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Elisabetta II, Regina al servizio del suo popolo

09 settembre 2022

Elisabetta II, Regina al servizio del suo popolo

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«The Queen is dead. Long live the King!». La morte di un monarca rappresenta per uno storico il momento in cui è più evidente la forza e anche, in un certo senso, il mistero dell’istituzione millenaria della Corona. Il trono, come spiegò magistralmente William Blackstone a fine Settecento, non è mai vuoto e quindi, nel momento esatto in cui Elisabetta II ha lasciato questo mondo terreno il figlio Carlo ne è divenuto automaticamente il successore. All’istante, senza cerimonie né incoronazioni, quasi per magia. Ecco spiegata la ragione che si nasconde dietro al duplice messaggio in cui, all’annuncio della morte della regina, si accompagna anche – contestualmente – l’augurio per il nuovo re.

Le considerazioni istituzionali sulla stabilità della successione monarchica, tuttavia, oggi sono – giustamente – oscurate dal ricordo di Elisabetta II, regina dei record, certo, ma non solo. Sarebbe troppo facile concentrarsi sui molti primati che la eccezionale longevità le ha permesso di raggiungere: la straordinaria durata del regno; i rapporti con i Primi Ministri britannici da Winston Churchill a Liz Truss; gli incontri con tutti i Presidenti americani – con l’eccezione di Lyndon Johnson – e con innumerevoli altri Capi di Stato stranieri e leader politici e religiosi di tutto il mondo; i viaggi e le visite compiuti in patria e in ogni angolo del pianeta – si stima che durante il Royal Tour del 1954 in Australia ¾ della popolazione ebbero occasione di vedere di persona la Regina; gli eventi epocali di cui è stata testimone, dalla Seconda Guerra mondiale, alla fine dell’Impero, dai Troubles nordirlandesi al tormentato epilogo di Brexit.

Il tempo a Elisabetta non è soltanto passato davanti: la Regina è stata artefice dell’evoluzione costituzionale della Monarchia nel XX e nel XXI secolo apportando cambiamenti la cui portata verrà riconosciuta anche negli anni a venire e ha lavorato fattivamente spendendosi in prima persona per la buona riuscita delle relazioni internazionali del Regno Unito. Non è un caso che, differenziandosi dai tributi che ne elogiavano lo humor o il calore umano, l’ex Premier David Cameron abbia invece sottolineato le qualità “politiche” di Elisabetta, definendola «the world's most experienced diplomat».

Il secondo aspetto per cui il lunghissimo regno di Elisabetta ha lasciato e lascerà un segno profondo nella storia britannica è il modo in cui la regina ha interpretato il ruolo di Capo di Stato divenendo lei stessa personificazione di quel senso del dovere e servizio alla nazione di cui il Monarca dovrebbe sempre farsi carico. «Your servant, Elizabeth R». Così si chiudeva il messaggio della regina per il recente Giubileo di Platino, riecheggiando quell’impegno solenne preso, anche nei confronti del Commonwealth, a 21 anni e ripetuto pubblicamente in occasione della Coronation nel 1953. Ecco, quindi, che le immagini di Elisabetta II a Balmoral mentre riceve la nuova Primo Ministro Truss per nominarla formalmente non rappresentano l’estremizzazione vetero-capitalista del lavorare fino all’ultimo, bensì il supremo atto di servizio di una donna che fin da ragazza accettò di dedicare interamente la propria vita al paese.

Si dice che il “nostro” Umberto I sostenesse che per fare il re bastasse saper firmare, leggere un giornale e andare a cavallo. Non lo credo. E questi 70 anni di regno di Elisabetta ne sono stati una esemplare testimonianza.

Un articolo di

Valentina Villa

Valentina Villa

Docente di Contemporary History - Università Cattolica

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