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Giustizia riparativa, la lezione del premio Balzan John Braithwaite
Il professore, emerito all’Australian National University, è considerato uno dei “padri” della disciplina
| Katia Biondi
22 aprile 2024
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Il 18 febbraio 1984, durante il pontificato di Giovanni Paolo II e la presidenza della Repubblica di Sandro Pertini, vi fu la firma dell’Accordo di revisione del Concordato lateranense tra Santa Sede e Repubblica Italiana, avvenuta a Villa Madama a Roma da parte del cardinale segretario di Stato Agostino Casaroli e del presidente del Consiglio Bettino Craxi.
A quarant’anni dall’entrata in vigore di tali norme, il 19 aprile si è svolto nella Cripta dell’Aula Magna un seminario su due principi cardine della dottrina sociale della Chiesa, opportunamente citati nell’art. 1 dell’Accordo del 1984: la promozione dell’uomo e il bene del Paese.
Nel suo saluto Guido Merzoni, preside della Facoltà di Scienze politiche e sociali che ha patrocinato il seminario, con legittimo orgoglio ha fatto presente che l’insegnamento di Storia e sistemi dei rapporti tra Stato e Chiesa è sempre stato istituzionalmente collocato negli insegnamenti del piano di studi della Facoltà e contribuisce a considerare la religione nell’ambito dello spazio pubblico quale arricchimento del percorso formativo della coscienza dell’individuo.
L’attuale titolare di questa disciplina (collocata ora nel piano di studi del corso di laurea magistrale in Politiche europee ed internazionali), professor Antonio Chizzoniti, ha introdotto i temi del seminario avvalendosi delle parole dei protagonisti di quel periodo storico: il cardinal Casaroli, che affidava l’Accordo «al vaglio della storia e della vita quotidiana», e monsignor Montini che, da arcivescovo di Milano agli inizi degli anni Sessanta, aveva detto che considerava «un intervento della Provvidenza la perdita del potere temporale della Chiesa».
L’introduzione del professor Chizzoniti ha dato l’avvio all’intervento di Cesare Mirabelli, protagonista della revisione concordataria nella seconda metà degli anni Ottanta, presidente emerito della Corte costituzionale, già vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, legato all’Università Cattolica del quale è stato consigliere d’amministrazione dell’Istituto Toniolo mentre oggi siede nel consiglio d’amministrazione della Fondazione Policlinico Gemelli.
Il presidente Mirabelli si è soffermato sull’art. 1 dell’Accordo di revisione che fa chiaro riferimento all’art. 7 della Costituzione e al documento conciliare Gaudium et spes, circa i rapporti tra Chiesa e comunità politica, in un sistema di cooperazione tra Stato e Chiesa (diverso da quello francese in quanto non vige un sistema separatista ma di collaborazione) nel contesto di uno Stato pluralista secondo l’impostazione costituzionale che vedeva gli apporti costruttivi da parte cattolica di Giuseppe Dossetti e da parte laica di Piero Calamandrei.
Tale Accordo si collocava in un contesto di conservazione ma anche di innovazione. La novità è costituta dalla “parlamentarizzazione”: «la responsabilità non è solo del Governo ma anche il Parlamento, coinvolgendo maggioranza e opposizione, voleva dire la sua circa i contenuti proposti in particolare rivedendo la Costituzione per eliminare i privilegi della Chiesa, riconducendo il tutto sotto l’art. 8 relativo alle intese con le confessioni religiose dove lo Stato era protagonista della disciplina».
La libertà della Chiesa, il riconoscimento del suo esercizio, i rapporti tra enti e discipline patrimoniali, la condizione matrimoniale incidente sulla vita del cittadino, vengono viste in una prospettiva nuova, in relazione alla centralità della persona e al bene del Paese, inteso come servizio e non come rapporto di potere.
A tali affermazioni ha fatto eco l’intervento della professoressa Antonella Sciarrone Alibrandi, giudice della Corte costituzionale, già prorettore vicario dell’Università Cattolica e sottosegretario del Dicastero vaticano per la Cultura e l’Educazione: «A distanza di 40 anni si capisce di più la ratio di tali norme. Gli accordi di Villa Madama hanno rafforzato il principio di laicità nel nostro ordinamento e hanno introdotto un nuovo modo di rapportarsi con le altre confessioni religione nell’ottica della collaborazione e promozione del bene del Paese». E ancora: «Nel solco del magistero di papa Francesco tale normativa in prospettiva collaborativa apre la porta ad una presenza positiva della religione nella società civile, rilevante in un’epoca in cui la secolarizzazione prende spazio».
A conclusione del seminario, il professor Chizzoniti ha ribadito l’intento di uno studio in prospettiva futura dell’evoluzione di tale normativa di quarant’anni fa: «La collaborazione è un modo per non perdere la ricchezza della dimensione spirituale del bene del Paese, che è il bene comune secondo gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa, in un effetto moltiplicatore che include le altre confessioni religiose».
Ha colto l’occasione, inoltre, per citare due maestri dell’Università Cattolica che si sono confrontati con questi temi: il compianto professor Antonino Consoli, primo titolare della cattedra di Storia e sistemi dei rapporti tra Stato e Chiesa presso l’allora Facoltà di Scienze politiche, e il professor Giorgio Feliciani, docente di Diritto canonico ed ecclesiastico presso la facoltà di Giurisprudenza. Ciò a testimonianza del fatto che la vita accademica è fatta anche di relazioni umane che innervano le relazioni scientifiche, come ha sapientemente sottolineato il presidente Mirabelli.
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