Nel ribadire che “Women in Finance” è aperto anche agli studenti della Facoltà, la preside ha ricordato che il progetto è stato realizzato congiuntamente con il mondo delle imprese, vale a dire banche, assicurazioni società di gestione e di risparmio, società di revisione. «È un buon esempio di feconda sinergia tra università e mondo del lavoro per creare parità nelle opportunità».
Sedici le aziende e società che partecipano a “Women in Finance”, realizzato in collaborazione con il Board Facoltà - Mondo del lavoro: Unicredit, SAS, Mediobanca, Deloitte, Bper Banca, Banco BPM, Banca Popolare di Sondrio, Banca Sella Holding, Amundi Sgr, Mediobanca, Intesa Sanpaolo, Crédit Agricole, Rothschild & Co Italia, Deutsche Bank, Mdotm, Bnl Bnp Paribas.
«Prevale tra le ragazze l’attitudine a non proporsi per job application se non sentono di soddisfare tutti i requisiti o i criteri richiesti per ricoprire determinate posizioni. Quindi, l’obiettivo di “Women in Finance” è mettere le nostre studentesse nella condizione di sviluppare una maggiore consapevolezza di se stesse, aiutarle a superare questa reticenza e affrontare con coraggio cambiamenti che possono derivare dall’assumere specifici ruoli professionali», ha detto la preside Beccalli.
Del resto, la condotta aziendale può essere influenzata positivamente dalla presenza femminile nei board. Lo conferma un corpus crescente di letteratura scientifica. «Una maggiore diversità di genere si associa a una pluralità di dimensioni quali una minore elusione fiscale, frodi meno frequenti e meno gravi oltre che minori sanzioni ambientali. Studi recenti mostrano anche che la diversità di genere accresce l’efficacia del presidio consiliare e quindi la sua capacità di ridurre il rischio di condotta (conduct risk)», ha chiarito la preside Beccalli, citando su tutti uno studio della Bayes Business School relativo al numero delle sanzioni comminate dalle autorità di regolamentazione statunitensi alle banche quotate nella Ue. «Si osserva che una maggiore rappresentanza femminile riduce significativamente la frequenza delle multe per cattiva condotta, equivalenti a un risparmio di 7,48 milioni di dollari all’anno per le banche UE».
In realtà, c’è ancora molto da fare sul versante della parità di genere. Negli ultimi dieci anni la situazione è migliorata ma restano troppi stereotipi, ha osservato Anna Maria Tarantola, alumna dell’Università Cattolica, già dirigente della Banca d’Italia e attualmente presidente Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, keynote speaker della presentazione di “Women in Finance” insieme a Flavia Mazzarella, presidente Bper Banca. «Se guardiamo nel dettaglio la situazione, risulta che in Italia nel 2023 il tasso di occupazione femminile si attesta intorno al 52% contro il 69% di quello maschile, quindi 17 punti in meno. Le donne sono sottorappresentate in ruoli di alta responsabilità e la loro presenza in lavori innovativi e remunerativi è inferiore rispetto a quella degli uomini. Permangono pregiudizi che rallentano l’empowerment femminile e la stessa legge Golfo-Mosca, emanata diversi anni fa, non è riuscita a cambiare la cultura».