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Le parole scontate di una campagna elettorale svogliata

22 settembre 2022

Le parole scontate di una campagna elettorale svogliata

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Coraggio, è quasi finita. Anche questa campagna elettorale volge al tramonto. Si chiude mentre arriva l’autunno. Ricorderemo, forse, credo, scegli, pronti, sul serio. Parole dell’uso comune, generiche, poco originali.

Ai dem piace il modo imperativo (seconda persona) che coinvolge il destinatario con un invito a decidere: Scegli – per esempio tra combustibili fossili ed energie rinnovabili – con una riduzione del parterre a due sfidanti: buoni contro cattivi, terzo polo non datur. Nelle immagini di questa campagna, il nero è il colore dei cattivi; i bravi sono rappresentati dal volto solare del leader, in campo rosso lucente. Il rosso è colore della vita, del sole, della fecondità; il nero è assimilato al buio, alla morte. Come avviene di solito, dapprima si dice l’elemento da scartare, poi si arriva a quello giusto: l’ultimo citato si imprime nella memoria e ha la meglio sul primo. E siccome scriviamo e leggiamo da sinistra a destra, il brutto è a sinistra e il bello è a destra. Così, il partito più in vista della sinistra si colloca sul lato destro dell’immagine.

La Lega si affida al leader, che parla di sé in prima persona: Credo (negli Italiani / nella Lega / nell’Italia pulita ecc.), con la variante io ci credo. Sembra alludere a una professione di fede; che mirino a catturare i cattolici? Forse, credo. Nell’immagine vi è il leader sorridente in campo azzurro, che diventa verde, se il tema è il nucleare sicuro e l’indipendenza energetica; vi è pure il rosé quando ne va di “iva zero su pane, pasta, riso, latte, frutta e verdura” (si tace su carne, pesce, salumi: perché?) e si afferma: credo che nessun italiano vada lasciato indietro. La campagna è incentrata sulla persona del leader, che formula lieti annunci.

Vi è poi la donna decisa, quasi una Jeanne d’Arc (ella sa le lingue), alla testa di color che son pronti (a risollevare l’Italia e altro ancora). Giorgia è: “Libera forte giusta – Come l’Italia che vogliamo”. Simile a Matteo, Giorgia fa parlare di sé. Letta, invece, fa appello all’elettore. Non mancano tuttavia allusioni trasversali: Libera l’energia. Scegli Fratelli d’Italia. Han preso in prestito l’imperativo lettiano.

Il disincanto e la postura riflessiva caratterizza, infine, il primo della classe, che ricorre a “sul serio” come sigillo di garanzia in chiusura di ogni sua enunciazione solenne: “L’Unico Voto Utile di Governo è al Terzo Polo. Italia, sul serio”, in un tripudio di iniziali maiuscole.

Fin qui gli slogan. Se consideriamo poi le espressioni che caratterizzano dibattiti e presentazioni, il lessico è stanca ripresa di espressioni diffuse nei notiziari di questi tempi poco allegri. Non affiorano invenzioni particolari. Tacciamo degli insulti vicendevoli, usati, come è d’abitudine, quando i toni si fanno accesi. Del resto, è bene che i contendenti si scaldino ben bene, prima che gli animi siano raffreddati dalla carenza di gas putiniano. Preoccupati, come sono, di dar l’impressione di credere in quanto dicono, cedono spesso agli improperi. Una se ne lamenta e l’altro fa presente che l’insulto è democratico. In questo modo, si evita di annoiare il pubblico con dettagli sui programmi elettorali. Se si affrontano i contenuti, si ricorre spesso a formule ritrite, come “mettere un tetto massimo” alle contrattazioni sul prezzo del gas, provvedere a un “taglio del cuneo fiscale”, “rimodulazione dell’Ires”, “introduzione della flat tax” con annessa promessa di “abbassare le tasse” (che poi sono le imposte), senza dimenticare le denunce di “ingerenze nelle elezioni” e le riflessioni a favore o contro le “sanzioni alla Russia”. Negli ultimi giorni, poi, avviene che vari politici invochino lo “scostamento di bilancio”. L’espressione è frequente e, per il principio di economia, si abbrevia in “scostamento”. Fuori contesto, non è chiara. Basti considerare un paio di battute di Giorgia Meloni a RTL 102.5, riportate da AdnKronos: “Lo scostamento non è una soluzione, / è un pozzo senza fondo, / sono soldi che regaliamo / alla speculazione”. Segue una precisazione: “Abbiamo speso 30 miliardi per calmierare le bollette, non è quello il problema ma il punto di arrivo, che è il disaccoppiamento, altrimenti dobbiamo tirare fuori 300 miliardi”. Così recita il dispaccio di agenzia. Comprendere il testo è molto faticoso. Certo, se si mette per iscritto un pezzo di parlato è facile imbattersi in frasi sconnesse: avviene perché sono persi il contesto, i gesti, le pause, l’intonazione, che aiutano a comprendere l’orale.

Così è gran parte del dibattito politico in questa campagna elettorale stiracchiata, svogliata. Pochi spunti originali, molte invettive di dubbia tenuta stilistica, scarsa propensione a un dibattito senza fronzoli, rispettoso dell’intelligenza del pubblico.

Un articolo di

Giovanni Gobber

Giovanni Gobber

Preside Facoltà Scienze linguistiche e Letterature straniere - Università Cattolica

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