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Dopo la pandemia la protezione della salute è una sfida europea

04 novembre 2021

Dopo la pandemia la protezione della salute è una sfida europea

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Nell’ultimo anno e mezzo gli Stati europei sono stati costretti a lavorare insieme per contrastare la pandemia. Ora, in piena fase post-pandemica, segnata dal rapido avanzamento della campagna vaccinale, che bilancio si può fare della cooperazione europea in materia sanitaria? È l’obiettivo che si pone il XIX Convegno nazionale di diritto sanitario dal titolo “Salute e sanità nella prospettiva europea. Oltre l’art. 168 TFUE?” in programma venerdì 5 e sabato 6 novembre all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Tra i relatori Roberto Speranza, ministro della Salute, Mario Monti, presidente della Commissione paneuropea per la salute e lo sviluppo sostenibile, Sandra Gallina, direttrice generale della DG Salute della Commissione europea, Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità.

Per partecipare in presenza o ricevere il link per seguire i lavori da remoto, è necessario scrivere a: redazione@cortisupremeesalute.it

Qualsiasi sistema nazionale non avrebbe retto all’impatto del Covid-19 senza il coordinamento tra gli Stati membri e l’azione comune delle istituzioni dell’Ue. Basti pensare al ruolo chiave che, a poche settimane dallo scoppio dei contagi in Europa, hanno giocato la sospensione delle regole ordinarie del patto di stabilità, il coordinamento dei controlli alle frontiere, l’attivazione del sistema eurounitario di protezione civile, nonché, a seguire, la tempestiva mobilitazione per dotarsi degli strumenti necessari a contrastare, insieme all’emergenza sanitaria, la crisi sociale ed economica da questa innescata. Su tutti: l’approvvigionamento comune dei vaccini, sotto il coordinamento della Commissione e dell’EMA; la scelta storica di condivisione del debito allo scopo di finanziare il Next Generation EU, che ha dotato gli Stati membri delle risorse necessarie a sostenere i rispettivi Piani nazionali di ripresa e resilienza, con l’Italia come principale beneficiario di tali fondi.

Per altro verso, questa esperienza ha condotto ad accelerare l’impegno dell’Unione diretto a rafforzare gli strumenti comuni per la protezione della salute dei suoi cittadini (tale è, ad esempio, l’istituzione della nuova European Health Emergency Preparedness and Response Authority-HERA, il cui ruolo sarà strategico per prepararci a future pandemie, dalla periodicità incerta, ma dall’eventualità altamente probabile) e a supportare i sistemi sanitari nazionali (ciò che sarà possibile grazie a una missione specifica del Pnrr dedicata all’innovazione tecnologica e alla sanità territoriale, ma che avverrà anche grazie al riorientamento dei finanziamenti diretti e dei fondi strutturali: ad esempio, il nuovo Fondo sociale europeo ha previsto, per la prima volta, apposite risorse per migliorare l’equità nell’accesso ai servizi sanitari, specialmente a beneficio dei gruppi di popolazione più svantaggiati).

In questo scenario si colloca la due giorni di studio che si propone di individuare le possibili direttrici di sviluppo della cooperazione europea in campo sanitario. Nonostante, infatti, l’organizzazione e la gestione dei servizi sanitari resti una competenza propria degli Stati membri, le diverse riforme dei Trattati hanno progressivamente arricchito il bagaglio di competenze dell’Unione relativamente alla protezione della salute con riferimento ad ambiti limitati ma strategici: si pensi per esempio a quello della ricerca, oppure al settore del farmaco, oppure, ancora, alla sicurezza alimentare e alla sanità veterinaria, nonché alle norme sull’assistenza sanitaria transfrontaliera. Si tratta di progressi a volte rimasti in secondo piano nella riflessione giuspubblicistica, anche perché veicolati non soltanto da regolamenti e direttive per l’armonizzazione degli ordinamenti giuridici nazionali ma altresì mediante numerosi strumenti di soft law, e che oggi si impongono all’attenzione anche per verificare se i Trattati forniscano una base giuridica ancora sufficiente per le esigenze poste dalle trasformazioni ambientali e sociali.

I lavori del convegno nazionale si articoleranno su due giornate. La giornata di venerdì 5 novembre (ore 9.30-17.30) - focalizzata sui profili giuridici del tema – si articolerà in tre sessioni di studio, rispettivamente dedicate alla rilevanza della protezione della salute e della materia sanitaria nell’ordinamento eurounitario, all’ambito dell’assistenza sanitaria transfrontaliera, al tema dell’equità nella salute e nei servizi sanitari. Offrirà invece uno sguardo interdisciplinare, di interesse anche per i non addetti ai lavori, la mattina di sabato 6 novembre (ore 9.30-13.30), con una tavola rotonda aperta dagli interventi di introduttivi di Franco Anelli, rettore dell’Università Cattolica, Roberto Speranza, ministro della Salute, Mario Monti, presidente della Commissione paneuropea per la salute e lo sviluppo sostenibile, Sandra Gallina, direttrice generale della DG Salute della Commissione europea. Sulle prospettive post-pandemiche e sul futuro della cooperazione europea in materia sanitaria si confronteranno tra gli altri Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità, Americo Cicchetti, direttore Alta Scuola di Economia e Management Sanitario (Altems) e ordinario di Organizzazione aziendale in Cattolica, Walter Ricciardi, ordinario di Igiene all’Università Cattolica. La mattina si concluderà con un dialogo, coordinato dal giornalista Alberto Bobbio, tra Renato Balduzzi, docente di Diritto costituzionale in Cattolica e direttore scientifico del convegno, e Paolo Perulli, sociologo dello sviluppo, autore del libro Nel 2050. Passaggio al nuovo mondo.

Il XIX Convegno nazionale di diritto sanitario è promosso, oltre che dalla facoltà di Giurisprudenza e dal Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università Cattolica, dalla Società italiana di Diritto sanitario (SoDiS) e dalla sua rivista quadrimestrale “Corti Supreme e Salute”. Collaborano all’organizzazione l’Istituto di Studi sui Sistemi Regionali Federali e sulle Autonomie “Massimo Severo Giannini” (Issirfa-Cnr); l’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e il contrasto delle malattie della povertà (Inmp); il Laboratorio “Health&Law in Europe and Italy” - Altems dell’Università Cattolica; il Centro interdipartimentale per il management sanitario dell’Università del Piemonte Orientale (Ceims). L’iniziativa si svolgerà anche con il sostegno della Fondazione CRT.
 

Un articolo di

Davide Servetti

Davide Servetti

Ricercatore - Dipartimento di Scienze giuridiche

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