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Il futuro della democrazia e l'Europa al voto

18 aprile 2024

Il futuro della democrazia e l'Europa al voto

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«Può ancora esistere una democrazia in Europa?». Con questa domanda ha preso il via il seminario “La democrazia in Europa è in pericolo”, organizzato dal Centro per lo studio della democrazia e dei mutamenti politici (Polidemos), in collaborazione con Statale e Bicocca. A porre il quesito è stato Luca Lionello, docente di Diritto delle Politiche europee dell’Università Cattolica, che ha poi continuato: «Nonostante sia in crescita il peso di quelle forze politiche che criticano l’Europa e le sue istituzioni, i cittadini chiedono ancora un'Europa che funzioni e che li rappresenti». Un modo per riuscire a raggiungere gli obiettivi di cui si è appena parlato, è quello di andare a votare alle elezioni europee.

«Tra il 6 e il 9 giugno si voterà per il Parlamento Europeo, un'occasione che non dovete lasciarvi sfuggire» esordisce Valentina Parasecolo, coordinatrice delle Media Relations UE in Italia. E prosegue: «Se vi sta davvero a cuore vivere in una democrazia, è fondamentale andare alle urne e convincere altre persone a fare lo stesso. In sostanza, non subire passivamente ciò che accade intorno a voi ma essere attivi e propositivi. La Conferenza sul futuro dell’Europa, conclusasi nel maggio 2022, andava proprio in questa direzione: i cittadini potevano presentare autonomamente proposte per il miglioramento dell’Unione». Parasecolo chiude con un dato: «Nel 2019 l’affluenza in Europa è aumentata di 8 punti, superando il 50% come non accadeva dal ‘90. In Italia invece è diminuita, in linea con un disinteresse generale sempre crescente».

Secondo Silvia Sciorilli Borrelli, corrispondente del Financial Times dall’Italia, quella della scarsa partecipazione - soprattutto giovanile - al voto non sarebbe un problema soltanto italiano: «Anche in Francia la situazione è molto simile. Sono interrogativi che le istituzioni europee devono porsi. Rispetto a cinque anni fa, c’è un euroscetticismo più diffuso in tutto il continente, sono cambiati gli equilibri politici un po’ ovunque: in Francia ci si aspetta che il partito di Le Pen possa fare un grande exploit superando Macron. Il rischio è che più partiti non europeisti possano acquisire un potere sempre maggiore in Europa. Il problema è che, quando i partiti nazionalisti iniziano ad avere un peso politico maggiore e ad esprimere la loro maggioranza, bisogna capire in che modo sposteranno gli equilibri della democrazia europea». 

La nascita e la diffusione di un numero consistente di nazionalismi evidenziano le difficoltà che la democrazia sta incontrando. «La crisi democratica – ha spiegato Luisa Trumellini, Segretaria generale del Movimento Federalista Europeo - non è un problema specificatamente europeo, ma è impossibile nascondere che in alcuni stati membri si stiano affermando partiti nazionalisti, come in Ungheria. Queste derive autoritarie vanno in contrasto totale con il quadro europeo, ed è uno dei motivi per cui si rende necessaria la consolidazione della sovranità popolare: coinvolgere i cittadini attraverso una democrazia partecipativa può essere una soluzione e la Conferenza sul futuro dell’Europa, appena citata dalla dottoressa Parasecolo, ne è un esempio».

A chiudere il seminario è stato Antonio Campati, docente della Facoltà di Scienze politiche e sociali: «Se avessimo fatto questo incontro vent’anni fa, parlando delle elezioni europee sarebbe certamente saltata fuori la questione dei valori alla base del progetto UE. Oggi non è più così e, anzi, la frattura fra coloro che sostengono un’idea forte dell’Europa e quelli contrari è sempre più marcata».

Un articolo di

Luca Baldini e Fabio Baldonieri

Scuola di giornalismo

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