Uno dei temi principali del discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella pronunciato il 2 febbraio durante la cerimonia di insediamento a Montecitorio per il suo secondo settennato ha riguardato la diseguaglianza economica. Il Presidente ha affermato: « Costruire un’Italia più moderna è il nostro compito. Ma affinché la modernità sorregga la qualità della vita e un modello sociale aperto, animato da libertà, diritti e solidarietà, è necessario assumere la lotta alle diseguaglianze e alle povertà come asse portante delle politiche pubbliche ».
In effetti il tema della diseguaglianza economica era stato affrontato anche dal Presidente del Consiglio Mario Draghi nel suo discorso di insediamento di un anno esatto fa il 17 febbraio 2021. Ecco le sue parole: “Gravi e con pochi precedenti storici gli effetti sulla diseguaglianza. In assenza di interventi pubblici il coefficiente di Gini, una misura della diseguaglianza nella distribuzione del reddito, sarebbe aumentato, nel primo semestre del 2020 (secondo una recente stima), di 4 punti percentuali, rispetto al 34,8% del 2019. Questo aumento sarebbe stato maggiore di quello cumulato durante le due recenti recessioni”. Il coefficiente di Gini, cui fece riferimento Draghi in quell’occasione, viene utilizzato in tutto il mondo nelle statistiche ufficiali, ed è una misura che varia da 0 a 100, assumendo il valore pari a 0 nel caso di perfetta equità nella distribuzione del reddito (cioè quando tutti gli individui percepiscono lo stesso reddito) e un valore pari a 100 nel caso di massima disuguaglianza, cioè quando un solo percettore di reddito detiene tutto il reddito dell’economia e tutti gli altri hanno reddito pari a zero. Invero, la crescita della diseguaglianza in Italia non è certamente un fenomeno tipico di questo periodo di pandemia e costituisce, al contrario, una caratteristica costante degli ultimi anni. L’indice di Gini, infatti, cresce ormai costantemente in Italia dal 2007 (quando era al 32,9%) fino a raggiungere il valore di 35,9 nel 2017 (ultimo dato ufficiale rilasciato dalla World Bank) quando la media dei paesi dell’Unione Europea era 31,3% e solo tre Paesi dell’Unione mostravano una situazione più diseguale della nostra (Bulgaria, Lituania e Romania). Nello stesso anno a livello mondiale la media era del 36,1, quindi appena superiore al valore registrato nel nostro Paese.
Ma perché la diseguaglianza economica è così importante? Certamente si tratta di un’attenzione ai temi della giustizia sociale. Ma è solo per questo che il tema è stato posto così in evidenza nell’atto di insediamento delle prime due cariche dello stato ? In realtà, per sottolineare il fatto che non sia solo questo il tema, in un passo successivo del suo discorso il Presidente Mattarella, opportunamente, aggiunge «Le diseguaglianze non sono il prezzo da pagare alla crescita. Sono piuttosto il freno di ogni prospettiva di crescita». In effetti la relazione tra diseguaglianza e crescita al quale fa riferimento il Presidente della Repubblica è un tema che ha affascinato intere generazioni di economisti. Essa dipende da un gran numero di fattori, ma gli argomenti più convincenti, su cui concordano la maggior parte degli studiosi, vanno nella direzione di un meccanismo circolare di causazione. In estrema sintesi: elevati livelli di crescita del reddito pro-capite sembrano il più delle volte portare all’acuirsi della concentrazione dei redditi nelle mani di pochi percettori e, dunque, a una maggiore diseguaglianza.