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Come difendere l’agricoltura dal cambiamento climatico

05 dicembre 2023

Come difendere l’agricoltura dal cambiamento climatico

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Quello che non si trova sui libri lo si impara dalla terra. I libri di scuola non parlano delle zucche berrettine raccolte a fine agosto, invece di ottobre, per evitare le scottature di un’estate torrida e neppure raccontano di un’uva che, complice la siccità, è sempre più zuccherina. O ancora non dicono di vacche che partoriscono con una settimana di anticipo per le elevate temperature. Per toccare con mano la realtà, quella che ancora non entra nelle pagine dei libri, due classi dell’Istituto Raineri Marcora di Piacenza hanno partecipato a una giornata di approfondimento sulle conseguenze del cambiamento climatico per il settore dell’agricoltura organizzata dalla facoltà di Scienze agrarie, alimentari, ambientali dell’Università Cattolica.

L’incontro, nell’ambito del progetto Siram” (Sustainable Innovations for Regenerative Agriculture in the Mediterranean Area), dal titolo “Quale agricoltura per una produzione alimentare sostenibile nell’epoca del cambiamento climatico”, ha avuto due distinti momenti: in mattinata al fienile delle residenza Gasparini i ragazzi hanno ascoltato i docenti universitari che li hanno introdotti al tema dell’agricoltura rigenerativa e nel pomeriggio hanno potuto visitare l’azienda sperimentale Cerzoo.

Nei saluti alle classi Marco Trevisan, preside della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali, ha ricordato che proprio in questi giorni si è aperta la Cop28 a Dubai. «Dove si discute - dice il preside - di come ridurre le emissioni. In tal senso l’agricoltura è uno dei settori che di più può contribuire alla riduzione delle emissioni. Benché spesso venga accusata di essere fra i principali emettitori, cosa che in realtà non è in quanto contribuisce in questo solo per un 10%, con la gestione del territorio l’agricoltura contribuisce alla riduzione delle emissioni in maniera importante».

«È fondamentale - prosegue Trevisan - comprendere l’importanza del ruolo di chi si lavora nell’agrifood. Spesso queste figure sono poste in secondo piano rispetto a chi si occupa del versante economico o del marketing, in realtà chi produce è la persona più importante perché senza il prodotto non si vende nulla. Negli ultimi 30 anni è stato un po’ dimenticato».

Ad ascoltare gli interventi erano presenti le classi del Raineri Marcora IV A dell’indirizzo Produzione e trasformazione dei prodotti e la IV B di Viticoltura ed enologia. «Si tratta di un’esperienza di aggiornamento e approfondimento sia per gli studenti sia per noi docenti - dice l’insegnante Paola Gazzola, che ha accompagnato i ragazzi insieme alla collega Azzura Abelli - poiché si affrontano argomenti attuali».

Prima di recarsi a Cerzoo, in mattinata si è così parlato di cambiamento climatico, di agricoltura rigenerativa e di biostimolanti. «Il suolo è una risorsa naturale solo lentamente rinnovabile - dice il ricercatore della Facoltà Andrea Fiorini - se depauperato serve tempo perché ritorni ai livelli di produttività iniziali».

Il professor Vincenzo Tabaglio ha invece preso in esame anche gli aspetti positivi che il mutamento del clima ha sull’agricoltura: «Ci soffermiamo sempre sui riflessi negativi, ma ce ne sono anche di positivi da prendere in esame - spiega - pensiamo all’innalzamento delle temperature che porta oggi ad avere vigneti là dove non c’erano. Pensiamo alla coltivazione, anche in Italia, delle specie come l’avocado e il mango. Qualcuno scherza sulla filiera del mango italiano, ma in Sicilia ci sono 500 ettari di terreno coltivati. C’è poi l’aumento della Co2, che porta a un aumento delle produzioni, come accade ad esempio a Fiorenzuola in quella di frumento. È chiaro però che, a fronte di tutto questo, ci sono altri problemi molto seri».

Un articolo di

Filippo Lezoli

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