Forse ha davvero ragione chi sostiene che questo è il momento migliore e, allo stesso tempo, peggiore dell’informazione. Verrebbe da credergli, se si considera che un’immagine può far gioire milioni di persone in tutto il mondo – come è avvenuto con la foto di Trump e Zelensky seduti uno di fronte all’altro nella Basilica di San Pietro – e, un attimo dopo, un’altra – quella generata dall’intelligenza artificiale con lo stesso presidente degli Stati Uniti travestito da Papa – può gettarci nello sconcerto. In un mondo sempre più interconnesso, nessuno può sapere quale dei due atteggiamenti prevarrà: se la fiducia o lo sgomento. Invece di porci domande senza risposta, ciò che possiamo fare è agire responsabilmente, riparando giorno per giorno gli strappi nelle nostre reti sociali, un po’ come fanno i pescatori con le loro.
È questo l’invito che viene dal Giubileo della Speranza per il mondo della comunicazione, che l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ha voluto celebrare lo scorso 10 maggio con una Messa nella basilica di Sant’Ambrogio e, prima ancora, con un convegno all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Ateneo che – come ha ricordato nel suo saluto iniziale il rettore Elena Beccalli – può vantare una lunga tradizione nelle comunicazioni sociali, attraverso i master, le iniziative e le ricerche dell’Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo e l’attività di formazione della Scuola di giornalismo.
L’incontro si è svolto a pochi giorni dall’elezione del Papa. Inevitabilmente, quindi, molti sono stati i riferimenti al modo in cui i media hanno trattato la morte di Papa Francesco, i riti del Conclave e i primi gesti e le prime parole di Leone XIV. Tuttavia, il cuore del discorso è stata la manutenzione meticolosa, la riparazione, la cura.
Come ha ricordato la professoressa Maria Grazia Fanchi, direttrice dell’Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo, mai nel mondo la comunicazione è stata così sviluppata. Nel 2023 le imprese dei media hanno generato la cifra record di 2.800 miliardi di dollari e, fra meno di cinque anni, entro il 2030, supereranno ampiamente i 3 mila miliardi. Tuttavia, al contrario delle attese, la crescita dei media non ha portato a un maggiore pluralismo. Tre società - Alphabet che controlla Google, seguita da Meta (Facebook) e dalla cinese ByteDance (TikTok) - dominano il mercato. Enormi sono poi le disuguaglianze di accesso all’informazione: mentre nel Nord Europa si sfiora il 100%, in Africa Orientale la disponibilità della rete non arriva a coprire il 30% della popolazione. Eppure, nel 2024, gli utenti unici delle piattaforme sono stati oltre 5 miliardi.
Ai mezzi di comunicazione non abbiamo mai dedicato tanto tempo come oggi. Ormai passiamo sui vari media, a livello mondiale, più di 8 ore al giorno. Inoltre, oggi – fatto rivoluzionario – non solo fruiamo dei contenuti, ma li possiamo generare: siamo consumatori e attori.
La partecipazione a questo processo creativo è enorme: in un solo minuto, in rete vengono inviate oltre 250 milioni di mail e postati 140 milioni di video su Facebook e Instagram.
Se sono aumentati i canali di accesso all’informazione, è però diventato più difficile valutare l’attendibilità delle fonti. Paradossalmente, i social media, pur essendo reputati i meno affidabili, sono anche i più utilizzati per l’aggiornamento informativo.