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Il terzo settore tra benessere sociale, inclusione e cultura

14 aprile 2024

Il terzo settore tra benessere sociale, inclusione e cultura

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Mettersi in relazione con altri e per gli altri, creare gruppi, associazioni di volontariato, organizzazioni no-profit; realizzare iniziative, servizi e interventi per rispondere a una pluralità di bisogni sociali, sanitari, educativi, ricreativi, di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, di tutela del patrimonio culturale ed artistico, di difesa dell’ambiente e così via: tutto questo è il cosiddetto terzo settore. Ne abbiamo parlato con Lucia Boccacin, professoressa ordinaria di Sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e autrice del manuale Lineamenti di sociologia del terzo settore (ed. Vita e Pensiero), nato da anni di studio e ricerche sul tema e soprattutto sul riscontro empirico del fenomeno e del suo sviluppo nel contesto italiano.

Quali sono i numeri di questo fenomeno e perché è importante studiarlo?
«Tantissime sono le storie in Italia di associazioni e organizzazioni: l’Istat nel 2020 ne ha contate 363.499. Sono come un torrente carsico che innerva la storia, la vita quotidiana, la cultura del nostro Paese e che oggi merita di essere portato alla luce, o forse meglio, riportato alla luce, per riflettere sulla importanza della sua presenza e della sua azione, per aumentare la consapevolezza sociale di quale valore aggiunto rappresenti nella vita quotidiana delle persone e delle comunità».

Da dove nasce questo impegno “dal basso” e qual è il suo senso profondo?
«Il punto sorgivo di tutto questa grande mole di iniziative, servizi, interventi è la libertà personale che porta ad associarsi con altri per ottenere un risultato che da soli sarebbe impossibile perseguire, sia nei suoi aspetti concreti, sia nei suoi differenti significati sociali. Esiste quindi un legame tra la libertà delle persone e il terzo settore inteso come espressione organizzata della comunità. In questa prospettiva la libertà soggettiva e interpersonale, per citare Dahrendorf, «non è mai un soffice cuscino sul quale ci si possa adagiare; è sempre una sfida ad agire». Dunque la libertà associativa come motore dei processi associativi che esitano poi in gruppi e organizzazioni di volontariato, associazioni prosociali, cooperative. Ecco il senso profondo della storia collettiva del terzo settore, senso fatto di identità, memoria e solidarietà».

È una storia che continua? Quali sono le prospettive di sviluppo future per il terzo settore italiano?
«Il futuro potrebbe essere caratterizzato dalla diffusione di pratiche inclusive a livello interpersonale, di networking e partnership tra diverse entità (pubbliche, private e di terzo settore) al fine di promuovere l’inclusione sociale. Anche la cosiddetta Riforma del Terzo settore, la legge 106/2016 va, pur non senza ambivalenze e pesantezze burocratiche, in questa direzione. Inoltre, potrebbero emergere in un futuro prossimo figure innovative operanti nell’ambito nei differenti contesti di terzo settore, meglio rispondenti ai bisogni sociali tradizionali ed emergenti. Un ulteriore trend futuro, riguarda la diffusione di una cultura della disseminazione che promuova lo scambio permanente di buone pratiche tra i diversi stakeholder attivi nei territori e apprendimento reciproco».

Il volume sarà presentato a Milano in Università lunedì 15 aprile in occasione del seminario “Comprendere e promuovere il terzo settore: il contributo della sociologia” , quali sono gli aspetti che verranno messi a fuoco in questa occasione?
«Faremo un approfondimento sulla rilevanza culturale del terzo settore e la sua incidenza operativa in situazioni socioeducative specifiche, come chiariranno ad esempio i contributi di don Stefano Guidi, Direttore della FOM (Fondazione Diocesana per gli Oratori Milanesi), e di Silvio Premoli, docente di Pedagogia generale e sociale del nostro Ateneo e Garante dei Diritti per l’Infanzia e l’Adolescenza del Comune di Milano. Con le altre relatrici, Maria Letizia Bosoni, ricercatrice di Sociologia, Linda Lombi, professoressa associata di Sociologia, e Sara Nanetti, Ricercatrice di Sociologia, si discuterà inoltre della sua significatività nell’introdurre innovazione nei servizi alla persona – sia in situazioni di cura note quali quelle relative alle fasi del ciclo di vita familiare, come nel caso dei servizi alla prima infanzia, sia in contesti sanitari, sia in realtà associative specifiche come sono le associazioni familiari».

Un articolo di

Velania La Mendola

Velania La Mendola

Vita e Pensiero

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