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I beni culturali? Si tutelano in ufficio e in cantiere

31 maggio 2022

I beni culturali? Si tutelano in ufficio e in cantiere

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Il suo lavoro consiste nel far rispettare la normativa vigente in materia di tutela e conservazione dei beni storico-artistici e culturali.  Un Codice assai preciso, eppure «ogni intervento è una vicenda specifica a sè stante, le necessità sono da valutare in base al contesto e questo rende le soluzioni adottate sempre diverse».

Lo racconta Filippo Piazza, alumnus della Cattolica, dal 2017 funzionario storico dell’arte all’interno della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Cremona, Lodi e Mantova (sue aree di competenza sono Cremona e Lodi).

Tra progetti di restauro, valorizzazione del patrimonio e gestione della mobilità dei prestiti delle opere, il suo lavoro inizia con le valutazioni in ufficio e termina in cantiere. È proprio qui che avviene il confronto con architetti, restauratori e maestranze da cui trae avvio la direzione dei lavori.

«Come integrare le lacune? Fin dove spingere con la pulitura delle superfici? Eliminare i livelli successivi di pittura per portare a galla le fattezze originali oppure mantenere la storia dell’opera? Sono solo alcune delle domande a cui è chiamato a rispondere quotidianamente chi svolge il mio lavoro» spiega Filippo.

Accade perché il fine ultimo è, sì, quello di garantire un restauro conservativo e il più rispettoso possibile, ma anche di migliorare la fruibilità dell’opera.

Questo vale tanto per i beni mobili, come tele, quadri o sculture, quanto per gli immobili. Ne è un esempio l’intervento nell’ex complesso di Santa Monica a Cremona, da poco concluso e oggi sede dell’Università Cattolica.

«L’operazione mi ha accompagnato in tutti questi primi cinque anni di lavoro. Le decine di sopralluoghi fatti alla Chiesa, alla foresteria, al refettorio e ai chiostri hanno portato all’emersione di un apparato decorativo che non conoscevamo. Questo ci ha posto di fronte alla questione di come farlo emergere e convivere coerentemente, senza inficiare l’armonia del contesto» osserva.

E proprio in Cattolica, ma questa volta nella natia Brescia, è iniziato il percorso di Filippo che ha conseguito la laurea in Scienze dei Beni culturali, prima di proseguire nella sede milanese con la magistrale in Storia dell’Arte e, subito dopo, la Scuola di Specializzazione in Beni storico-artistici.

Al 2016 risale l’indizione del Concorso pubblico seguito alla riforma delle Soprintendenze avviata dal Ministro Dario Franceschini.

«In Cattolica - conclude - ho avuto modo di frequentare il corso di Legislazione dei Beni culturali, che si è rivelato importantissimo ai fini del buon esito del concorso che mi ha portato dove sono oggi».

Un articolo di

Bianca Martinelli

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