I cantanti che hanno chiesto di partecipare a Sanremo 2022 sono stati ancora più numerosi del solito, raccontavano in RAI lo scorso autunno. Da lungo tempo, Il Festival viene visto come il momento ideale per lanciare un album o rilanciare una carriera, ma l’edizione 2022 arriva sull’onda del successo musicale di quella del 2021. Dai Maneskin, vincitori poi approdati ad Eurovision e diventati star internazionali, a canzoni come “Musica leggerissima” (triplo disco platino in poche settimane), alla rinascita di Orietta Berti.
Però i progetti e le prospettive del Festival erano diverse, quando Amadeus ha accettato il terzo mandato da direttore artistico e conduttore. Sanremo 2022 doveva essere uno dei momenti del ritorno alla normalità: una buona parte dell’industria musicale, ferma da quasi due anni, non vedeva l’ora di ripartire, presentare nuove canzoni e nuovi progetti. Poi la nuova ondata di contagi ha cambiato i piani, un’altra volta.
Cosa vedremo, quindi, a partire da martedì 1 febbraio? Certe dinamiche di Sanremo sono ormai codificate e immutabili. Ovvero, cambiano i personaggi, ma la storia è sempre quella: un evento dove le polemiche sono parte del racconto e ogni cosa viene presentata come eccezionale e fantastica. Nelle ultime settimane, quasi ogni sera al TG1 c’era Amadeus a presentare un nuovo ospite (anzi, sempre un “superospite”), come se fuori dalla bolla sanremese tutto fosse tornato a com’era prima della pandemia. Sarà invece un Festival comunque un po’ diverso per i limiti imposti dalla situazione attuale.
Saranno sempre cinque lunghe serate televisive che diventano il centro di ogni discussione sociale e mediale. Sanremo parte dalla musica e dalle canzoni, ma in realtà punta sempre molto di più su quello che è (solo apparentemente) il contorno: lo spettacolo, gli ospiti, le gag, etc.
Questo contesto sarà inevitabilmente diverso: tornerà il pubblico in sala, assente nel 2021, ma la sala stampa, dove tradizionalmente nascono molte polemiche, sarà molto ridotta, come l’anno scorso. I media, in generale, seguiranno il Festival più da lontano che sul posto. Una nave da crociera (fornita dello sponsor) verrà usata come set distaccato al posto del palco cittadino della piazza di fianco al teatro Ariston.
Il risultato di questo tortuoso processo è che comunque Amadeus è riuscito a mettere in piedi un cast musicale importante, almeno sulla carta: 22 cantanti che vanno da Gianni Morandi (con brano scritto da Jovanotti) al rapper Rkomi (il suo album “Taxi driver” è in testa alla classifica italiana del 2021) con tutto quello che sta in mezzo. Ci sono ritorni eccellenti (ben 5 artisti già vincitori in passato: Elisa, Mahmood, Massimo Ranieri, Emma, Fabrizio Moro), nomi pensati per il pubblico più giovane (Aka7even, Sangiovanni), altri per quello più adulto (Iva Zanicchi), assieme proposte più raffinate (come il cantautore Giovanni Truppi). A questi 22 si aggiungono i tre vincitori della sezione giovani, svoltasi a dicembre: concorrono direttamente tra i “big”. Il tentativo è quello di confermare l’aggiornamento della proposta musicale, iniziato con successo negli anni scorsi.
Sanremo, però, rimane prima di tutto uno spettacolo televisivo: se le performance saranno diluite in ore e ore di varietà sarà il “solito” Festival. L’anno scorso, da questo punto di vista il Festival fu un flop: ascolti in calo e Amadeus criticato per avere proposto uno show vecchio stile, in contrasto con la proposta musicale più contemporanea. Arrivare al fine serata, nel 2021, era un’impresa di resistenza: speriamo che quest’anno ci porti, se non normalità, almeno un po’ di sintesi.
Per il resto, prepariamoci al solito dibattito tra apocalittici e integrati: Sanremo è un evento divisivo da prima che si usasse questo aggettivo. Da un lato, chi lo snobba e pensa sia il segno del declino della nostra società. Dall’altro, il fandom di chi lo aspetta per 51 settimane e gli operatori dell’industria culturale che lo prendono molto (troppo?) sul serio.
Alla fine, la verità sta nel mezzo: è una settimana di intrattenimento, certe volte fatto bene altre volte terribilmente trash. Una settimana che regala un po’ di musica leggerissima e che permette di capire le dinamiche dei media e della cultura pop contemporanea, nel bene e nel male.