Realizzare un modulo formativo per permettere agli studenti di sviluppare le competenze necessarie a praticare la diplomazia digitale, applicarla a processi di innovazione e a migliorare le soluzioni tecnologiche.
Questo è l’obiettivo principale di “DD-Tech - Digital Diplomacy: Building the Common future with technology", progetto triennale avviato nel marzo 2022, approvato dal programma Erasmus+ KA2 - Cooperation partnerships in higher education.
Il progetto finanziato dall’Unione Europea è volto a realizzare un corso online che formi i “professionisti della diplomazia” che opereranno utilizzando i mezzi di comunicazione digitali.
Sono cinque gli atenei coinvolti a livello europeo: capofila l’Università di Istanbul che coordina il progetto, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, l’Università di Tartu in Estonia, l’Università di Bucarest in Romania, l’Università di Lubiana in Slovenia.
Gruppi di sei studenti per ogni ateneo hanno da poco concluso un’esperienza didattica e laboratoriale a Bucarest con professori dei cinque Paesi. Il gruppo italiano era accompagnato dal coordinatore Andrea Locatelli, docente di Elementi di Scienza Politica e di Studi Strategici in Università Cattolica, e da Antonio Zotti, docente di Istituzioni europee. Gli studenti si sono poi mescolati in gruppi di lavoro su differenti tematiche proposte.
In cosa consiste veramente la digital diplomacy? La prima esperienza di collaborazione tra persone di nazionalità, lingue e culture diverse è stato il primo banco di prova. Come ha sottolineato Cecilia De Rosa, studentessa del primo anno della laurea magistrale in Lingue per le relazioni internazionali della Facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere, «vi sono stati alcuni ostacoli come i diversi metodi lavorativi e approcci allo studio, e alcune volte una piccola barriera linguistica». Eppure, proprio le differenze hanno spronato i ragazzi a ricorrere a tutte le risorse e a produrre ottimi risultati. «Con il mio gruppo abbiamo ideato un dibattito politico tra Russia e Ucraina in merito ai diritti umani e al ritorno il mio bagaglio (culturale e non) era pieno: oltre ai fondamentali insegnamenti in ambito diplomatico forniti dai nostri professori, vi erano tante nuove amicizie e nuove scoperte» - ha dichiarato Cecilia.
«Nel lavoro di gruppo abbiamo avuto modo di scegliere un tema tra quelli proposti, come realizzare una campagna per la protezione e la promozione dei diritti umani, o descrivere una strategia di diplomazia digitale che si sia dimostrata insoddisfacente, o ancora l’invito a identificare le implicazioni della sport diplomacy» - ha raccontato Eleonora Francesca Meloni, iscritta allo stesso corso di Cecilia. Personalmente la sfida più avvincente è stata quella che proponeva l’analisi della dimensione digitale della war diplomacy portata avanti dal governo ucraino e da quello russo a partire dallo scoppio della guerra, realizzando un vero e proprio confronto tra le due e analizzando come la diplomazia digitale si sia combinata, in questo caso, con le misure diplomatiche tradizionali». «Con questo programma - ha concluso Eleonora - siamo entrati in una dimensione più pratica e questo ha, senza dubbio, animato la nostra curiosità e volontà di saperne di più».
L’apporto dei docenti è stato parte fondamentale dell’esperienza degli studenti. Come ha sottolineato Rossella Maiuri, compagna di corso di Cecilia ed Eleonora, «Ogni giorno ciascuno di loro ha esposto un diverso aspetto relativo alla diplomazia e al digitale: a partire dai concetti basilari (differenze e somiglianze tra diplomazia tradizionale e digitale, paragoni tra grandi e piccole potenze mondiali nell’utilizzo della diplomazia, con il caso specifico dell’Estonia) fino ad arrivare ai temi più attuali che mai, quali l’utilizzo di Twitter con fini diplomatici e gli esempi negativi e positivi di questo strumento». In particolare a insegnare la Twitter diplomacy è stata, online, Nicoletta Vittadini, docente di Sociologia della comunicazione e dei media digitali. Le lezioni sono state stimolanti anche «grazie alla possibilità dataci di parteciparvi come fossimo professionisti del settore, il cui contributo era fortemente gradito e apprezzato» e utili grazie a test individuali al termine delle giornate. «Un’occasione preziosa è stata anche la testimonianza di esperti come Corneliu Bjola, professore dell’Università di Oxford, che ha illustrato le opportunità e le sfide poste oggigiorno dalla diplomazia digitale» - ha concluso Rossella.
La ricca esperienza degli studenti non finisce qui, i prossimi step del Progetto saranno una conferenza internazionale a Istanbul a ottobre, un’altra settimana di intensive program a Lubiana a febbraio 2024 e un evento finale in Università Cattolica a Milano nei primi mesi del 2025.