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Il Dams mette in scena la Resistenza

21 aprile 2024

Il Dams mette in scena la Resistenza

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Un percorso nel dovere di fare memoria della Resistenza fino all’attualità dei nostri giorni, in cui i giovani vanno avvisati del rischio dell’indifferenza. È il movimento proposto da Il respiro della Resistenza, lo spettacolo frutto del lavoro di ricerca, riflessione e discussione delle giovani matricole del Dams di Brescia, che hanno frequentato il Laboratorio di Creazione scenica e che metteranno in scena il proprio lavoro domenica 21 aprile alle 17.30 nel salone cardinal Bevilacqua dei Padri della Pace, in via Pace 10 a Brescia.

Nell’imminenza del 25 aprile, lo spettacolo ripercorre la vicenda della resistenza bresciana, in particolare quella delle formazioni cattoliche “Fiamme Verdi” e delle donne partigiane, «scoprendo» - come dicono i protagonisti - «un’eredità di lotta, di impegno e partecipazione civile, di cambiamento culturale, alieni dalla violenza e dalla logica delle armi e della distruzione senza limiti degli altri. Nelle donne partigiane e nella resistenza cattolica traspare una via diversa della pace, della giustizia e della libertà, quanto mai necessaria oggi».

Alle donne sono riservate varie scene dello spettacolo, soprattutto al loro impegno a sostenere, soccorrere, assistere, servire i partigiani e le forze di liberazione. È sterminato il numero delle staffette partigiane, ragazze che in bicicletta garantivano i collegamenti e le comunicazioni con le varie brigate partigiane. Saranno solo la premessa per il raggiungimento del suffragio universale, che sarà sancito dalla Repubblica, e per la vorticosa ascesa nella partecipazione delle donne alla nuova democrazia.

Tra le storie più commoventi, c’è quella dedicata alla figura di Emi Rinaldini, raccontata dalla sorella Giacomina, essa stessa partigiana nelle Fiamme Verdi. Emiliano, giovanissimo maestro bresciano cresciuto alla scuola dei Padri della Pace e all’Editrice La Scuola, mite e pacifico e dotato di una grande fede e una robusta spiritualità, sceglie la via della montagna con grande lacerazione interiore, convinto dal fatto che è in atto una lotta contro l’inciviltà nazifascista. Verrà catturato e torturato, per poi essere freddato con una raffica nella schiena, a piedi nudi nella neve della Val Sabbia. Aveva 23 anni. Sul suo cuore verrà trovata L’imitazione di Cristo, intrisa del suo sangue. Colpisce, tra i tanti pensieri raccolti nel suo diario che verrà pubblicato, non a caso, col titolo “Il sigillo del sangue”, una riflessione sulla necessità del perdono: “Ho capito, questa sera, che il nemico non va odiato, che il brigante politico, sia fascista o nazista, anche se verrà giudicato secondo giustizia, avrà pur diritto da parte dei cristiani alla sua parte di misericordia. Sì, giustizia sarà fatta anche dagli uomini, ma sopra questa dovrà trionfare la misericordia, altrimenti, se ci lasceremo corrodere dall’odio e dalla vendetta, la catena non si spezzerà più”. 
 


Parole di grande attualità, così come ai nostri giorni vuole parlare lo spettacolo nel suo messaggio finale. Soprattutto per risvegliare la coscienza dei giovani contro ogni forma di fascismo, ma anche contro i nuovi genocidi, i femminicidi e l’esplosione della violenza in genere.

Il respiro della Resistenza” è prodotto dal Gruppo teatrale “Lupi” Dams Brescia, l’ideazione, la direzione e il coordinamento del progetto sono di Carla Bino, Claudio Bernardi, Roberto Tagliani. Il testo è di Martina Sirani, con contributi di Claudio Bernardi, Chiara Geroldi, Lisa Pagani, Carlotta Magistrelli. La regia è di Claudio Bernardi.

Un articolo di

Paolo Ferrari

Paolo Ferrari

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