Il 30 novembre il Mec, Master in Eventi e Comunicazione per la Cultura ha presentato il libro Comunicare la cultura, oggi di Andrea Maulini. Nell’accogliente salotto di Vita e Pensiero, libreria dell’Università Cattolica ospiti e studiosi hanno provato a raccontare, partendo dal libro, la comunicazione culturale efficace per eventi e spettacolo dal vivo.
Andrea Maulini ha portato in luce soprattutto le criticità e i cambiamenti che interessano le modalità di comunicare la cultura oggi, a seguito della pandemia.
L’autore racconta che, se all’inizio il volume doveva essere una revisione della edizione precedente, in realtà, si è rivelato un lavoro lungo, un anno e mezzo per cercare di offrire delucidazioni su un tema in costante evoluzione negli ultimi anni. La pandemia ha cambiato il modo di fare comunicazione della cultura ma non solo, ha cambiato il pubblico o, per meglio dire, i pubblici ai quali rivolgersi.
L’incontro è stato guidato da Maulini. Sono intervenuti Claudia Cannella, presidente di Hystrio, Giovanni Soresi, storico Direttore comunicazione del Piccolo Teatro, e Luca Monti, docente e curatore del Master Mec Eventi e Comunicazione per la Cultura dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Dalle parole dell’autore Andrea Maulini e dal contributo dei suoi interlocutori è emerso come la comunicazione della cultura sia un aspetto fondamentale ai fini della diffusione e della creazione di un tessuto sociale reattivo e partecipativo. Tuttavia, gli strumenti comunicativi devono tenere conto della specificità dell’oggetto e a questa adeguarsi, assumendo forme peculiari.
La prima questione mossa da Maulini è stata appunto: È cambiato il pubblico oggi?
Questo quanto emerso dagli ospiti. Il pubblico è cambiato tanto ed è cambiata anche la comunicazione della cultura. Oggi è un pubblico fin troppo anziano, acculturato e mediamente benestante. Parallelamente, però, assistiamo alla nascita e alla crescita di un nuovo pubblico, formato da generazioni che si appassionano alla parte viva della cultura e che ne fruiscono secondo modalità e strumenti nuovi.
Inoltre è emerso, dalle parole di Claudia Cannella, come in realtà, nonostante la grave crisi subita dallo spettacolo dal vivo con la pandemia, a differenza di altri ambiti, la dimensione teatrale stia assistendo ad un ritorno del pubblico che farebbe sperare ad un livello pre-pandemico del 2019 in pochi tempi.
Una delle questioni più importanti tra quelle sollevate è che la qualità dello spettacolo sia fondamentale per fare il tutto esaurito, e che quindi sia normale che uno spettacolo che non vale, seppur ben comunicato non possa avere il giusto seguito. Questo forse è anche dovuto al fatto che se il cinema o la musica possono avere altre “vite”,online ad esempio, il teatro è unico e insostituibile; quindi, piattaforme digitali teatrali nate in periodo pandemico, ad esempio, per sostituire lo spettacolo dal vivo si sono esaurite subito una volta finita l’emergenza sanitaria.
Il pubblico ha voglia di interagire e di essere presente in sala per vivere uno spettacolo con “gente in carne d’ossa”. Per questo la Cannella ha portato l’esempio lampante di Checco Zalone, il quale, sparito dalle scene da undici anni, pur non facendo pubblicità abbia già ottenuto il tutto esaurito.
Inoltre, ha continuatoLuca Monti, il pubblico deve potersi sentire a casa in qualche modo “coccolato” quando va a teatro per questo la comunicazione deve essere importante anche sotto questo punto di vista. L’idea è quella della cura, come è emerso dalle sue parole, di un coinvolgimento e di una sollecitazione “gentile” del pubblico, in modo che quest’ultimo possa abitare i luoghi della cultura percependoli come la propria casa.
Per raggiungere questo obiettivo, la comunicazione deve più che mai pensarsi come relazione, intendendo il destinatario del messaggio come polo attivo dello scambio e intercettandolo con un codice comunicativo che lo rappresenti.
Si tratta di un discorso che si sviluppa nella tensione tra due poli; da un lato la desiderabilità di una prospettiva di allargamento del bacino degli utenti delle attività culturali, dall’altro, la necessità di un vincolo di coerenza e specificità delle strategie comunicative e di marketing.
Un’altra questione sollevata è quella relativa all’aspetto economico: Tutti possono permettersi di andare a teatro? Quanto è il reddito di una persona che va a teatro?
I pareri risultano contrastanti. Alcuni spettacoli costano troppo o non possono essere accessibili a tutti o un vero appassionato di cultura non bada al costo del biglietto se è un vero appassionato? I soldi sono quindi davvero un limite concreto che ha favorito la crisi della cultura?
D’altra parte, Claudia Cannella ha sollevato inoltre un altro argomento non di poco conto relativo all’importanza dell’istruzione e dei docenti nella selezione di spettacoli di qualità per avvicinare un giovane al teatro, soprattutto nelle prime esperienze. È fondamentale promuovere la cultura in ambiente scolastico garantendo agli studenti agevolazioni ma è altrettanto essenziale farlo attraverso modalità e progetti che siano in grado di lasciare un segno sul pubblico cui si rivolgono. Anche in questo caso, dunque, emerge la centralità di un lavoro di ricerca e osservazione che guidi le strategie di comunicazione. Per questo c’è bisogno di maggior cura da parte anche degli istituti scolastici perché riescano ad accompagnare e prendere per mano i ragazzi verso la cultura, con l’obiettivo di rendere consapevoli i giovani del fatto che la cultura non sia un bene accessorio ma essenziale alla loro statura nel mondo.
Da uno sguardo d’insieme, è evidente come la diffusione capillare delle nuove tecnologie e dei nuovi media, senza i quali non riusciremmo a pensare le nostre vite, abbia impattato anche sul mondo culturale e come tutto questo possa costituire una risorsa per intercettare nuove tipologie di pubblico e per fidelizzarne delle altre. Tuttavia, la comunicazione della cultura non può essere gestita e condotta alla stregua di altri prodotti e progetti; essa richiede l’elaborazione di strategie peculiari che tengano insieme conoscenza e disponibilità all’evoluzione