NEWS | Scienze agrarie

Tra mito e rinascita: c’è anche la Cattolica nel cuore del progetto di sviluppo agro-zootecnico in Camerun

01 agosto 2025

Tra mito e rinascita: c’è anche la Cattolica nel cuore del progetto di sviluppo agro-zootecnico in Camerun

Condividi su:

Non è solo leggenda. Nelle montagne e valli del sud-ovest del Camerun il legame con gli antenati è ancora vivo, carico di mistero e spiritualità. In questi luoghi carichi di storia e sfide, segnati da migrazioni, conflitti e dalle ferite del colonialismo, torna a soffiare un vento di speranza. Ed è proprio l’Università Cattolica del Sacro Cuore a guidare il cambiamento, ponendosi come motore scientifico, formativo e valoriale del Victorine Ebude Project, una grande iniziativa di sviluppo sostenibile che punta a trasformare le terre di Tombel e Kumba in un polo agro-zootecnico moderno.

Promosso dalla Vicky Ebude Foundation (Vicef) e realizzato in collaborazione con la South West Development Authority (Soweda) e il consorzio Kupe – che riunisce imprenditori e professionisti lombardi – il progetto prende il nome da Victorine, regina del popolo Bakossi, alla cui memoria è dedicato l’intero piano. L’Università Cattolica, con la sua Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali, assume un ruolo centrale nella concezione scientifica e formativa dell’iniziativa, guidata dal professor Riccardo Negrini, responsabile scientifico del progetto: «Abbiamo immaginato una piccola Pianura Padana nel cuore dell’Africa», afferma Negrini, sottolineando il trasferimento delle competenze e dei modelli italiani in un contesto nuovo ma fertile di potenzialità.

In collaborazione con enti pubblici e cooperative, il progetto prevede la creazione di allevamenti bovini da seimila capi e pascoli per oltre 30mila capre da latte, con l’obiettivo di produrre ogni giorno 120mila litri di latte Uht di alta qualità, destinati in particolare all’alimentazione infantile. Accanto al latte, verranno prodotti formaggi, yogurt, carne e derivati, contribuendo a ridurre drasticamente il costo dei beni essenziali, oggi insostenibilmente alto: il prezzo del latte, ad esempio, arriva a 3 euro al litro, sei volte il valore medio italiano.

L’iniziativa prevede anche la costruzione di villaggi agricoli sostenibili per almeno 50 famiglie della zona. Le abitazioni, modulari e a basso impatto ambientale, sorgeranno nei pressi di servizi sanitari, mercati e centri sociali. Le famiglie saranno protagoniste della gestione attraverso cooperative agro-zootecniche e un sistema di microcredito agevolato. L’energia sarà fornita da impianti fotovoltaici e a biogas, in un modello circolare e autosufficiente.

Ma è proprio sul fronte della formazione che l’Università Cattolica imprimerà la sua impronta decisiva: insieme all’Università di Camerino e agli atenei camerunesi di Buea – sia statale che cattolico – lancia un programma integrato di alta formazione teorico-pratica per lo sviluppo di professionalità in campo agrario, veterinario e manageriale. Il progetto punta a creare una nuova classe dirigente tecnica camerunese, capace di sostenere e far crescere in autonomia il polo agro-zootecnico.

«Questo progetto è un ponte tra due mondi – spiega Negrini – dove sapere scientifico, cultura e solidarietà si incontrano per costruire un futuro migliore. La Facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali della Cattolica non si limita a trasferire competenze: entra in dialogo con un territorio, con la sua storia e le sue tradizioni. Un progetto di Terza Missione della nostra Università, che si inserisce idealmente nel Piano Africa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, il progetto che punta a portare l’Africa al cuore delle progettualità educative, di ricerca e di terza missione dell’Ateneo».

La Chiesa cattolica ha avuto fin dall’inizio un ruolo da collante spirituale e culturale. La Diocesi di Milano – che forma oggi circa 250 presbiteri africani – conosce bene il contesto camerunese grazie alle sue missioni. L’allora cardinal Prevost, oggi papa Leone XIV, visitò la regione nel 2003, benedicendo i terreni poi destinati al progetto, in un momento carico di simbolismo e dialogo interreligioso: le terre furono consacrate sia con il rito cattolico che con le tradizioni degli sciamani locali.

Oggi, tra l’eco viva della leggenda e la forza della scienza, la memoria della pietra della fertilità si rinnova in una forma concreta: quella del sapere condiviso, della cooperazione internazionale e di uno sviluppo sostenibile che unisce tradizione e futuro.

Un articolo di

Sabrina Cliti

Sabrina Cliti

Condividi su:

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti