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In un mondo che corre è ancora permesso fermarsi?
Il tema del tempo tra questioni di attualità e disagio giovanile nel confronto tra i collegiali e la psicoterapeuta Maria Rita Parsi
| Agostino Picicco
10 aprile 2025
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UNHCR è l'acronimo di United Nations High Commissioner for Refugees, cioè l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, un'agenzia ONU che si occupa di proteggere i diritti e il benessere dei rifugiati in tutto il mondo. Nata nel 1950, dopo la Seconda Guerra Mondiale, con un mandato iniziale di tre anni per assistere i cittadini europei in fuga dalle proprie case a causa del conflitto,a più di settant’anni dall’istituzione l’Alto Commissariato continua a svolgere la sua attività nei confronti di rifugiati e sfollati, che purtroppo non sono diminuiti.: già nel 1954 l’Agenzia venne insignita del Premio Nobel per la Pace in riconoscimento dell’assistenza ai rifugiati d’Europa e nel 1981 ricevette nuovamente il Nobel per l’assistenza ai rifugiati di tutto il mondo.
L’assistenza ai rifugiati è un’emergenza del nostro tempo, riconosciuta come tale dalle studentesse e dagli studenti dei collegi della sede di Milano dell’Università Cattolica del Sacro Cuore che, nell’ambito del progetto di collaborazione con il quotidiano “Avvenire” coordinato da Edoardo Grossule, hanno deciso di approfondire il tema dell’attività dell’UNHCR, e della relative questioni aperte, incontrando l’8 aprile Chiara Cardoletti, rappresentante per l’Italia, la Santa Sede e San Marino dell’UNHCR, con un curriculum di rilievo in tale campo: laureata in Scienze Politiche, con una specializzazione in diritto internazionale conseguita presso l’European Master in Human Rights and Democratization all’Università di Vienna, ha dapprima lavorato come consulente presso il Ministero degli Affari Esteri italiano, entrando nel 2000 a far parte dell'UNHCR e partecipando a numerose missioni tra Timor Est, Etiopia, Costa d'Avorio, Iran, Afghanistan, Stati Uniti e Caraibi.
Con l’approccio di chi da 25 anni è abituata a risolvere emergenze, interloquendo con l’ampio uditorio del mondo dei collegi la dottoressa Cardoletti ha spiegato che il compito dell’Agenzia è quello di intervenire all’interno dei confini degli Stati o nelle frontiere tra gli Stati «per aiutare le persone che sono scappate e la cui vita è in pericolo, affinché possano ricevere protezione». Il concetto di protezione è molto vasto: va dall’evitare che i rifugiati vengano attaccati e uccisi da singoli o milizie, fino a garantire acqua, cibo, alloggio, documenti e anche un’educazione. «Per questo siamo presenti sui territori di guerra, vicini alla gente: per ascoltare le persone e soddisfare i loro bisogni, accompagnarle personalmente per aiutarle nella lingua e nella conoscenza di usi e costumi della terra ospitante», ha aggiunto.
Non è un compito facile in un tempo di grave crisi mondiale, in cui si contano 120 conflitti con circa 130 milioni di sfollati che portano a riconsiderare il tema della cooperazione allo sviluppo e della difficoltà a operare tagli ai servizi in relazione alle risorse scarse di cui si dispone.
Ha capito bene il problema papa Francesco, il quale ha detto chiaramente che l’Occidente ricco non ha paura dei migranti, ma dei poveri. Lo ha dimostrato la vicenda della guerra in Ucraina che ha visto una maggior disponibilità all’accoglienza di chi è più simile a noi. «Chi è più distante dalla nostra geografia e cultura (chi arriva con i barconi, per intenderci) fa più paura e trova meno predisposizione all’accoglienza. E pensare che i 122 milioni di sfollati e rifugiati rimangono vicino a casa loro, non arrivano in Europa, solo lo 0,8% giunge presso le nostre coste e causa tanta ansia e aurea negativa anche se tanti arrivano con capacità e talenti ben spendibili nel mondo professionale italiano».
Di qui la considerazione di Chiara Cardoletti: «Occorre essere aperti a un mondo che sta cambiando, un mondo dove la migrazione è più presente ed è inevitabile nonostante i muri che vengono innalzati. È un mondo che va capito e gestito, mettendosi in discussione per poter dare opportunità a chi è diverso da noi. A volte non è facile perché i migranti sono persone che hanno visto di tutto, sono traumatizzate e parlano poco delle loro sofferenze».
La crisi della solidarietà è la crisi della paura: se si ha paura si smette di essere solidali. Di qui il supporto di UNHCR al Governo nel gestire l’accoglienza invitando a chiudere gli attuali centri per consentire un’accoglienza più umana, per creare percorsi più individualizzati, non abbandonando i migranti a loro stessi ma offrendo maggiori supporti con meccanismi creativi.
A moderare l’incontro è stata la giornalista di “Avvenire” Antonella Mariani, la quale ha sottolineato l’impegno di Chiara Cardoletti nel garantire i diritti primari alle persone in movimento in un contesto professionale di stress, cambi di località, difficoltà, sofferenza per quanto visto, dimostrando una grande passione per il suo lavoro e per l’umanità, oltre l’aspetto burocratico.
A tal proposito e in relazione alla sua esperienza personale, la relatrice ha chiuso il suo intervento con questo invito alle studentesse e agli studenti presenti: «Scegliete nella vostra vita e nel lavoro quello che vi appassiona, vedrete che poi le cose difficili diventeranno facili e gestibili».
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