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Donne in volo nella scienza

11 febbraio 2025

Donne in volo nella scienza

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Una mattinata per raccontare il fascino delle scienze e per sensibilizzare le ragazze verso le  materie STEM. Nella splendida cornice liberty del teatro sociale di Brescia, martedì 11 febbraio, in occasione della Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, l’Università degli Studi di Brescia e l’Università Cattolica del Sacro Cuore (Commissione Pari opportunità e facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali), con il sostegno del Comune di Brescia  hanno organizzato l’evento “Alate: donne in volo nella scienza”.

Il coro è unanime: è necessario oggi più che mai parlare di donne e scienza, per non perdere i piccoli passi in avanti che sono stati fatti dalle donne. «E’ necessario – dice Gabriella Greison, fisica e divulgatrice, imparare dalle storie del passato, quelle ad esempio che racconta nello spettacolo Sei donne che hanno cambiato il mondo: Marie Curie doveva autofinanziarsi il lavoro, Rosalind Franklin entrava nel laboratorio da retro, Lise Meitner poteva solo siglare i suoi lavori. “Con la potenza del messaggio che trasmetto con i  miei spettacoli, spero di stimolare le ragazze ad intraprendere studi scientifici per raggiungere la parità di  genere».

Un tema molto caro alla delegata del rettore alle Pari Opportunità dell’Università Cattolica Raffaella Iafrate che invita le studentesse «a credere nel potere della differenza. Oggi vogliamo ribadire un concetto caro al nostro Ateneo; essere pari non significa cancellazione delle differenze, ma valorizzazione di ogni unicità differenziante. Anche nel mondo delle scienze, le donne possono portare la loro novità, la loro differenza. Purtroppo esiste un pregiudizio nella società, una profezia che si autoavvera quando si continua a sentire, nonostante l’evidenza dei risultati scientifici. E’ importante lavorare nella differenza perché si genera solo insieme e anche nelle scienze e nella tecnologia noi possiamo godere del genio femminile. Le donne devono recuperare fiducia in se stesse, anche con l’aiuto degli uomini.  Potete volare in alto ma insieme».

I dati ci dicono che la partecipazione femminile ai livelli di educazione universitaria sta aumentando in modo significativo. Tuttavia, se stringiamo il focus e osserviamo la partecipazione femminile nelle discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), si continua a registrare a livello globale un significativo divario di genere. Incidono su questo alcuni fattori, tra i quali l’erronea convinzione culturale che i ragazzi e gli uomini siano più portati delle ragazze e delle donne a studi di tipo tecnico-scientifico. Se nelle scienze umane le donne sono presenti in numero elevato e spesso maggioritario, nelle discipline STEM il numero di ragazze che decidono di specializzarsi è infatti ancora molto ridotto sin dalle prime fasi dell’istruzione. Nei singoli contesti nazionali, tale divario varia ed incide in modo più o meno consistente, ma secondo i dati delle Nazioni Unite, ancora oggi le donne e le ragazze costituiscono circa un terzo delle persone laureate in ingegneria e il 40% di quelle laureate in informatica e computer science.

Inoltre, analizzando più specificamente il campo della ricerca, la percentuale femminile di ricercatrici, stimata intorno al 33,3%, si trova in condizioni più svantaggiose rispetto ai colleghi ricercatori. I contesti accademici spesso non considerano le differenze di genere che ancora incidono sulle progressioni nella carriera soprattutto quando agli incarichi professionali si affiancano ruoli di cura nella vita privata, la cui conciliazione è ancora oggi principalmente a carico delle donne. Per descrivere questo fenomeno di progressivo abbandono delle carriere scientifiche da parte delle donne, viene spesso utilizzata la metafora della “leaky pipeline”, letteralmente “tubo che perde”: se è vero che si registra un lieve incremento di donne iscritte a percorsi universitari afferenti le discipline STEM, è anche vero che in poche procedono il percorso nell’ambito della ricerca raggiungendo le posizioni apicali. E questo nonostante i risultati, quali il voto di laurea e la durata del percorso di studi, siano, come confermano i dati di Almalaurea, migliori di quelli conseguiti dai colleghi uomini. La leaky pipeline rappresenta quindi quella lenta fuoriuscita di professioniste dal mondo della ricerca che, complici diversi fattori, determina di fatto una progressiva perdita di talenti femminili e di forze di innovazione. 

Le discipline STEM, pur senza pretesa di gerarchie fra i diversi campi del sapere, svolgono un ruolo cruciale che impatta direttamente sulla società odierna. Lo hanno ribadito dal palco del teatro anche la presidente uscente Commissione Genere dell’Università statale Mariasole Bannò e da Stefania Pagliara, docente di Fisica della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali, promotrici dell’iniziativa e con loro il rettore Francesco Castelli e l’assesora alle Pari opportunità del Comune di Brescia Anna Frattini. 

Nella seconda parte della mattinata hanno portato la loro testimonianza le ricercatrici Giulia Giantesio e Elisa Zanardini per l’Università Cattolica e Anita Pasotti, Anna Savio e Miche Dusi per Unibs.

Un articolo di

Antonella Olivari

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