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Riaffiora la storia degli affreschi della cappella di San Giovanni

19 maggio 2025

Riaffiora la storia degli affreschi della cappella di San Giovanni

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Dalla tesi di laurea triennale intitolata La cappella di San Giovanni Battista in San Salvatore al rinvenimento nei depositi dei Musei Civici di Brescia della lapide di dedicazione della cappella che si pensava perduta.

È la vicenda di Roberta Castelnovo, alumna iscritta all’ultimo anno della Scuola di Specializzazione in beni artistici in Cattolica, tramite la quale ha iniziato il tirocinio nella prestigiosa Fondazione Brescia Musei, presieduta da Francesca Bazoli e diretta da Stefano Karadjov.

Mentre Roberta svolgeva il tirocinio «la Fondazione ha deciso di restaurare la cappella di San Giovanni Battista di cui mi ero precedentemente occupata. Questo mi ha catapultata nella grande occasione di scavare negli archivi dei Musei Civici e della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Bergamo e Brescia, per poi collaborare con le restauratrici dello Studio Abeni Guerra e ricostruire la vicenda conservativa degli affreschi e la loro storia» racconta.

I lavori di restauro avviati a gennaio e conclusi a maggio 2025, hanno quindi beneficiato della presenza di Roberta, in qualità di stagista e studiosa del pittore oggi noto come Maestro di Lentate.

Tra le scoperte più importanti da lei effettuate, alcune fotografie inedite della cappella e di quella adiacente, scattate nel 1958, che mostrano la presenza di tombe e - soprattutto - il rinvenimento della lapide di dedicazione della cappella di San Giovanni, data per scomparsa dal 1978, sulla quale viene citato il committente Marcolo Petroni da Bernareggio e la data 1375.

«L’ho ritrovata grazie a una fotografia ed ora è in corso anche il suo restauro, con l’obiettivo di ricollocarla dentro alla cappella, nel suo contesto originario».

Tutto è nato da una tesi di laurea: «Con la mia tesi triennale, che ha avuto come relatrice la prof.ssa Buganza, ho fatto il punto sugli studi esistenti sulla cappella. Con quella magistrale, dal titolo Brescia nel Trecento: le ricadute della cultura figurativa viscontea, ho allargato lo sguardo alla Brescia viscontea. Ora, in occasione dei restauri ma anche del convegno di studi, sono nuovamente tornata sullo studio della Cappella». 

Già, perché l’importanza dell’operazione è tale che i risultati di restauri ed indagini diagnostiche, ma anche i possibili scenari che si aprono alla luce della scoperte, saranno oggetto di due giornate di studi, ad ingresso gratuito, promosse dall’Università Cattolica di Brescia e Fondazione Brescia Musei.

Il convegno Il Leone e la vipera: le arti a Brescia nel Trecento, curato dalla docente di Storia dell’arte medioevale Stefania Buganza radunerà i massimi studiosi del periodo esaminato.

Organizzato in quattro sessioni, due saranno ospitate nella sede di Brescia dell’Università Cattolica (la mattina di giovedì 22 e venerdì 23 maggio), due negli spazi dei Musei Civici (il pomeriggio di giovedì 22, nella Sala Conferenze del Museo del Risorgimento Leonessa d’Italia, e il pomeriggio di venerdì 23, direttamente all’interno della basilica di San Salvatore).

Nella mattinata di domenica 25 maggio Roberta Castelnovo condurrà alcune visite guidate alla cappella e agli affreschi, per osservare da vicino i dettagli dell’opera e approfondirne l’iconografia.

Quasi del tutto sconosciuta ai più, la cappella di San Giovanni Battista nella Basilica di San Salvatore a Brescia all’interno del complesso museale di Santa Giulia, risulta essere un unicum nel panorama dell’arte bresciana del Trecento, conservatasi fino ai giorni nostri in città.

Forse prima tra le cappelle annesse alla Basilica nel 1375, durante la dominazione viscontea della città, fu voluta da Marcolo Petroni da Bernareggio, un milanese poco conosciuto ma certamente ricco e influente a Brescia, oltre che profondamente legato da motivi economici o amministrativi al Monastero di Santa Giulia, al punto da riuscire a commissionare degli affreschi direttamente all’interno della basilica di San Salvatore.

La decorazione fu affidata a un pittore oggi noto come Maestro di Lentate, autore, con la sua bottega, dei magnifici affreschi dell’Oratorio di Santo Stefano a Lentate (appunto), in Brianza.

Nei dipinti murali conservati in San Salvatore emerge chiaramente il tratto dell’artista, che fonde il naturalismo tipicamente lombardo con la cultura portata a Milano nel ’300, prima da Giotto e poi da Giusto de’ Menabuoi, con esiti di estrema preziosità. 

Un articolo di

Bianca Martinelli

Bianca Martinelli

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