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Franco Anelli, giurista e rettore

14 ottobre 2025

Franco Anelli, giurista e rettore

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«È stato studioso fine e rigoroso, docente appassionato e mai banale, professionista acuto e apprezzato, rettore equilibrato e brillante». Con queste parole Elena Beccalli, rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha introdotto venerdì 10 ottobre il convegno in ricordo del professor Franco Anelli. Ordinario di Diritto privato nella Facoltà di Giurisprudenza, dove ha svolto una lunga e stimata attività accademica, dal 2013 al 2024 il professor Anelli ha ricoperto il ruolo di rettore dell’Ateneo. Un’iniziativa partecipata e densa di commozione che ha avuto uno dei suoi momenti più toccanti nella consegna della medaglia commemorativa - realizzata dalla Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui) - alla signora Lucia Ambroggi, mamma di Franco Anelli, da parte della professoressa Giovanna Iannantuoni, già presidente Crui.

Un gesto che ha voluto manifestare pubblicamente «la riconoscenza che l’intero Ateneo serba nei confronti di suo figlio», ha affermato il rettore Elena Beccalli. «Mi ha sempre profondamente colpito l’insistenza che poneva sull’importanza dell’indipendenza di pensiero. Il professor Anelli credeva fermamente in questa missione in capo ai docenti. Era consapevole del fatto che aiutare le studentesse e gli studenti a crearsi uno spessore intellettuale autonomo non è un compito semplice. Ma insisteva giustamente nel sottolineare tale aspetto, perché impegnarsi nella sua realizzazione è in fondo il tratto distintivo di una università libera come vuole essere, ed è, l’Università Cattolica del Sacro Cuore».

Il preside della Facoltà di Giurisprudenza Stefano Solimano ha ripercorso la formazione di Franco Anelli, allievo di Pietro Schlesinger, al quale era succeduto nella cattedra di Istituzioni di Diritto privato. «Fu studente dell’Ateneo negli anni Ottanta, in un periodo in cui la Facoltà di Giurisprudenza poteva contare su maestri di straordinaria autorevolezza. Tra questi, spiccava la figura di Piero Schlesinger, verso il quale l’allora giovane Anelli nutriva una profonda devozione, quasi filiale». Così, «dopo gli studi, Anelli iniziò la propria carriera accademica con umiltà e determinazione: prima alla Facoltà di Economia dell’Università Cattolica, poi a Parma, quindi nella sede piacentina della Facoltà di Giurisprudenza, fino a ricoprire infine la cattedra che era stata proprio di Schlesinger». Una materia, quella di Istituzioni di diritto privato, «fondamentale per gli studenti di Giurisprudenza, ai quali si dedicava con lezioni intense, caratterizzate da locuzione invidiabile, che vedevano l’osmosi tra scienza e prassi. La curatela dedicata al celebre Manuale di Diritto privato, che ora reca il suo nome insieme a quello di Andrea Torrente e Piero Schlesinger, continua a formare generazioni di studenti», ha aggiunto il preside Solimano.

Professore attento agli studenti, ma anche collega premuroso, disponibile e con un’intelligenza fuori dal comune. Tratti che sono stati messi in luce da Giovanni D’Angelo, direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche. «Franco Anelli è stato un punto di riferimento costante per la Facoltà, il Dipartimento e i giuristi dell’Ateneo. Studioso colto e raffinato era attento alla dimensione pratica e applicativa. Ricordo numerosi incontri di studio, per oggetto lontani dal diritto privato, in cui i suoi cosiddetti “saluti istituzionali” rappresentavano ben oltre il benvenuto ai relatori e il ringraziamento ai promotori dell’iniziativa, e coglievano con osservazioni puntuali, mai improvvisate, i punti nodali – le ragioni di fondo dell’incontro scientifico che apriva, spingendosi a volte anche a formulare osservazioni personali e brillanti».

È toccato a Elio Franzini, già Rettore dell’Università degli Studi di Milano, soffermarsi sulla figura di Franco Anelli sia alla guida dell’Università Cattolica sia nell’ambito delle istituzioni accademiche e degli organi di partecipazione nazionali e regionali dei Rettori. Affidandosi a ricordi personali e ad alcune citazioni relative a discorsi pronunciati in occasione delle inaugurazioni dell’anno accademico, il professor Franzini ne ha tracciato un profilo da cui si evince chiaramente qual era la sua idea di università: luoghi non di contrapposizione ma di dialogo, con il compito di leggere la realtà e interpretare il mondo nel suo continuo mutamento. «Parlava poco ma con parole giuste, sapeva vedere lontano, la sua vita era votata alle istituzioni e alla Cattolica, è stato un grande Rettore, decisionista, e non sempre conciliante», ha precisato il professor Franzini.

Un articolo di

Agostino Picicco

Agostino Picicco

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Da parte sua Carlo Granelli, emerito di Diritto civile dell’Università degli Studi di Pavia, anch’egli allievo di Piero Schlesinger e curatore del già citato Manuale di istituzioni di Diritto privato, ha illustrato il percorso accademico e la produzione scientifica di Anelli, da cui emerge il profondo senso del diritto che lo animava, maturato anche grazie alla scuola severa, di rigore scientifico e probità accademica di Piero Schlesinger. Per Anelli, infatti, «le norme non dovevano essere apprese mnemonicamente ma interpretate come espressione di conflitti di interesse. Il diritto non era certezza tranquillizzante ma l’impegno a trovare soluzioni che devono poggiare su un solido impianto argomentativo: si parte da un problema per approdare a conclusioni che si discostano dall’approccio tradizionale. È per questo che oggi la civilistica italiana gli rende omaggio».

Una concezione del diritto confermata da Chiara Tenella Sillani, docente di Diritto civile all’Università degli Studi di Milano, che ha parlato del contributo di Anelli alle società scientifiche civilistiche. «La limpidezza espositiva e le battute ironiche, l’attenzione agli studiosi più giovani, ai quali si approcciava con gentilezza nell’ascolto e nel dare consigli, la condivisione delle ricerche effettuate, sono state la cifra della sua partecipazione a tali consessi», ha detto la professoressa Sillani, richiamando la comune partecipazione all’Associazione civilista italiana e alla Società italiana degli studiosi di Diritto civile, dove Anelli ha ricoperto il ruolo di vicepresidente.

Sottile interprete del diritto, ma anche abile avvocato e autorevole arbitro. Grandi capacità nell’esercizio della professione forense delineate dall’avvocato Giuseppe Lombardi, che lo aveva conosciuto come giovane collega in studio. Nel ricordarne l’affidabilità e l’attitudine a creare fiducia - qualità fondamentali in ambito forense - Lombardi ne ha elogiato l’intelligenza, la padronanza degli istituti giuridici, la chiarezza e la sintesi delle sue memorie, i pareri che indicavano soluzioni innovative e geniali, senza mai ostentare il valore del suo lavoro. Una preparazione, la sua, frutto di un costante dialogo con la ricerca scientifica. «Aveva una vena melanconica che nascondeva con l’ironia ma penso nascesse dal fatto che non si ritenesse mai soddisfatto del suo lavoro e tendeva sempre a dare il massimo».

Qualità che trovavano piena espressione nell’attività di arbitro. Lo ha raccontato l’avvocato Vincenzo Mariconda, con il quale Anelli condivideva opinioni e pensieri man mano che si susseguivano le leggi sulla disciplina dell’arbitrato. «Il suo acume precedeva le riforme legislative rispetto alle quali auspicava indipendenza e imparzialità dell’arbitro per garantire un maggior senso di giustizia».

Interventi di amici, docenti e colleghi che sono stati in grado di restituire i molteplici profili del giurista Franco Anelli, contribuendo così, per riprendere le parole del Rettore Beccalli a «costruire una memoria viva dell’impegno e dell’opera del professor Anelli per la comunità accademica, per quella scientifica e professionale, per la società tutta».

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