
News | Milano
La politica internazionale della Santa Sede nel contesto geopolitico mondiale
Il vaticanista de "Il Foglio" Matteo Matzuzzi in dialogo con gli studenti del corso di Storia e sistemi dei rapporti tra Stato e Chiesa
| Agostino Picicco
01 marzo 2025
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L’Iran ha consolidato la propria influenza in Medio Oriente attraverso il sostegno a gruppi militanti, combinando pragmatismo strategico, impegno ideologico e interessi legati alla sicurezza nazionale. Grazie al finanziamento, all’addestramento e alla fornitura di armi a organizzazioni come Hezbollah, le milizie sciite irachene, gli Houthi in Yemen e diversi gruppi siriani, Teheran ha potuto espandere la propria rete di alleati evitando un coinvolgimento diretto nei conflitti armati. Questa strategia ha indebolito la sovranità degli stati della regione, alimentato tensioni settarie e prolungato le guerre per procura. L’Arabia Saudita, contrapposta all’Iran in una rivalità geopolitica di lunga data, ha adottato una strategia simile finanziando gruppi militanti sunniti, contribuendo così alla radicalizzazione e all’escalation dei conflitti regionali. La competizione tra Teheran e Riyadh ha dunque avuto un effetto destabilizzante, internazionalizzando il terrorismo e aggravando le crisi del Medio Oriente.
Hezbollah nacque nei primi anni ‘80 con il sostegno dell’Iran e della Guardia Rivoluzionaria Islamica come risposta all’invasione israeliana del Libano del 1982. Inizialmente concepito come un movimento di resistenza, nel tempo si è trasformato in un attore politico e militare di primo piano, con una forte influenza sia in Libano sia in Siria. Ideologicamente, Hezbollah si ispira alla Rivoluzione Islamica iraniana del 1979 e adotta il concetto di Vilayat-e-Faqih, ovvero il governo del giurista islamico. Sin dagli esordi ha condotto attacchi suicidi, rapimenti e operazioni contro obiettivi israeliani e occidentali, tra cui il devastante attentato del 1983 contro la base dei Marines statunitensi a Beirut, in cui morirono 241 soldati americani. Negli anni, ha consolidato il proprio ruolo in Libano, partecipando alle elezioni parlamentari dal 1992 e sviluppando un’estesa rete di servizi sociali, tra cui scuole e ospedali, che gli ha garantito un ampio consenso tra la popolazione sciita. Parallelamente, ha rafforzato il proprio arsenale e ha partecipato ai conflitti in Siria a sostegno del regime di Bashar al-Assad (terminato in Siria nel dicembre 2024/gennaio 2025) e nello Yemen in supporto ai ribelli Houthi. Il possesso di missili di precisione e le frequenti tensioni con Israele rappresentano una costante minaccia alla stabilità regionale. Considerato un’organizzazione terroristica da Stati Uniti, Unione Europea e altre nazioni, Hezbollah ha visto i propri finanziamenti limitati e il Libano ulteriormente isolato sulla scena internazionale.
Gli Houthi dello Yemen, noti anche come Ansar Allah, sono un gruppo armato sciita zaidita attivo nel paese da diversi decenni. Iran e Hezbollah hanno fornito un ampio supporto militare e finanziario al movimento, che dal 2015 ha progressivamente ampliato il proprio controllo su due terzi del territorio yemenita. Il gruppo emerse negli anni ‘90 e si radicalizzò ulteriormente dopo l’uccisione del suo fondatore, Hussain al-Houthi, nel 2004. L’Iran ha sostenuto gli Houthi fornendo missili balistici, droni e tecnologia avanzata, intensificando il conflitto contro la coalizione a guida saudita. Le azioni militari del gruppo hanno avuto un impatto significativo sul commercio internazionale, con attacchi a navi commerciali e petroliere nel Mar Rosso che hanno colpito circa il 12% del traffico marittimo globale. Inoltre, nell’ambito del conflitto israelo-palestinese, gli Houthi hanno lanciato missili e droni (senza colpirlo) contro Israele. In risposta, l’Unione Europea ha avviato nel 2024 l’Operazione ASPIDES per difendere la navigazione commerciale, mentre Stati Uniti e Regno Unito hanno effettuato attacchi mirati contro obiettivi Houthi per proteggere le rotte marittime strategiche.
Le milizie sciite in Iraq, note come Forze di Mobilitazione Popolare (PMF), affondano le proprie radici nella resistenza contro il regime di Saddam Hussein e hanno beneficiato del supporto iraniano sin dalla guerra Iran-Iraq (1980-1988). Con la lotta contro l’ISIS, le PMF hanno acquisito maggiore legittimità, ma molte delle loro unità rimangono fedeli all’Iran e operano in maniera autonoma rispetto al governo iracheno. Sul piano politico, i loro leader hanno ottenuto un peso crescente nel parlamento iracheno, ma il loro coinvolgimento nella repressione delle proteste popolari del 2019 ha aumentato il malcontento della società civile. Dopo l’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani nel 2020, le milizie hanno intensificato gli attacchi contro le basi statunitensi in Iraq, contribuendo a una crescente tensione tra Baghdad e Washington. Il loro ruolo nel paese è profondamente divisivo: mentre una parte della popolazione le considera difensori dell’Iraq, altri le vedono come strumenti dell’influenza iraniana, fattore che ha aggravato le tensioni settarie e attirato l’attenzione di potenze regionali come Arabia Saudita e Israele.
Il sostegno dell’Iran a gruppi militanti come Hezbollah, le milizie sciite irachene, gli Houthi e diverse fazioni siriane ha avuto un impatto significativo sulla sicurezza regionale, contribuendo a mantenere un clima di instabilità e prolungando i conflitti. La rivalità con l’Arabia Saudita ha ulteriormente intensificato il settarismo e le guerre per procura, con conseguenze che vanno ben oltre il Medio Oriente e coinvolgono anche attori globali. L’internazionalizzazione di queste dinamiche rende sempre più complessa la ricerca di soluzioni politiche e diplomatiche per la stabilizzazione della regione.
Un articolo di
Docente Facoltà Scienze politiche e sociali - Università Cattolica