Educare alla cura vuol dire educare alla relazione con l’altro. Riconoscerne il valore e le fragilità. Vuol dire riconoscere e custodire il valore della memoria per essere in grado di generare un futuro migliore. Quest’anno l’annuale convegno organizzato dalla Facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Piacenza, ha puntato i riflettori sul tema della cura. Cura intesa come cura di se stessi, dell’altro, del mondo che ci circonda ma anche cura della memoria del passato come motore per generare un futuro migliore.
Il convegno, ospitato nel campus piacentino dell'Ateneo, è stato suddiviso in due parti, introdotte dai saluti, in video-collegamento, del preside di Facoltà, Domenico Simeone, e ha visto la partecipazione anche di tanti studenti e studentesse di scuole del territorio. Tra i temi toccati dal preside quello della memoria. «Ricordare – ha detto - vuol dire riportare al cuore». «Essere custodi della memoria – ha aggiunto Simeone – vuol dire generare gratitudine verso quello che abbiamo ricevuto e poi trametterne i valori verso quel futuro che abbiamo la responsabilità di dover costruire».
Durante la prima parte del convegno il tema è stato affrontato da diversi punti di vista, portati dai singoli relatori che si sono alternati, per poi lasciare spazio, durante la seconda parte, a testimonianze. «Curare significa riconoscere la singolarità della persona, valorizzarne i talenti e accompagnarne le fragilità» ha detto la coordinatrice del corso di laurea in Scienze dell’educazione e della formazione, Paola Ponti, nell’introdurre i lavori insieme al direttore di sede Angelo Manfredini. Quest’ultimo ha parlato di «Università della cura, intesa come luogo in cui la persona è messa al centro e dove ci si prende cura responsabilmente l’uno dell’altro».