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Sconnessi Day, il giorno senza web

22 febbraio 2024

Sconnessi Day, il giorno senza web

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Internet e la tecnologia sono entrati a tutti gli effetti nella vita e routine quotidiana. Se da un lato, l’evoluzione tecnologica facilita sicuramente la vita, dall’altro rischia – soprattutto tra i più giovani - di far perdere la percezione della realtà, tralasciando la comunicazione reale e i rapporti con l’esterno.

Il 22 febbraio di ogni anno si celebra lo Sconnessi Day, una giornata finalizzata a sensibilizzare verso un corretto uso della tecnologia, iniziando dagli utenti più giovani che, oltre ad essere spesso disinformati sui rischi di una navigazione poco consapevole, considerano lo smartphone e la tecnologia strumenti essenziali, a cui è difficile rinunciare anche solo per qualche ora.

Abbiamo approfondito questo tema con Mariagrazia Fanchi, direttrice di Almed – Alta Scuola in Media, comunicazione e spettacolo dell’Università Cattolica che ha curato la parte scientifica dello studio “Alfabetizzazione mediatica e digitale a tutela dei minori: comportamenti, opportunità e paure dei navigatori under 16” per il progetto “Piattaforme. Studiare e coltivare relazioni tra minori e media” promosso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Quali sono le motivazioni che spingono i ragazzi a trascorre così tanto tempo collegati online?
«Le ragioni che inducono a entrare in rete sono molte e diverse, la principale è senz’altro quella di ottenere sostegno emotivo: rilassarsi o calmarsi, vincere la noia e non sentirsi soli. Sono soprattutto gli Irrequieti e i Ripiegati, due dei quattro profili di utenti della rete che la ricerca - presentata in Cattolica lo scorso 15 febbraio - ha fatto emergere, a cercare online quel supporto che faticano a trovare nei loro contesti di vita. La seconda motivazione è la conoscenza: gli under 16 vanno on line per cercare informazioni o persino per ragioni legate alla scuola. Naturalmente vanno in rete anche per divertirsi: lo fanno soprattutto gli Esploratori, che sono un po’ come le giovani marmotte del web: hanno voglia di sperimentare e sono tutt’altro che ingenui: hanno le idee molto chiare su che cosa fare e quali luoghi frequentare, anche grazie al ruolo di guida e riferimento che riconoscono agli adulti e alla famiglia».

Tra le motivazioni che spingono in rete i minori lo studio rileva anche lo sensation seeking, ovvero la ricerca di emozioni forti…
«A cercare questo tipo di sollecitazione emotiva sono soprattutto i Performativi, i più grandi, prevalentemente maschi, che nel web cercano una scena sociale e pubblica in cui mettere in mostra le proprie abilità. Sono un profilo di utente complesso, che può incorrere in esperienze spiacevoli, ma che è dotato di buone competenze: sia per l’età, sia perché appartiene a famiglie mediamente più istruite».

Ma quali sono i luoghi della rete più frequentati dai navigatori under 16? E soprattutto quali rischi corrono?
«La mappa dei luoghi dell’esperienza dei minori è decisamente articolata. Whatsapp rappresenta sicuramente uno spazio rilevante nella topografia degli ambienti di rete dei più piccoli ed è già usato alle scuole elementari. Anche i social media sono ambienti frequentati, ben prima di quanto la normativa consentirebbe: Instagram, in primo luogo, e a seguire TikTok e Facebook, infine le piattaforme di streaming, a partire da YouTube sono molto usate».

«Il rapporto fra esperienze negative e piattaforme è tendenzialmente proporzionale all’intensità dell’uso: la maggior parte di incontri spiacevoli con contenuti (o anche con persone) avvengono su YouTube, seguono TikTok e Whatsapp. Bisogna inoltre tener presente che uno stesso soggetto cambia il suo modo di stare in rete da piattaforma a piattaforma. Sono per esempio più interattivi su Instagram, più riflessivi su Facebook, mentre su TikTok tendono ad assumere un’attitudine più passiva, meno selettiva, che espone dunque maggiormente al rischio di incappare in contenuti inadatti alla propria età o in esperienze non positive».

Per i ragazzi lo smartphone è divenuto ormai un oggetto inseparabile, quasi indispensabile per la loro quotidianità. Ma tra le fasce più giovani di utenti c’è consapevolezza di un uso eccessivo dello smartphone?
«Indubbiamente lo smartphone entra molto presto a far parte della dotazione tecnologica dei minori. Magari non lo possiede, ma può accedere a quello dei genitori o di altri componenti della famiglia. Si abbassa quindi la soglia di ingresso in rete, anche se bisogna tenere ben presente che il web non sono solo i social media, ma anche i sistemi di messaggistica, come per esempio Whatsapp, o le piattaforme di streaming».

A fronte di un accesso precoce al web e di una permanenza che tende a superare i limiti temporali auspicati, i minori mostrano un certo grado di consapevolezza...
«La consapevolezza di trascorrere troppo tempo in rete c’è e aumenta, proporzionalmente, all’età. Questo dato può essere letto sia come una conseguenza dell’incremento dello screen time, cioè del tempo trascorso di fronte agli schermi - nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza - sia come un positivo segnale di crescita di consapevolezza. Quello che è chiaro è che non è attraverso interventi censori che mettiamo ‘in sicurezza’ i minori, piuttosto attraverso un’azione di accompagnamento ad opera della famiglia, della scuola e dalle reti sociali, che porti bambine e bambini, ragazze e ragazzi a sviluppare le competenze necessarie a muoversi in modo autonomo negli spazi di rete e a trarre dal web risorse utili alla propria crescita e a una positiva definizione di sé».

 

 


Foto di Discover Savsat su Unsplash

Un articolo di

Graziana Gabbianelli

Graziana Gabbianelli

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