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In Cattolica per una formazione eccellente e vivere grandi storie

18 aprile 2024

In Cattolica per una formazione eccellente e vivere grandi storie

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Ottimi docenti e una proposta formativa che al meglio corrispondeva ai propri interessi e desideri è il fil rouge che lega i due percorsi di studio in Università Cattolica di papà Claudio e sua figlia Alessandra, alumni rispettivamente della Facoltà di Lettere e filosofia e di Scienze politiche e sociali. Dalle loro parole traspare il riconoscimento di quanto il loro studi gli hanno dato in termini culturali e di formazione personale. Ma anche la consapevolezza di aver vissuto un’esperienza autentica ricca di interessi, emozioni e di tante altre storie dentro e fuori l’Ateneo. Un racconto a due voci che rispecchia l’orgoglio di sentirsi parte della grande Community Alumni.


Caleidoscopici. Li definisce così Alessandra Monti, alumna della Facoltà di Scienze politiche e sociali, i suoi anni di studio in Università Cattolica. Anni, infatti, in cui ha ricevuto – come suo padre Claudio, alumnus invece della Facoltà di Lettere e filosofia - un mix perfetto di teoria ed esperienze pratiche che si è rivelato utile e vincente per inserirsi nel mondo del lavoro e per realizzarsi nella vita come persona consapevole del proprio valore e delle proprie capacità. Anni in cui grazie alla possibilità di programmi di studio all’estero ha acquisito competenze interculturali, anni in cui si è appreso un metodo rigoroso, un approccio serio alle cose e per questo “anni impegnativi ma proficui” come osserva papà Claudio, “anni molto formativi, ricchi di stimoli culturali, divertimento e anche una certa sana competizione” sottolinea la figlia Alessandra.

Padre e figlia hanno studiato e frequentato l’Ateneo di Largo Gemelli in epoche differenti. Se per la figlia l’immatricolazione in Cattolica è stata principalmente dovuta al fatto che, al tempo, l’Ateneo era uno dei due soli atenei che offriva il corso di laurea che maggiormente le interessava, e al fatto di voler studiare in una grande “realtà formativa di eccellenza” con “un’organizzazione a misura di studente”, per il papà l’Ateneo del Sacro Cuore rappresentava “un naturale approdo dopo gli studi liceali e la mia formazione umana e religiosa”.  

Claudio Monti, che si è laureato in Lettere moderne nel 1969 con il professor Giuseppe Vecchi, discutendo una tesi intitolata Giulio Cesare Gabussi, maestro di Cappella tra due secoli (XVI-XVII), ha studiato nel pieno degli anni delle contestazioni del ’68: «Scoprii che c’erano cattolici di sinistra su posizioni radicali e cattolici su posizioni conservative; io mi sentivo più pragmatico ma con un forte desiderio di maggiore giustizia sociale e di rinnovamento conciliare. Significativa fu la nomina a rettore del professor Giuseppe Lazzati, che seguì al rettorato del professor Ezio Franceschini nel 1968, entrambi, a mio parere, personalità di sommo livello» racconta Claudio che ricorda in particolare quando partecipò a una manifestazione contro l’aumento delle tasse, davanti all’ingresso dell’università nell’autunno del 1967: «La protesta fu subito sciolta da poliziotti in borghese, successivamente presi parte anche ad altre assemblee ma più che altro per capire che cosa stava succedendo, in realtà mi concentrai sui miei obiettivi, sul conseguimento della mia laurea e non incontrai mai alcuna difficoltà a proseguire i miei programmi di studio».   

Una laurea che all’alumnus Claudio ha permesso un rapido ingresso nel mondo lavorativo come lui sottolinea: «Credo che il prestigio della Cattolica abbia avuto una influenza positiva sulla mia candidatura e ingresso in azienda». Sebbene infatti in quegli anni lo sbocco naturale per un laureato in lettere fosse più che altro l’insegnamento, Claudio – dopo una breve esperienza di insegnamento alle scuole medie – fu subito assunto presso la Direzione del personale di un’importante azienda multinazionale olandese del settore tecnologico dove «da febbraio 1970 a dicembre 2013 ho lavorato ricoprendo progressivamente ruoli dirigenziali e consulenziali». Se ripensa alla sua carriera professionale e ai suoi studi universitari Claudio è certo dell’importanza di aver acquisito in Cattolica un «metodo rigoroso di studio e ricerca sul campo: dalla fase di analisi (raccolta, valutazione ed elaborazione dei dati) a quella di sintesi (creazione, produzione e presentazione dei risultati) che mi è stato sempre di grande utilità nel mio lavoro». Molto importante è stato inoltre l’incontro e il confronto in Cattolica con docenti preparati «tutti all’altezza del loro ruolo, in particolare apprezzai molto le lezioni del professor Aldo Agazzi che mi entusiasmò con il suo corso di Pedagogia».


