La settima edizione del Festival della Pace avrà per tema l’Africa.
Oltre cinquanta occasioni pubbliche e fra questi anche quattro appuntamenti organizzati dall’Università Cattolica.
Martedì 12 novembre, nella sede di via Trieste 17, alle ore 11, la presentazione del volume “Debre Libanos fra storia e memoria”, di Paolo Borruso, ma sarà anche l’occasione per una riflessione più ampia sulla memoria storica quale fondamento di quella cultura della pace.
«L'incontro intende proporre una riflessione a partire dalla strage di circa 2000 tra monaci, fedeli e pellegrini etiopici – precisa il prof. Borruso - compiuta dall’Italia fascista nel santuario di Debre Libanos - cuore del cristianesimo etiopico - nel maggio 1937, un episodio noto agli studiosi, ma totalmente rimosso nella memoria pubblica italiana. Nell’Italia del secondo dopoguerra, le esigenze del nuovo corso democratico e la sua collocazione negli scenari internazionali spinsero a rimuovere memorie e responsabilità di quella violenta e imbarazzante stagione. La vicenda di Debre Libanos fu totalmente oscurata dagli eventi della guerra mondiale, fino al 1945 ed oltre».
La memoria dell’eccidio, infatti, ebbe un percorso tortuoso: per motivi diversi, sia in Etiopia che in Italia, essa finì per subire un occultamento legato agli interessi politici del momento. Il trattato di pace del febbraio ’47 sancì la definitiva rinuncia dell’Italia ai suoi possedimenti coloniali, obbligandola al pieno rispetto della sovranità e dell’indipendenza dello Stato etiopico e alla restituzione dei beni trafugati durante l’occupazione.
Sul versante opposto, l’Etiopia sollevò la questione delle responsabilità italiane alla commissione per i crimini di guerra delle Nazioni Unite, ma fu costretta a retrocedere dall’opposizione inglese, che intendeva dare risalto all’Italia “alleata” dopo l’8 settembre ‘43. Inoltre, l'imperatore Haile Selassie andò concentrandosi sulla restaurazione dell’impero e sulla ripresa della modernizzazione interrotta dall’occupazione fascista, divenendo un riferimento importante per il processo di emancipazione africana.
Nonostante la dissepoltura operata dagli studi storici, l’episodio e i danni collaterali sono rimasti fuori della memoria storica nazionale, mentre in Etiopia è rimasta una ferita mai rimarginata, rimasta sino ad oggi priva di un riconoscimento pubblico e di una memoria condivisa. Obiettivo dell'incontro è anche quello di proporre il tema della memoria in ambito bresciano, con l'istituzione di un luogo memoriale cittadino dedicato alle vittime africane del colonialismo italiano.
Sempre martedì 12 alle ore 17, corridoio Montini, verrà inaugurata la mostra “Vittorino Chizzolini” – L’educazione come via alla pace”.
La mostra intende ricordare Vittorino Chizzolini, il servo di Dio, a quarant’anni dalla morte. Una figura che, sul piano storico-religioso, ha attraversato - com’è noto - la vita del nostro Paese per larga parte del Novecento, con i cruciali avvenimenti che segnarono quel periodo: la Grande guerra, l’avvento del fascismo, la Chiesa di Pio XI e di Pio XII, il secondo conflitto mondiale, la devastazione dell’Italia e la ripresa della vita democratica, le battaglie per una maggiore diffusione dei beni dell’istruzione, il Concilio e la Chiesa di Paolo VI.
Il materiale documentario della Mostra proviene dal Fondo Chizzolini dell’Archivio storico dell’Editrice La Scuola (ora presso l’Archivio per la storia dell’educazione in Italia - “Raccolte Storiche” dell’Università Cattolica di Brescia) e dall’Archivio della Fondazione Tovini. Merita precisare che le foto e i testi riportati nei pannelli che seguono ricoprono solo una minima parte della ricca documentazione conservata nei due Archivi sopra citati.
Particolarmente significativi sono i documenti che accompagnano il percorso di Chizzolini dagli anni giovanili - dove si trova via via conferma della sua vocazione educativa sostenuta da una profonda vita spirituale e da una forte preparazione culturale - sino alla sua attività di maestro, al suo impegno nelle opere sociali e caritative, e, infine, alla sua intensa collaborazione con La Scuola Editrice, di cui divenne uno dei pilastri. Ma non meno significativi sono i documenti della sua corrispondenza: decine di migliaia di lettere, a testimonianza dell’estesa rete di rapporti che Vittorino seppe coltivare nel tempo, dagli intellettuali di fama ai giovani studenti.
Il terzo appuntamento sarà giovedì 21 novembre, ore 15, sala Polifunzionale, con la presentazione del volume Migrareport 2024 che offrirà sguardi sull’Africa, a cura del Cirmib.
Venerdì 22 novembre, alle ore 17.00-19.00, nell'Aula Magna di via Trieste 17 si terrà l'incontro "L’Africa al centro di un nuovo “grande gioco”? Dinamiche geopolitiche regionali e internazionali"
Si discuterà di come il continente risulti sempre più al centro degli interessi di una molteplicità di attori esterni, statuali e non, e di come l’ascesa e il consolidamento di diverse leadership autoctone rilancino le ambizioni di uno spazio geopolitico che punta a giocare un ruolo di primo piano sul piano locale e internazionale.
Muovendo dalle sfide che segnano il continente, l’incontro mira a discutere delle potenzialità della regione, delle dinamiche di potere che ne stanno modificando gli equilibri e della sua postura sul piano internazionale.
Intervengono Giorgio Battisti, Presidente dell’Istituto Internazionale di Diritto Umanitario di Sanremo, Lorena Stella Martini, Analista Politica estera presso ECCO, il think tank italiano per il clima, Aldo Pigoli, Docente di Storia dell'Africa contemporanea in Cattolica e AD di Baia Srl – Business Artificial Intelligence Agency e Andrea Plebani, Ricercatore e research fellow dell’Istituto per gli Studi di Politica internazionale.