L’ingegnere bresciano è per Corsi «un grande esempio di mecenatismo moderno», inscritto «in una tradizione pluricentenaria di collezionismo privato dotto e generoso che diviene patrimonio comune».
Colpito dalla ricchezza della collezione, ha affermato come «persino lo studioso più uso a passare le sue giornate nella lettura di testi antichi non può non essere preso dall’emozione nel tenere tra le mani le edizioni cinquecentesche di Archimede o di Euclide, gli scritti di Niccolò Tartaglia o la prima edizione del Dialogo di Galileo Galilei».
Un patrimonio inestimabile eppure relativamente poco conosciuto al pubblico, meritevole senz’altro di una notorietà che attraversi l’oceano.
Del resto, ampliando il discorso su base nazionale, «l’Italia è Paese dai mille campanili [...] Di molte di queste città [...] si conoscono i tesori d’arte. Molto meno noti sono i tesori librari spesso sconosciuti o comunque meno visitati o fruiti. Certo, gli studiosi conoscono bene la Biblioteca Labronica di Livorno, o la Biblioteca Civica "Romolo Spezioli" di Fermo. Ma al di fuori delle utenze locali e del circolo ristretto degli studiosi non si va. Spesso, le città o le istituzioni che ospitano queste cruciali testimonianze della nostra storia culturale e scientifica ne ignorano la presenza e l’importanza».
Il professor Corsi ha insegnato presso l’Harvard University, il King’s College di Cambridge, l’Università di Pisa, l’Università Panthéon Sorbonne di Parigi e l’Università di Genova.