Bando alle semplificazioni e ai pregiudizi, il tema dell’Islam nelle scuole di diversi ordini e gradi in Italia riguarda un numero crescente di alunni e delle loro famiglie e presenta molte sfaccettature che è importante conoscere nell’ottica di una vera integrazione di culture differenti.
La scuola è un cruciale banco di prova in questa direzione perché è il luogo dove si formano la coscienza critica, la cittadinanza, il rispetto per l’altro. Si parla di questo nel libro Studenti musulmani a scuola. Pluralismo, religioni e intercultura, pubblicato da Carocci e curato da Antonio Cuciniello e Stefano Pasta che verrà presentato in un webinar di venerdì 21 maggio alle ore 17.
«Nel libro proviamo a smontare una visione statica e fissa di Islam e musulmani nella scuola italiana, individuando tematiche trasversali ma al contempo ribadendo - come ci insegna la pedagogia interculturale - le tante sfaccettature che compongono il singolo alunno. Quelle religiose, ma anche quelle di genere, sociali, di eventuale storia migratoria e soprattutto gli incontri fatti, anche in classe - dice Milena Santerini, docente di Pedagogia generale e direttrice del Centro di ricerca sulle Relazioni interculturali dell’Università Cattolica.
Il libro nasce nell’ambito del progetto PriMED - Prevenzione e interazione nello spazio trans-mediterraneo che ha unito ricercatori di 22 università italiane e dei Paesi dell’Organizzazione della Conferenza islamica, i cui responsabili scientifici per l’Università Cattolica sono i docenti Milena Santerini e Paolo Branca.
«I temi affrontati nel testo sono le feste e i simboli religiosi di minoranza in classe, la civiltà arabo-islamica e i possibili punti di contatto nelle diverse discipline, le forme di appartenenza religiosa proposte dalle nuove generazioni - continua Santerini -. E ancora, il contrasto all’estremismo radicale giovanile, l’analfabetismo religioso, il parlare di Islam in classe, l’islamofobia online e alcune proposte didattiche. Tanti temi, tutti uniti nella prospettiva comune del dialogo interculturale, che non pretende di assimilare, né relativizza le differenze, ma crea persone sensibili, capaci di vivere insieme perché consapevoli di un destino comune».
Questo lavoro è il frutto della prima edizione del corso online gratuito di formazione per dirigenti e insegnanti "Lo spazio trans-mediterraneo e il mondo islamico: l’integrazione nel contesto scolastico" nell’ambito del PriMED, di cui ora è in corso la seconda edizione.
Al centro delle domande che i ragazzi di “seconda generazione” di fede islamica pongono alla scuola si riscontra il desidero di essere riconosciuti nella loro “diversità”. Sì, perché la scuola, come dice Anna Granata nel saggio Crescere con l’islam: sfide e risorse delle nuove generazioni all’interno del libro, «è il luogo dove poter costruire una propria identità autonoma, distinta rispetto a quella della famiglia e della comunità».
La scuola è anche il territorio dove ci si confronta anche con “l’analfabetismo del sacro”, si ignora, cioè, che le religioni riflettono la storia, l’evoluzione sociale, le influenze reciproche. La presenza crescente di culture e fedi diverse richiede di rivedere i curriculi in prospettiva interculturale e i libri di testo, i materiali e gli strumenti didattici, quei “ferri del mestiere” che, al di là dei contenuti disciplinari specifici, si fanno portavoce di visioni del mondo.
Il testo propone, inoltre, riflessioni sul coinvolgimento alla cittadinanza invitando alla collaborazione con realtà che sul territorio operano già attraverso percorsi formativi insieme con i rappresentanti delle varie religioni e/o confessioni, o di associazioni culturali, interreligiose. E ancora si parla della riscoperta delle radici comuni alle grandi religioni, ovvero la discendenza abramitica, o anche della “Islamofobia onlife” per indicare come la propagazione di sentimenti di ostilità verso i musulmani avvenga in continuità e con reciproci rimandi tra online e offline.