NEWS | Mercoledì delle Ceneri

"Detestate il male, attaccatevi al bene". L'omelia di mons. Giuliodori

02 marzo 2022

"Detestate il male, attaccatevi al bene". L'omelia di mons. Giuliodori

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(Letture:  Gl 2,12-18; Sal. 50; 2Cor 5,20 - 6,2; Mt 6,1-6.16-18)


Iniziamo il nostro cammino quaresimale mentre ci troviamo ad affrontare un momento drammatico per la vita dell’umanità e in particolare per il continente europeo. Non siamo ancora usciti totalmente dalla morsa della pandemia, che tanto ci ha condizionato e provato in questi ultimi due anni, e improvvisamente un’altra immane tragedia è esplosa nel mondo: quella ancora più devastante e sconvolgente di una guerra nel cuore stesso dell’Europa. Pensavamo che i conflitti europei fossero ormai relegati ai libri di storia e alle ricostruzioni mediatiche. Pensavamo che la pesante lezione ereditata dal secolo scorso avesse prodotto gli antidoti necessari per non essere risucchiati nella logica della prevaricazione e della violenza. Purtroppo non è così. Nell’incredulità e nello sconcerto che ci ha afferrati, sentiamo tutto il peso e l’angoscia di una guerra assurda e devastante che colpisce in particolare l’Ucraina, sottoposta ad una violenta aggressione militare da parte della Russia. Ma è un conflitto che si estende inesorabilmente anche al resto dell’Europa che senza cedere alla logica della violenza cerca di mettere in campo altri deterrenti che ci auguriamo possano essere più efficaci delle armi anche se comportano comunque tensioni e sacrifici.

Che cosa possiamo fare di fronte a questo scenario? Come possiamo reagire di fronte a tanta sofferenza? Quali altre armi possiamo contrapporre a quelle militari messe in campo per distruggere il nemico? Ci viene in soccorso l’odierna liturgia che nell’orazione che ha introdotto la Liturgia della Parola ha indicato una precisa direzione: «concedi al popolo cristiano di iniziare con questo digiuno un cammino di vera conversione, per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male». Non ci viene detto di restare inermi o di lasciarci sopraffare dalla rassegnazione ma di combattere e affrontare vittoriosamente lo spirito del male.

La violenza e la guerra scatenano reazioni corrispondenti e alimentano la spirale di distruzione. Occorre certamente reagire e combattere, ma non con le stesse armi che finiscono per spingere tutti nel vortice dell’odio, bensì con le armi che il Vangelo ci indica e che oggi in questa giornata di inizio della Quaresima ci vengono offerte dalla grazia divina. Servono le armi appropriate per quel combattimento spirituale che solo può tracciare una via solida per la pace e garantire la giustizia, come indicato da San Paolo nella lettera agli Efesini: «Prendete dunque l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno cattivo e restare saldi dopo aver superato tutte le prove. State saldi, dunque: attorno ai fianchi, la verità; indosso, la corazza della giustizia; i piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo della pace. Afferrate sempre lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutte le frecce infuocate del Maligno; prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio» (Ef 6,13-17).

Solo con queste armi si può rispondere al male con il bene e rovesciare radicalmente la prospettiva come scrive ancora San Paolo nella lettera ai Romani «La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene […] Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti. Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all'ira divina. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene (Rm 12, 9-21).

Dobbiamo invocare in primo luogo la grazia della conversione che significa ritrovare il senso pieno ed ultimo della nostra esistenza. Siamo stati creati per essere segno dell’amore divino e vivere nella comunione fraterna. Il male, rappresentato attraverso il peccato originale, che fin dall’inizio insidia il cuore dell’uomo, deve essere combattuto a partire da noi stessi e dalle relazioni che qualificano la nostra vita: dalla famiglia alla società, dalla comunità universitaria alla realtà ecclesiale fino alla politica e alle relazioni nazionali e internazionali. Le riflessioni che Papa Francesco ci ha offerto nell’Enciclica Fratelli tutti, sono illuminanti ed emergono con la loro stringente attualità soprattutto in questo scenario di guerra. In tutto e in ogni luogo dobbiamo contrastare la tentazione ad alimentare divisioni e conflitti per essere sempre più costruttori di solidarietà e condivisione fraterna, binari su cui cammina e cresce una convivenza pacifica e armoniosa. Quest’oggi il suggestivo rito delle ceneri ci ricorda ciò che siamo e ciò che siamo chiamati ad essere. Con la frase “Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai”, facciamo memoria della nostra piccolezza e fragilità, mentre con l’invito a “convertirci e credere al vangelo” ci viene indicata la strada maestra della sequela del Signore. Solo così potremo fare davvero nostre le parole proclamate nel Salmo responsoriale: «Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo».

Il testo evangelico che abbiamo ascoltato richiama poi gli atteggiamenti concreti che contribuiscono alla conversione e ne manifestano i frutti: la carità, la preghiera e il digiuno, vissuti non per apparire o per ostentare la propria religiosità, ma per esprimere con sincerità di cuore la partecipazione all’opera misericordiosa di Dio che rinnova il nostro cuore e l’intera umanità. Dobbiamo credere che questo è possibile, perché la fede ci aiuta a vedere oltre il dramma di questo conflitto anche i segni di speranza, dalla solidarietà diffusa e operosa con il popolo ingiustamente aggredito all’impegno concreto delle nazioni europee per contrastare la logica della prepotenza armata con forme di deterrenza pacifica e, ci auguriamo, non meno efficaci. La profezia ricca di speranza che abbiamo ascoltato nella prima lettura possa riflettersi anche sulla situazione odierna e darci il conforto necessario nella certezza che Dio è «misericordioso e pietoso, lento all'ira, di grande amore».

Ci attendono giorni lunghi e difficili, che il tempo di Quaresima può aiutarci a vivere con spirito di purificazione e di autentico rinnovamento. A ritmare il cammino può aiutarci il messaggio del Santo Padre Francesco per questo tempo quaresimale. La riflessione parte da una frase della lettera ai Galati: «Non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo
a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti» (Gal 6,9-10a). Il testo ricco di numerosi spunti per vivere le dimensioni proprie della Quaresima è anche un’esortazione a fare frutti di bene nella concretezza della nostra vita. «La Quaresima è tempo propizio – afferma il Santo Padre - per cercare, e non evitare, chi è nel bisogno; per chiamare, e non ignorare, chi desidera ascolto e una buona parola; per visitare, e non abbandonare, chi soffre la solitudine. Mettiamo in pratica l’appello a operare il bene verso tutti, prendendoci il tempo per amare i più piccoli e indifesi, gli abbandonati e disprezzati, chi è discriminato ed emarginato (cfr Enc. Fratelli tutti, 193)».

Il testo del Messaggio verrà poi distribuito al termine della celebrazione perché ci aiuti a vivere intensamente il cammino che ci prepara alla Santa Pasqua e a ricevere il dono più prezioso che il Risorto ha fatto a suoi discepoli e a tutti noi: la pace! Amen.

L'omelia di

Mons. Claudio Giuliodori

Mons. Claudio Giuliodori

Assistente Ecclesiastico Generale di Ateneo

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