La presenza di ottimi docenti e l’aver trovato una proposta formativa che al meglio corrispondeva ai propri interessi e desideri è il fil rouge che lega i due percorsi di studio in Università Cattolica di papà Claudio e sua figlia Alessandra, che riconosce come valore aggiunto della sua laurea triennale e specialistica in Scienze della comunicazione «l’aver potuto studiare con professori di eccellenza con background internazionali, l’aver potuto fare esperienze direttamente in aziende fuori dall’ambito accademico e  - durante le elaborazioni delle tesi, grazie ai contatti che la Cattolica ha con il mondo del lavoro – l’aver potuto contattare realtà aziendali di alto livello». Tutto ciò per Alessandra ha contribuito alla sua “approfondita formazione accademica” dove rilevante – anche per quanto riguarda le possibili scelte da prendere in vista del proprio futuro lavorativo – sono stati gli insegnamenti di professori come «Fausto Colombo, che è stato il relatore della mia tesi, intitolata La distribuzione digitale: problemi e opportunità del formato Mp3, per la laurea triennale e Bruno Lamborghini, mio relatore per la tesi sul tema La convergenza digitale nelle telecomunicazioni: strategie d’impresa e modelli di business emergenti, elaborata per la laurea specialistica, che mi ha fatto comprendere che cosa significasse il lavoro in azienda, strada che poi ho voluto perseguire». Un ricordo speciale l’alumna Alessandra lo riserva inoltre per i professori Mario Maggioni «che mi ha fatto piacere l’economia politica» e Vittorio Emanuele Parsi «che mi ha insegnato ad analizzare con occhi e pensiero critico temi di attualità e di storia recente».

Dalle parole e i ricordi di Alessandra traspare il riconoscimento di quanto il suo percorso di studi le ha dato in termini culturali e di formazione personale. «Il mio percorso è stato un po’ particolare: quando ho iniziato esisteva ancora il vecchio ordinamento, secondo il quale il corso si articolava in cinque anni. Si trattava comunque di un corso ancora sperimentale, avviato un anno prima della mia immatricolazione, era a numero chiuso e l’ammissione era soggetta a un test. Erano i primi anni 2000, in piena era della net economy, internet, la digitalizzazione, i nuovi media, la Comunicazione come professione del futuro erano i temi caldi del momento, come sono oggi il cambiamento climatico e l’intelligenza artificiale, per intenderci. Insomma, c’erano molte aspettative legate a questo corso, così come molte erano le opportunità che mi aspettavo di cogliere. E devo dire che così è stato: ho conosciuto e studiato tematiche innovative, imparando e acquisendo le basi tecniche e i metodi per poterli comprendere e affrontare con spirito critico».

Ma in particolare l’alumna sottolinea come sia stato un percorso che le ha insegnato ad affrontare i cambiamenti, da diversi punti di vista: «Cambiamenti esogeni dovuti al fatto che, durante il mio percorso di studio, la Facoltà ha deciso di passare al nuovo ordinamento, dividendosi in laurea triennale e laurea specialistica. Io e i miei compagni avevamo diversi dubbi a riguardo, ma abbiamo abbracciato il cambiamento e la flessibilità che questa nuova organizzazione degli studi poteva dare. E se molti studenti, dopo la triennale, hanno deciso di proseguire o in altre facoltà o iscrivendosi a master o scuole di specializzazione, io invece sono rimasta nella stessa facoltà per proseguire con la laurea specialistica offerta».

E qui avviene il secondo cambiamento che Alessandra descrive più “interiore”: «Sono partita con la convinzione di coltivare studi umanistici, nel campo dei media - ambito che ho approfondito con passione grazie ai professori avuti nel mio corso di laurea -, tuttavia accostandomi alle materie economiche, giuridiche e più orientate al lavoro in azienda, mi sono resa conto che quello era il settore che più mi interessava come sbocco professionale». Sostanzialmente l’alumna è conscia che aver frequentato un percorso multidisciplinare le ha permesso «non solo di soddisfare la curiosità per tante materie e apprendere diverse metodologie di analisi e approfondimento, ma soprattutto di mettere meglio a fuoco dove volevo andare».

