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«Al mondo ci sono persone che non hanno mai visto accendersi una lampadina»

24 maggio 2021

«Al mondo ci sono persone che non hanno mai visto accendersi una lampadina»

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Risorse, energia e tutela ambientale. Si è concluso con un incontro su questo tema il terzo e ultimo appuntamento della seconda edizione dei Cesi Talks, dialoghi brevi intorno ai temi di attualità promossi dal Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale.

Sull’argomento hanno conversato il Prof. Roberto Zoboli, docente di Politica economica e Alberto Piatti, responsabile del Dipartimento per lo sviluppo sostenibile di Eni, una lunga esperienza nel campo della cooperazione internazionale allo sviluppo con 18 anni di attività in 38 Paesi all’interno di una delle più importanti Ong italiane.

«Siamo in una fase particolarmente importante di rilancio delle politiche globali per il clima» – ha detto Zoboli, ricordando la recente convocazione da parte del Presidente degli Stati Uniti Biden di 40 leader per definire assieme dei percorsi di implementazione dell’accordo di Parigi del 2015 (l’intesa tra gli Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) riguardo alla riduzione di emissione di gas serra, a partire dall'anno 2020).

Paesi come Stati Uniti, Cina e membri dell’Unione Europea, che ha preso la leadership attraverso l’European Green Deal, hanno promesso un percorso di decarbonizzazione e di neutralità climatica entro il prossimo trentennio, ma la situazione nel resto del mondo è ben differente.

«Le emissioni di co2 dell’Unione europea rappresentano circa il 10% di quelle complessive – ha confermato Piatti – serve dunque un accordo vincolante su piano globale perché questa alterazione del clima dovuta all’emissioni di gas serra sia contenuta ben sotto i 2 gradi, come dichiara l’accordo di Parigi».

Il problema è duplice: da una parte come garantire l’accesso all’energia – il caso di «640 milioni di persone nell’Africa sub sahariana, dove c’è chi non ha mai visto accendersi una lampadina» - dall’altra come evitare emissioni clima – alteranti.

«Il 15% della popolazione nel ‘perimetro Ocse’ ha raggiunto una saturazione dei consumi energetici e va verso il processo di decarbonizzazione, il passaggio dalle fonti fossili a quelle rinnovabili, ma per il resto del mondo non è così, ha ricordato Piatti. Ci sono 2 miliardi e 600 milioni di persone che ancora cucinano con la legna e col fuoco, che non solo è causa di un depauperamento della biomassa significativo e della deforestazione, ma provoca anche 4400 morti all’anno per intossicazioni e patologie connesse».

Con la crescita esponenziale della popolazione, soprattutto in paesi in via di sviluppo come l’Africa, aumenta il fabbisogno energetico. «Si stima che al 2030 il continente avrà bisogno di 167 miliardi di infrastrutture per la produzione di energia», ha detto Zoboli.

«Se vogliamo avere una transizione energetica che non sia ideologica - non basta girare un interruttore perché domani tutto funzioni come prima soltanto con le energie rinnovabili - dobbiamo immaginare un percorso intermedio, ha osservato Piatti. Il ponte verso le energie rinnovabili è rappresentato dal gas perché ha un’intensità emissiva più bassa dell’olio e infinitamente più bassa del carbone, che rappresenta ancora un 30% dell’utilizzo della produzione energetica».

La transizione deve passare anche attraverso l’educazione all’utilizzo responsabile delle risorse e l’alleanza allo sviluppo socio-economico con i diversi attori della cooperazione internazionale nei vari settori di intervento tra cui rientrano anche l’accesso all’acqua e l’igiene, la tutela del territorio, la salute e la diversificazione economica. Come in Africa dove Eni sostiene progetti per l’avvio di nuove attività finalizzate a una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso. «Perché i ricavi devono essere adeguatamente distribuiti per una crescita armonica di tutta la popolazione», ha detto Piatti. E, prendendo in prestito le parole di Benedetto XVI, ha concluso: «Il fattore cruciale di ogni tipo di sviluppo non è una formula, ma è l’innata dignità dell’uomo».

 

 


La fotografia dal titolo In connection with the world è stata gentilmente concessa da Marco Garofalo 

Un articolo di

Valentina Stefani

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