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Covid, siamo pronti per il rientro a scuola?

13 settembre 2021

Covid, siamo pronti per il rientro a scuola?

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Con il 10% del personale docente ancora non vaccinato e la diffusione della variante Delta, più contagiosa e pericolosa anche per i giovani, cosa dobbiamo aspettarci per la ripresa del nuovo anno scolastico? La politica ha fatto abbastanza? La scuola è preparata?

«La scuola è una priorità del Paese e come tale deve essere trattata», ha esordito Agostino Miozzo, già coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico nella prima fase dell'emergenza sanitaria durante un incontro promosso dall'Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi sanitari - Facoltà di Economia dell'Università Cattolica (Altems). «La pandemia ha messo in evidenza le debolezze della scuola, accumulate nei decenni di cattiva amministrazione. Come se il coronavirus avesse messo il dito nella piaga delle classi pollaio, della disorganizzazione, dei trasporti. La didattica a distanza (DAD), poi, è stata devastante: la scuola e i docenti non erano minimamente preparati, e anche ora che l'esperienza si è accumulata è fondamentale che la DAD rimanga uno strumento emergenziale». Pena il rischio di sprofondare in un abisso socio-culturale ancora più profondo, come emerso dai dati Invalsi e dall'incremento dei disturbi comportamentale tra giovani e giovanissimi.

Tali criticità non sono state risolte nel corso di questo anno e mezzo di pandemia, ma non si può dire che non ci sia stato molto lavoro per trovare delle soluzioni e per cercare di rendere la scuola un ambiente sicuro, per quanto possibile. «La campagna di vaccinazione è un successo, con oltre il 90% del personale scolastico vaccinato, e i sondaggi ci dicono che i ragazzi vogliono il vaccino, che vedono come uno strumento di liberazione, per poter ricostruire una nuova normalità», aggiunge Miozzo. «Il governo italiano ha messo in campo sforzi significativi per migliorare l'ambiente scolastico in previsione del nuovo anno scolastico, compreso il fatto che il primo giorno tutte le classi saranno coperte dai docenti assegnati». Di queste ore, poi, la notizia che il governo ha dato il via libera all'estensione dell'obbligo del Green pass per i lavoratori nel settore della scuola, delle università e delle Rsa.

Tutto questo sarà sufficiente a evitare l'aumento dei contagi e il ritorno alla didattica a distanza? «Probabilmente no», interviene Walter Ricciardi, Ordinario di Igiene generale e applicata all'Università Cattolica e presidente della World Federation of Public Health Associations (Wfpha). «Nei Paesi in cui la scuola ha ripreso ormai da alcune settimane - dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, dalla Germania alla Slovacchia - è evidente come quella della variante Delta sia un'altra pandemia». Molto più trasmissibile (solo il virus del morbillo e della varicella lo sono di più) e pericolosa (raddoppia il rischio di ospedalizzazione) del virus originale, la variante Delta sta costringendo questi stati ad aprire nuovi reparti di terapia intensiva pediatrica, rivela preoccupato Ricciardi, che aggiunge: «Quando la Delta si incunea in una popolazione non vaccinata (come quella under-18 e soprattutto under-12 in Italia, ndr) in un ambiente chiuso è altamente probabile che tutte le persone presenti vengano contagiate, tant'è che la Slovacchia sta pensando a una vaccinazione emergenziale anche per i più giovani».


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Un articolo di

Mara Magistroni

Giornalista "La Repubblica"

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