Ad arricchire i suoi anni di studio in Cattolica e a rendere completa la sua formazione sono stati per Alessandra, inoltre, l’esperienza Erasmus in Finlandia, dove oltre a migliorare il proprio inglese, si è dovuta confrontare con una cultura, uno stile di vita, un’impostazione universitaria completamente differente, nonché con gente proveniente da tutto il mondo e tutto ciò le è tornato molto utile quando «nel mondo del lavoro ha dovuto interagire con team internazionali».

«Non solo utili ma necessari sono stati invece gli stage - afferma Alessandra – per comprendere meglio logiche e necessità del mondo del lavoro e soprattutto per arrivare meno disorientata alla fase post laurea, così come sono stati fondamentali per acquisire alcune competenze che hanno fatto la differenza nei colloqui di selezione all’inizio della mia carriera».  

Una carriera decisamente brillante; dopo infatti un primo stage curriculare in un’agenzia di comunicazione, un altro in un ufficio stampa e un’esperienza di consulenza, l’alumna della Facoltà di Scienze politiche e sociali entra come product manager in una importante azienda multinazionale di telefonia, successivamente passa in un’altra grande multinazionale dove si occupa di product management per gli smartphone e di progetti di innovazione in ambito marketing e vendite per arrivare oggi ad essere manager in una multinazionale dell’energia: «Dove mi occupo a 360 gradi di una business digitale dedicata alla clientela domestici, seguo il marketing strategico, l’innovazione di prodotto, il pricing e la gestione del parco clienti».

Le parole e i ricordi di Claudio e Alessandra testimoniano non solo il valore dello studio e dell’aver conseguito una laurea in Cattolica, ma anche il riconoscimento di aver vissuto un’esperienza autentica ricca di interessi, conoscenza, emozioni e di tante altre storie dentro e fuori l’Ateneo.

Una di queste storie la rievoca papà Claudio che racconta di suo suocero, Giovanni Balzarotti, che lavorò come operatore di portineria all’Università Cattolica, dall’anteguerra fino al 1955 quando – a soli 39 anni – morì improvvisamente per una grave malattia, lasciando sei figli ancora in tenera età. «Giovanni nei suoi ultimi giorni di agonia fu sempre lucido e poco prima di morire ricevette la visita di monsignor Sergio Pignedoli, allora vescovo ausiliario di Milano, accorso al suo capezzale probabilmente per conto del rettore e fondatore dell’Ateneo padre Agostino Gemelli» ricorda Claudio, aggiungendo che l’anno dopo, l’8 dicembre 1956, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico Padre Gemelli annunciò che il Consiglio di Amministrazione dell’Università aveva conferito la medaglia d’oro “alla memoria di Giovanni Balzarotti, che era stato sempre zelante nel suo lavoro a servizio dell’Università Cattolica”.

Un’altra storia personale che parla di emozioni, sentimenti ma soprattutto di orgoglio e soddisfazione, la racconta sempre papà Claudio e riguarda quando, il 18 dicembre 2003, sua figlia Alessandra conseguì la laurea triennale con lode: «Rividi dopo tanto tempo la mia università, sempre più bella, più grande e moderna, fedele sempre comunque al suo spirito». A ricordo di quella bella giornata e come omaggio a sua figlia - che brillantemente era ora anche lei una alumna dell’Ateneo del Sacro Cuore - Claudio compose un sonetto in dialetto lombardo dedicato proprio alla “sua Cattolica”...

Un articolo di

Graziana Gabbianelli

Graziana Gabbianelli

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Ouarant'ann dòpu l'è anmò püssee bella,
sevéra l'entrada e de tütt rispett,
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due sèmper gh'è chi prega in di banchett.

Foeura, sòtto i pòrtich dai bèi archett,
l'è un brülicà de giuventü nuvèlla,
chi per i scàl e chi per i vialett:
"Va' che la piantòna là, l'è anmò quella!"

A mi, che sun de giuventü antìga,
me ciappa d'impruvvìs la nustalgia
dei mè vint ann, de stüdi e de fadìga.

Ma incoeu l'è un dì de festa e d'allegria:
cent des cum laude! "Scià, chì tücc in rìga,
che fèmm cun l'Ale la futugrafìa!"

 

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