«Il pellegrinaggio in Terra Santa per la comunità dell’Università Cattolica del Sacro Cuore è un’esperienza dal profondo valore spirituale e culturale». Monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo, ha spiegato che «ogni anno questo viaggio viene proposto agli studenti dei collegi e al personale medico e sanitario del Policlinico A. Gemelli. Quello realizzato quest’anno con i professori alla fine di agosto è stato guidato da Padre Alessandro Coniglio, nostro laureato nella Facoltà di Medicina e Chirurgia, poi divenuto frate minore nella Custodia di Terra Santa e oggi docente all’Istituto Biblico di Gerusalemme. La sua alta competenza ha dato un particolare rilievo scientifico alla visita dei Luoghi Santi e tutti hanno apprezzato lo spessore spirituale e culturale delle sue spiegazioni. Questo ritorno alle sorgenti della fede cristiana costituisce anche un utile arricchimento sia per lo spirito comunitario che deve animare la vita della nostra realtà accademica sia per lo sviluppo di conoscenze che ci aiutano a dare ragione della speranza che è in noi».
Da Nazareth a Gerico passando per il Monte Tabor, Betlemme, Qasr el Yahud sul Giordano, sostando a Gerusalemme, scendendo verso il Mar Morto fino alla fortezza di Masada, arrivando a Petra, per finire con il sito archeologico di Gerasa, il Monte Nebo e Gerico. Nove giorni per immedesimarsi nella storia del popolo di Israele dall’Antico al Nuovo Testamento con una guida d’eccezione che «ha saputo brillantemente coniugare il dato biblico-teologico con quello archeologico facendo riscoprire l'importanza della Sacra Scrittura ed in particolare l'Antico Testamento senza il quale non si può comprendere il Nuovo» - come ha sottolineato don Nunzio Currao, assistente pastorale dell’Università Cattolica.
Le testimonianze dei partecipanti al pellegrinaggio “Alle sorgenti della fede. Terra Santa e Giordania” che si è concluso il 29 agosto ne confermano il valore. Carmelo Anile ha raccontato la sua esperienza di deserto dentro di sé «per consentire che un "altro" penetri il tuo cuore e ti parli da dentro di te stesso. Questa è la storia della nostra salvezza, questa è la storia della salvezza che ha come protagonista il "deserto" sia nel vecchio che nel nuovo testamento. Questo è quello che cercavo e che ho trovato in questo "pellegrinaggio"».
Proposto tra i grandi eventi che hanno segnato la celebrazione del centenario dell’Ateneo e il sessantesimo anniversario della Facoltà di Medicina e chirurgia della sede di Roma, segno di ringraziamento in particolare per il dono della beatificazione di Armida Barelli, questo viaggio «nella storia, sulle orme di Gesù e del popolo di Israele, è stato anche un viaggio dentro sè stessi per rileggere le tappe della nostra vita» - come ha detto Maria Antonietta Gambacorta.
Anche il professor Roberto Cauda ha sottolineato l’aspetto del viaggio interiore: «I luoghi della Terra Santa ed in particolare il Santo Sepolcro sono il riassunto e la sintesi sia della storia del mondo che della nostra personale storia. In particolare, in questo ultimo luogo sacro la nostra vita trova la sua giustificazione nel Cristo risorto che - per usare le parole dell'Apostolo Paolo - fa sì che la nostra fede non sia vana e la nostra vita non sia solo il frutto di un "esperimento biologico" più o meno ben riuscito».
Per Rosa De Vincenzo questo primo pellegrinaggio in Terra Santa ha rappresentato "la rinascita". «Io e mio marito abbiamo potuto attingere a conoscenze che ci hanno arricchito e ricaricato per poter continuare ad andare avanti nella nostra vita e nel nostro lavoro».
Questi sono anche i luoghi privilegiati a cui affidare le proprie preghiere. Il preside della Facoltà di Psicologia Alessandro Antonietti ha ricordato che cinque anni fa aveva chiesto a suo figlio in viaggio verso la Terra Santa di inserire nel Muro del Pianto una preghiera per la Facoltà che avrebbe dovuto iniziare a presiedere: «Ora non sono venuto a verificare che avesse eseguito il compito… ma a formulare di persona, e nel contesto e con il supporto di una iniziativa di Ateneo, quella preghiera, sentendo come essa vada ben oltre. Anche perché ti accorgi come le parole si collegano alla fisicità dei luoghi e questi a storie e immagini che passano attraverso le generazioni».
Come ogni cammino, la ricchezza di questo viaggio è stata anche nel viverlo insieme. Giorgio e Laura hanno evidenziato: «Bello il cammino con i compagni di viaggio, persone simpatiche e di grande umanità».
Matteo ha realizzato il desiderio che l’ha accompagnato per molto tempo, con un regalo speciale: «Un pellegrinaggio perfettamente organizzato e tante emozioni e ricordi. Particolarmente emozionante è stato per me poter festeggiare il mio compleanno sul monte Tabor, nel sito della Trasfigurazione di Nostro Signore, un ricordo che mi accompagnerà sempre e che ha reso questo compleanno il più speciale di tutti».
Cosa ci si porta a casa da questo viaggio? «Questo pellegrinaggio sarà motivo per noi di maggiore impegno per vivere la nostra Fede» - hanno dichiarato Francesco e Nicoletta Mazzotta, e ancora: «Quando torneremo alla vita di tutti i giorni, forti di questa esperienza, troveremo le parole giuste in ogni situazione che richiederà il nostro contributo» - ha aggiunto la ricercatrice Liverana Lauretti. Infine un’esortazione del ricercatore Lorenzo Stagnati: «Portiamo a casa e riviviamo nella vita di tutti i giorni il messaggio del Vangelo».