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Gad Lerner: un incontro per ripensare il mondo e cambiare in bellezza

19 febbraio 2021

Gad Lerner: un incontro per ripensare il mondo e cambiare in bellezza

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Mondialità Consapevole

«Mi auguro che sia finito il tempo delle contrapposizioni esasperate».

Gad Lerner chiude con questa affermazione il lungo “assolo vocale” che lo ha visto protagonista, in qualità di ospite, del Laboratorio di Mondialità Consapevole, che opera nell’ambito del Laboratorio di Economia Locale dell’Università Cattolica di Piacenza.
A quella frase arriva attraverso una narrazione che ha intessuto la propria esperienza personale con i grandi eventi del Novecento, come nel suo libro “Scintille”, per sua ammissione tra i due che più ama di quelli che ha dato alle stampe. Spunti generativi, si potrebbe dire, strumenti di riflessione. Si apre così l’ottava edizione del percorso di mondialità consapevole promosso dal LEL insieme ad alcune associazioni di volontariato internazionale del territorio, che ha scelto come fil rouge degli appuntamenti che si snoccioleranno da questa sera fino al 29 maggio il tema “Cambiare in bellezza”.

Parlando del macro tema affrontato da Lerner “Ripensare al/il mondo”, il giornalista comincia con uno «sguardo dal basso» mettendo a fuoco, lui che è stato migrante, il tema dei flussi migratori.
«L’emigrazione è stata per me provvidenziale due volte - esordisce Lerner - quando i miei genitori decisero di lasciare la regione di Leopoli per andare in Palestina, di fatto salvandosi perché nel 1941 tutti gli ebrei furono sterminati, e una seconda volta quando da Aleppo mio padre si trasferì in Italia. All’epoca avevo solo tre anni». Dopo la gioventù in cui, benché in terra straniera, la consapevolezza di un destino comune diminuiva le diversità, «il clima è cambiato - spiega Lerner - per molti è tornato importante distinguere le proprie identità in anni di rigurgiti di integralismi religiosi, sorti come reazione di rigetto a flussi migratori significativi. È emersa così una nuova circostanza: da una parte si sono esaltate le diversità e le identità separate, dall’altra si doveva comunque convivere con una realtà mescolata».
Separazione che può essere colmata dalla conoscenza, come dimostra il paradosso che avvicina e distingue due città a lui care: Tel Aviv e Beirut, quest’ultima luogo di nascita del giornalista. «Vicine geograficamente (215 km in linea d’aria), sono divise da un confine di guerra impossibile da superare. Sembrano mondi contrapposti, ma se ci si muove per le loro strade si riconosce l’impronta simile nella gioventù, nel cosmopolitismo diffuso, nella libertà dei costumi».

Per ripensare il mondo, l’ospite della Cattolica ripercorre dal basso i suoi viaggi in Africa, dall’Uganda con i suoi 15 anni di età media della popolazione (in Italia sono 45) alla Nigeria, prima di modificare prospettiva e lanciare sul mondo uno «sguardo dall’alto».

Lerner lascia cadere allora una domanda sui vaccini anti-Covid: «Disponendo di maggiori fondi, i Paesi ricchi si salveranno a scapito dei più poveri perché potranno opzionare più dosi stipulando contratti con i privati?». Per rispondere estrae un'altra domanda, questa volta retorica. «Ma l’immunità di gregge cui aspiriamo può essere raggiunta lasciando l’intera Africa e buona parte del Sudamerica senza vaccinazioni?».
E continua con gli spunti di riflessione, Lerner, come quando mette sotto la lente l’area del Golfo Persico - «uno dei luoghi più inospitali del pianeta, con le città più energivore del mondo, ma paradisi del lusso costruiti con lo sfruttamento di manodopera immigrata» - per soffermarsi sulla relazione tra Usa e Israele con le petromonarchie oscurantiste di quella zona. «Domina un’idea di stabilità raggiunta con un accordo tra forti che schiaccia i deboli. Un approccio che può creare reazioni e contraccolpi imprevisti assai pericolosi e laceranti».
Però, sollecitato dalle domande di chi è collegato via streaming, Lerner coglie anche «segnali consolanti», come il blocco da parte di Joe Biden della procedura di uscita degli Usa dall’Oms e dagli accordi sul clima, così come l’atteggiamento dell’Unione Europea sul debito condiviso. Da qui la speranza, di cui si diceva all’inizio, di una ricomposizione delle tante fratture di questi anni.
 
Del resto, come ricorda il prof. Paolo Rizzi del dipartimento di Scienze economiche e sociali della Cattolica e tra i promotori del ciclo di eventi «Stiamo vivendo tempi bui. La speranza e la solidarietà che animavano il primo lockdown sono un ricordo. Ora rimane ovunque disgregazione e paura» sottolinea il prof. Paolo Rizzi, direttore del Lel e tra i promotori del progetto «Ma la bellezza ci può cambiare. Noi possiamo cambiare in bellezza mettendo in comune l'anelito alla giustizia e alla solidarietà che non possono morire. La cura dei rapporti umani e per l'ambiente possono salvarci dalla disperazione perché attivano in noi il meglio che siamo e ci aprono orizzonti vivibili».

Il prossimo appuntamento del Laboratorio di Mondialità Consapevole sarà venerdì 26 febbraio con lo pneumologo Marco Confalonieri, che parlerà de “La salute dopo il coronavirus”.

Per info scrivere a formazione.permanente-pc@unicatt.it

 

 

 

Un articolo di

Sabrina Cliti

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