di Openjobmetis – Ci siamo posti varie opportunità di comunicazione e lo sport è una di quelle che abbiamo abbracciato con più passione. Abbiamo sostenuto un grande campione come Marco Simoncelli, di cui siamo stati sponsor quando ha vinto il titolo mondiale (nel 2008, sulla Gilera RSA 250, ndr). Lo spirito di squadra che esprime la pallacanestro ci ha fatto continuare questo rapporto con lo sport. Un legame che è andato oltre il rapporto di sponsorizzazione ed è ora partnership. Il basket per noi è particolarmente importante, perché va ben oltre la comunicazione del brand, ci dà molte possibilità di sviluppare attività relazionali. Prima, durante e dopo la partita, sia in casa sia in trasferta. Invitiamo clienti, partner e prospect. E a differenza di altri sport dove il tifo prevale sul gesto atletico, come il calcio, nella pallacanestro vince la passione sportiva».

A fare gli onori di casa, Piermarco Aroldi, direttore scientifico del Master, insieme a Paola Abbiezzi, direttore didattico. «Anche la Cattolica festeggia quest’anno il Centenario della fondazione – ricorda il professor Aroldi – Siamo nati nello stesso anno. Vorrei vedere in questa circostanza qualcosa di più di una semplice coincidenza. Mi sembra piuttosto la testimonianza di una analoga capacità di leggere i segni dei tempi. Di quei tempi, ma anche di rispondere ai bisogni delle persone di allora come di oggi. Ciascuno con i propri carismi, ma sempre attenti ai bisogni dei più giovani e capaci di accompagnarli fedelmente lungo cento anni di storia». «Lo sport non solo si relaziona con la comunicazione ma è comunicazione, perché ogni gesto sportivo comunica valori e crea una comunità – spiega la professoressa Abbiezzi – Nel nostro Master vogliamo partire dallo sport praticato, per intercettare le caratteristiche che il mondo dello sport richiede ai professionisti della comunicazione».

E proprio ai professionisti della comunicazione di oggi e di domani parla Patrizia Musso, direttore di BrandForum, direttore didattico del Master in Account & Sales Management e docente del Master Comunicare lo Sport. «Abbiamo visto quanto sia importante che un brand si racconti attraverso una forma, per esempio attraverso un logo. C’è una tensione di narrazione e una valorizzazione della propria identità che dev’essere stabile e contestualmente mutevole nel tempo. C’è un interesse a cavalcare la contemporaneità, ma anche la necessità di ricordare la memoria. La complessità della gestione del brand è una delle sfide più rilevanti anche per il mondo dello sport. Spesso ci si dimentica che lo sport ha connotazioni di branding. Anzi, lo sport è naturalmente un brand: pensiamo al concetto di fan per le aziende. Viene dallo sport. Le imprese investono su quella dimensione affettiva, emotiva ed emozionale che lo sport ha naturalmente».

Un articolo di

Francesco Berlucchi

Francesco Berlucchi

Cattolica per lo Sport

Condividi su:

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti