«Non dobbiamo mai dimenticare - ha aggiunto D'Alonzo - quel che è sancito dalla nostra Costituzione negli articoli 33 e 34: "La scuola è aperta a tutti", ma proprio a tutti, soprattutto a chi ha più bisogno di aiuti e competenze. La persona disabile non si identifica con il suo deficit. Ha una dignità umana che non è elargita dagli altri ma che nasce con lei. Le classe differenziali, le scuole speciali sono percorsi sbagliati e l'Italia lo ha capito da decenni. Ma dobbiamo continuare a sottolinearlo. Il cammino effettuato non è stato vano perché abbiamo capito tante cose. La persona con disabilità può e deve stare con i suoi compagni di scuola. In questi anni abbiamo capito che occorre cambiare il nostro modello tradizionale, la didattica e procedere nel segno dell'innovazione, abbandonare il modello della cattedra, lavorare insieme, tutte le componenti con unitarietà di intenti».
«La prova della bontà di questo approccio produce risultati e li possiamo vedere al termine della filiera scolastica. Oltre 36mila persone con disabilità iscritte negli Atenei, nonostante le loro diversità. Perché - ha concluso D'Alonzo - come la scuola, anche l'Università, se non è inclusiva, non è».