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Italia al voto nel segno del disincanto

22 settembre 2022

Italia al voto nel segno del disincanto

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L'Italia torna alle urne. Domenica 25 settembre 2022 i cittadini voteranno per rinnovare i due rami del Parlamento italiano, la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica. Una tornata elettorale anticipata rispetto alla scadenza naturale di questa legislatura, causata dalla caduta del Governo Draghi, avvenuta lo scorso 21 luglio. Si voterà ancora con la Legge Rosato, il cosiddetto Rosatellum, che prevede l'assegnazione con il sistema maggioritario uninominale dei 3/8 dei seggi di Camera e Senato. E proprio il numero dei parlamentari rappresenta una delle grandi novità di questa tornata elettorale: la riforma costituzionale varata nel 2020 ha infatti imposto una riduzione di circa il 30% dei seggi riducendo da 630 a 400 il numero dei deputati e da 315 a 200 quello dei senatori eletti (ai quali si dovranno aggiungere i cinque senatori a vita). L'altra grande novità è rappresentata dall'abbattimento del limite dei 25 anni per l'elezione del Senato che dunque, per la prima volta, sarà eletto anche dai giovani dai 18 anni in su. Grazie al contributo dei docenti dell’Università Cattolica abbiamo analizzato e approfondito lo scenario che, al netto del temuto astensionismo, vedrà andare al voto circa 51 milioni di cittadini. Una panoramica sulla situazione generale del Paese, sulla campagna elettorale, sulle esigenze dei giovani con un affondo - sono le prime elezioni dalla pandemia di Covid19 - su uno dei temi chiave del futuro del Paese: la sanità.

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Redazione

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Per Damiano Palano, direttore del Dipartimento di Scienze politiche, «questo sistema elettorale misto avrà delle conseguenze sugli equilibri interni al Parlamento perché, essendo in parte maggioritario, "obbliga" alla formazione di coalizioni che però in Italia, da ormai dieci anni, sono molto deboli. Ci dobbiamo dunque aspettare un Parlamento composto da molti partiti, forse addirittura una decina, con coalizioni che saranno messe alla prova, quasi costantemente da tensioni interne. È probabile, quindi, che, al di là dell'esito delle elezioni, ci troveremo di fronte alla necessità di ricostruire coalizioni di governo con il rischio di una forte instabilità degli esecutivi».

«Dal punto di vista comunicativo – spiega Luca Gino Castellin, docente di Storia del pensiero politico internazionale - sono due i fatti principali che emergono da questa campagna elettorale: la polarizzazione e il disincanto. Il primo riguarda non solo il sistema ma l’intera narrazione politica. In questa contrapposizione estrema, secondo gli analisti, si trova uno dei problemi maggiori per le democrazie che rischiano di andare verso un deconsolidamento. Il secondo grande tema è causato dalle promesse sempre più inverosimili dei politici che rischiano di allontanare i cittadini come vediamo, purtroppo, dall'astensionismo che in questa tornata si preannuncia molto forte».

Tra le categorie di cittadini che si teme disertino le urne ci sono i giovani. Per la prima volta alle elezioni voteranno per il Senato anche i diciottenni, ma in che modo sono stati coinvolti e interpellati come soggetti della politica? In Università Cattolica è nata un’associazione, il Club Diplomatici, a cui oggi partecipano circa trenta studenti appassionati di politica che si stanno interrogando sul valore della loro generazione agli occhi dei parlamentari del nostro Paese. I giovani aspettano che qualcuno parli di loro, e che faccia proposte per tutelarli. A fronte dell’indifferenza di cui sono oggetto, Filippo e Bruno, in rappresentanza dei loro colleghi, hanno raccontato a Le Voci di CattolicaNews la loro delusione ma anche i loro propositi e desideri per il futuro. Innanzitutto, chiedono stage retribuiti in modo dignitoso come accade negli altri paesi europei: come diceva Beppe Severgnini con una battuta, che nasconde una grande verità, “L’Italia è una repubblica democratica fondata sullo stage”.

La seconda richiesta riguarda gli stipendi che in Italia per chi si affaccia al mondo del lavoro sono più bassi di trent’anni fa. Inoltre, i giovani vorrebbero vedere un vero stop ai cambiamenti climatici non con parole ma con azioni concrete e prioritarie nell’agenda politica, perché ad affrontarne le conseguenze saranno proprio le nuove generazioni. Da questo quadro è nata anche la proposta di realizzare un osservatorio informale con l’aiuto del loro Ateneo per vigilare sull’attuazione delle promesse ascoltate durante la campagna elettorale e per diventare soggetti attivi nel dialogo politico.

La pandemia da Covid-19 ha riportato al centro dell’attenzione pubblica i temi della Salute, la rilevanza di un Servizio Sanitario Nazionale universalistico e gratuito, l’importanza irrinunciabile della Medicina territoriale. Ora il tema della salute è apparentemente scomparso nei dibattiti politico-elettorali come emerso da un convegno ospitato dal campus di Roma del nostro Ateneo lo scorso 7 settembre che ha messo a confronto i responsabili sanità delle varie forze politiche.

«L’onda emotiva conseguente al lockdown - ammette Americo Cicchetti, direttore dell'Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi sanitari (ALTEMS) - ci aveva lasciato sperare nella definitiva affermazione del Servizio Sanitario Nazionale quale primo e vero pilastro del welfare nella scala dei valori dei cittadini, delle istituzioni e della politica, non come voce di spesa pubblica, ma soprattutto come investimento per il Paese. Alla luce di altre gravi emergenze, l’attenzione si è spostata verso la guerra in Ucraina, l’inflazione in aumento, la crisi energetica».

LA SALUTE IN TUTTE LE POLITICHE

«La sanità, come suggerito dagli operatori del settore, deve essere percepita come un investimento e non come spesa ma sono state poche le politiche che hanno cercato di trasformare uno slogan in un nuovo modo di gestire la sanità. Le questioni da affrontare, come abbiamo visto, sono molteplici e la prossima legislatura non può non prevedere una profonda riforma del sistema. Ne siamo tutti consapevoli?».

In ogni caso, quella che volge al termine, è stata una campagna elettorale con pochi spunti originali. «Credo, Scegli, Pronti, Sul serio. Parole dell’uso comune, generiche – osserva il preside della Facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere Giovanni Gobber - così come gran parte di un dibattito politico stiracchiato e svogliato. Molte invettive di dubbia tenuta stilistica, scarsa propensione a un dibattito senza fronzoli, rispettoso dell’intelligenza del pubblico. Questo se ci limitiamo agli slogan. Se consideriamo poi le espressioni che caratterizzano dibattiti e presentazioni, il lessico è stanca ripresa di espressioni diffuse nei notiziari di questi tempi poco allegri. Non affiorano invenzioni particolari. Per tacer degli insulti vicendevoli, usati, come è d’abitudine, quando i toni si fanno accesi. Comprendere i testi, poi, è molto faticoso: se si mette per iscritto un pezzo di parlato è facile imbattersi in frasi sconnesse. Questo avviene perché sono persi il contesto, i gesti, le pause, l’intonazione, che aiutano a comprendere l’orale».
 

LE PAROLE SCONTATE DI UNA CAMPAGNA ELETTORALE SVOGLIATA


Il cammino verso il voto volge al tramonto proprio mentre arriva l’autunno, non solo sul calendario. In attesa, si spera, di una nuova primavera.

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