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Alberto Bordin: romanzi, sceneggiature e “Turbanti”

05 dicembre 2022

Alberto Bordin: romanzi, sceneggiature e “Turbanti”

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Far emergere e valorizzare i nuovi talenti, che abbiano conseguito una laurea in uno degli atenei lombardi, nei campi dell’editoria e dell’audio visivo. Questo è l’obiettivo di Milano Pitch, l’evento promosso dall’Alta Scuola in Media Comunicazione e Spettacolo (ALMED) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dalla Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti di Fondazione Milano Scuole Civiche. Il 25 novembre si è tenuta la quarta edizione di questo concorso, che ha premiato quattro progetti (scelti tra 20 finalisti), uno per ognuna delle categorie previste: cinema, serie tv, narrativa ragazzi e narrativa adulti. E proprio in quest’ultima categoria si è aggiudicato la vittoria Alberto Bordin con la sua opera “Turbanti”. Un percorso iniziato nei chiostri di largo Gemelli con la laurea triennale in Linguaggi dei media e proseguito con il Master International Screenwriting and Production (MISP). Grazie a questo successo Alberto Bordin, classe ‘92, ha vinto una borsa di studio da 4mila euro e la possibilità concreta che il suo progetto diventi un libro.

E ora Alberto ci racconta la sua storia e i suoi piani per il futuro.

Qual è stato il tuo percorso di studi?
«Ero combattuto tra fare studi di arte o invece avere un titolo di laurea. Ho cominciato con lettere e dopo quattro mesi sono passato a linguaggi dei media. Ho sempre avuto una passione per la regia e anche adesso continuo a lavorare nell’ambito cinematografico in modo amatoriale e questo corso universitario mi ha concesso il tempo di seguire un’associazione culturale all’Università Cattolica che si chiama “Comunicando”. È stato il periodo più vivace per me nella triennale perché ho potuto seguire degli incontri sulla filmografia di Christopher Nolan: abbiamo cercato un fil rouge su quale fosse il suo tema umano. Ho intrapreso poi un progetto con la Pixar, negli anni del film “Inside out” e poi ho continuato con altre esperienze di regia».

Come sei passato al mondo della sceneggiatura?
«Il mio obiettivo era quello di entrare al master di sceneggiatura: avevo fatto tanti corsi di recitazione e fotografia ma non avevo idea se un film fosse scritto bene o male. Il master biennale MISP con il professor Armando Fumagalli per me è stato il punto di svolta, di rivelazione, perché lì ho scoperto le teorie dello storytelling e ho imparato che le storie hanno una struttura, un funzionamento e un significato- E c’è una ragione per cui funzionano così. Mi sono laureato e diplomato nel 2015 e ho iniziato a svolgere degli stage sul set della serie “Che Dio ci aiuti” e per sei mesi a Mediaset nell’osservatorio editoriale. Coi miei colleghi leggevo romanzi dell’editoria italiana cercando poi di adattarli al grande e piccolo schermo. L’aspetto più importante è far comunicare la narrativa editoriale con la narrativa televisiva. Pensiamo per esempio a serie come “I bastardi di Pizzofalcone” o “Il Commissario Montalbano”, tutte queste storie sono romanzi diventati poi delle serie. Un produttore televisivo riesce a inquadrare meglio una storia televisiva se dietro c’è un romanzo perché ha già un pubblico di riferimento e una copertina».

Perciò un romanzo può diventare sempre una serie tv?
«Bisogna partire da una premessa: tutte le storie funzionano allo stesso modo. Non tutti sono convinti di questo ma io sì, è quello che ho scoperto al master. Teatro, letteratura e cinema racchiudono storie con una struttura in comune quindi la trasposizione e l’adattamento dovrebbe sempre essere possibile. C’è una differenza importante tra serialità e editoria. Se fai un concept di serie tv, i produttori non vogliono che la storia abbia una fine perché investono molte risorse mentre con il romanzo è il contrario, nella maggior parte dei casi deve essere autoconclusivo in modo che la storia funzioni».

Foto di gruppo per i partecipanti a Milano Pitch 2022


Col progetto “Turbanti” hai vinto al Milano Pitch. Cosa puoi dirci in merito?
«Sono sicuramente contento di aver vinto, non ne ero certo ma era un progetto su cui puntavo molto ed ero riuscito a fare anche una buona esposizione davanti alla giuria. Mi fa sorridere tutto questo improvviso interesse dopo aver ottenuto questo premio. Certo è normale, ma è anche vero che “Turbanti” esiste da due anni. Nessuno fino ad ora se ne era accorto ma questo progetto ha sempre avuto un ottimo valore potenziale. Tuttavia, il valore di una cosa viene fuori solo quando incontra il giusto contesto di amplificazione e le giuste persone che lo comprendono. E ciò è successo anche con questo mio lavoro».

Ma come nasce “Turbanti? Di che cosa parla?
«Non voglio fare spoiler sulla trama ma posso dire che nasce da un fatto reale e personale. Nel 2020 mia sorella a 33 anni ha avuto un cancro al seno. Ora sta bene per fortuna però ha avuto questa esperienza. Inizialmente ha sofferto ma poi ha affrontato il suo percorso con serenità. Quando era in ospedale a curarsi mi mandava messaggi in cui raccontava ciò che accadeva nel reparto di oncologia che sembrava assomigliare a un set di “Boris”. Mia sorella è molto ironica e quindi abbiamo pensato insieme inizialmente a una sit-com che raccontasse con leggerezza, per quanto fosse possibile, questo tema. “Turbanti” è una storia di solidarietà femminile e di amicizia nella malattia. Per quanto riguardava la sit-com l’idea era quella di sviluppare un’ironia visiva. Un prodotto audio-visivo con protagonista una giovane malata oncologica, silenziosa e pure misantropa, ma obbligata a relazionarsi con le persone presenti in reparto. Con l’avvicinarsi del Milano Pitch abbiamo ripensato il tutto in chiave di prodotto scritto. Nel “Turbanti” romanzo la protagonista invece parla al pubblico, svolge il ruolo di voce narrante. Fa vedere al lettore la situazione che vive con una punta di acidità ma anche di simpatica ironia. Il tutto come se fosse un diario personale».

Turbanti” quindi verrà pubblicato?
«Per quanto riguarda “Turbanti” da quando ho vinto il Milano Pitch la mia agente fa fatica a tenere sotto controllo tutte le richieste che arrivano via mail. Lavoriamo per far diventare questo progetto un libro, c’è già l’interesse di diversi editori. Sono fiducioso che questo libro verrà pubblicato. E inoltre ci sono persone interessate per il concept di serie televisiva».

Quali sono i tuoi piani per il futuro? Su che progetti stai lavorando?
«Ho diverse idee in mente. L’anno prossimo pubblico un libro per bambini che ha ottime potenzialità per poi diventare anche una serie tv di animazione. Poi ho pronto anche un altro progetto scritto “Il mostro e il guardiano”, un thriller sanguinolento ambientato a Milano che potrebbe essere trasformato anche in un podcast. E da parte ho anche un romanzo distopico, uno di fantascienza e un racconto per ragazzi scritto quest’estate. Vediamo se ci saranno editori interessati. Intanto in tutto questo io continuo a fare lo sceneggiatore di animazione».

Un articolo di

Alessandro Stella e Christian Valla

Scuola di giornalismo

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